La caccia alle streghe è stata una persecuzione durata per secoli.

È arduo il compito di scovare le radici storiche di un massacro che i contemporanei ritennero più che giustificato e lodevole, nel nome della Croce.

Di quell’epoca ci sono pervenuti pochi testi in cui leggere indignazione od orrore per i roghi che in Europa incenerirono centinaia di migliaia di vittime e i processi che perseguitarono milioni di donne.

Ma come può esserci indignazione se questa era la considerazione che si aveva, in genere, della donna fin dal basso Medioevo?

 

“Dolor senza consiglio, sacco senza fondo, febbre continua che mai non fina, bestia insaziabile, foglia menata al vento, canna vuota, pazza scatenata, male senza niun bene, in casa un demonio, nel letto un cesso, nell’orto una capra, immagine del Diavolo”

 

Dovrebbe esserci un bel passo tra il disprezzo e lo sterminio, eppure, a ben vedere, sembra che, nel momento in cui l’uomo non trova risposte alle sue sofferenze, condanna la debolezza, la diversità e qualcosa che accomuna tutti nella stessa percezione di minaccia da debellare per ritrovare la serenità.

E di motivi validi per annientare il “diverso” ne conosciamo una grande quantità, nella storia passata e in quella presente.

Diversità è sinonimo di distaccamento dalla normalità e, purtroppo, grazie all’esperienza anche di capro espiratorio, perseguitato fin da sempre come causa di circostanze apparentemente ineluttabili e difficilmente controllabili dall’uomo stesso.

Perciò come indignarsi se in quei secoli il Diavolo fu possente e visibile presenza, e la donna il suo strumento per strappare al Signore la sovranità di questo mondo?

Nessun metodo parve abbastanza crudele per estirpare la stregoneria, terribile attentato al Cielo.

 

La stranezza della religione cattolica consiste nel fatto che la crudeltà non è stata considerata peccato capitale” 

Michel de Montaigne

 

 

caccia alle streghe

 

 

Nelle ricerche condotte emerge un dato sbalorditivo sull’ininfluenza del tempo quando si parla di streghe. Sì, perché la strega è immobile nel tempo.

Alla strega del 1400 vengono poste le stesse domande che la strega del 1600 si sentirà rivolgere dall’inquisitore, sotto tortura.

A sua volta la strega del 1600 descrive il diavolo con le stesse immagini usate dalla sua compagna di sventura due secoli prima.

Sembra un’opera teatrale continua, un copione shakespeariano senza pause, un’esperienza che non permette di esperire, una finzione che vive in contrasto con la realtà dalla quale è perseguita, sfuggendo al controllo, irrompendo nella storia e lasciando una traccia nera come la pece.

 

Le cause principali delle suddette persecuzioni vantano di un insieme molto complesso di eventi la cui esegesi pone una serie di cause direttamente o indirettamente collegate tra di loro, scavalcando qualsiasi tipo di spiegazione monocausale del fenomeno.

 

Il Medioevo è il periodo che più facilmente viene accusato per l’origine delle persecuzioni.

Anche qui l’esplicazione risiede in un determinismo multifattoriale che si compone di cause endogene e esogene al periodo stesso: da eventi storici destabilizzanti, come la caduta dell’impero romano d’occidente, a guerre feroci e devastanti che promossero una ricostruzione amministrativa continentale, solida, basata sull’accentramento del potere. Un potere in grado di gestire l’espansione territoriale ma mai sufficiente per togliere completamente autonomia alle realtà locali, che poterono così gestire la transizione tra l’uniformità dell’impero romano e la nascita eterogenea degli stati nazionali.

È in questo momento che il Cristianesimo placa i bisogni di unità ed equilibrio e inserisce nelle radici della società come Potere. Un potere in grado di scuotere la fiducia nella ragione e sminuirla per far posto ad un crescente fideismo.

 

caccia alle streghe 1

 

Eppure è solo a partire dall’età moderna, recipiente di stati di incertezza e paure suscitate dalla globalizzazione epocale, che inizia la persecuzione delle streghe.

Con uno spettro di misoginia radicata, un potere sempre più assoluto che non permette nessun altro tipo di credenza se non quella riconosciuta dall’autorità; il contesto storico è quello delle guerre di religione che scuotono l’Europa nella sua unità religiosa, che collassa drasticamente in una caccia al colpevole, che non poteva essere il debole, il diverso e la donna.

 

Per chiarire l’evoluzione storica di questi genocidi c’è bisogno di fare riferimento a tre processi.

Tre processi esemplari che si susseguirono a Modena, a Reggio Emilia e infine a Todi, e avrebbero delucidato non poco le menti di chi si sarebbe trovato a giudicare queste ignobili donne.

Se gli eretici venivano bruciati a misura dei loro crimini da quell’Inquisizione fondata dalla Chiesa di Roma nel 1300, se le streghe vennero perseguitate dalle leggi dello Stato e quindi dai giudici civili fin dai tempi più antichi, in Benvenuta Benincasa, l’inquisizione colpì la guaritrice, dichiarandola creatura di Satana.

Fu lei la prima, secondo i documenti pervenuti, a servire come monito. Il 24 settembre del 1370, in quella sala del collegio dei domenicani lei sola è donna, tutti gli altri, da chi la giudica, dall’inquisitore al notaio, tutti uomini, compresi i testimoni.

Otto giorni di processo servirono per spazzare via la sua fama di guaritrice, descriverla come

“malignissima e perversa, turpemente ingannata dai suggerimenti del demonio che ha preso la sua anima e quella degli altri compiendo delitti gravi e pericolosi scatenando scandalo enorme”, e costretta a “indossare una veste con due grandi croci gialle, portare sulla testa una mitria di irrisione e ignominia, e infine dimenticare tutto ciò che sapeva su erbe, formule e medicamenti”

Se la vergogna, il patimento, l’estirpazione del sapere e l’esclusione sociale furono le pene per Benvenuta, giunta al processo con l’accusa di eretica pravità, più grave fu la sorte di Gabrina degli Albeti, di Reggio Emilia, che entrò nel tribunale, accusata di essere “donna malefica”, e ne uscì marchiata a fuoco, e ridotta al silenzio con la lingua tagliata.

Ma la genesi della spirale persecutiva, che progredì negli anni a venire, ha come principio la morte di Matteuccia Francisi.

Il 20 marzo del 1428, a Todi, in Umbria, questa erbaiola e guaritrice si trovò imputata al “tribunale dei malefici”.

Se quello stesso mattino era iniziato l’interrogatorio davanti al giudice, quella sera stessa di Matteuccia non restarono che le ceneri.

Sì, perché sotto tortura confessò quello che la stessa Chiesa insegnava, durante le predicazioni, riguardo alle streghe, e le sue parole intrise di esecrabili nefandezze la condussero a cavalcioni su di un asino, rivolta verso la coda, con una mitria in testa, verso il luogo del suo ultimo supplizio.

 

caccia alle streghe 2

 

“Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi viene raccolto per essere gettato via e bruciato”

 

Era su questo passo che il rogo trovava giustificazione come strumento di condanna a morte, mentre l’appoggio della Bibbia alla pena capitale per le streghe veniva individuato nel capitolo 22° dell’Esodo, al versetto 18°, che così recita in latino:

 

Maleficos non patieris vivere” (“Non lascerai vivere le streghe” o “Non lascerai vivere colei che pratica la magia”)

 

Ma se i giudici di questo periodo conducevano processi con la mente sveglia, cucendo intelligenza e astuzia per individuare cedimenti o contraddizioni che mettessero al muro le povere vittime per lo più analfabete, gli inquisitori dei secoli successivi poterono tranquillamente risparmiare energie cognitive e negligere sulle conoscenze teologiche.

Ci fu un’evoluzione procedurale che sottomise la ragione a favore dei nuovi regolamenti giuridici che comandavano l’Inquisizione.

In particolare Jacob Sprenger e Heinrich Krämer (soprannominato Institor) furono i due domenicani che, nel 1489, pubblicarono il Malleus maleficarum (il martello delle streghe), direttamente incaricati da Papa Innocenzo VIII tramite la bolla Summis desiderantes affectibus e una successiva Approvatio, attribuita a una commissione di teologi dell’Università di Colonia.

Questo manuale sulla caccia alle streghe in realtà non fu mai adottato ufficialmente dalla Chiesa Cattolica, ma neppure inserito nell’indice dei libri proibiti, come invece lo fu per il Manuale dell’inquisizione di Eliseo Masini o la successiva Demonomanie des sorciers di Jean Bodin.

 

caccia alle streghe 3

 

Fatto sta che il testo, tra la fine del XV° secolo e per buona parte del XVI°, diventò il corpus iuris, il vangelo che insegnava al giudice quali fossero le strategie delle streghe spalleggiate dal diavolo, e i metodi per stanarle e combatterle.

 

I fatti di Innsbruck furono prodromici di un’epidemia che si protrasse in tutta Europa: il fanatismo di Institor, che non ammetteva garanzie per le imputate e presagiva condanne atroci, fu di poco attenuato dai tentativi dell’arciduca Sigismondo di concedere alle imputate la possibilità di pentirsi. Non c’era indulgenza, il metodo dell’inquisitore era inammissibile, non si atteneva minimamente alla costituzione di Bonifacio VIII e inviò sul rogo moltissime donne innocenti.

Francia, Italia, Spagna, Germania, Danimarca…il fuoco colse quasi tutte le regioni europee lasciando ai posteri documenti scritti dall’inquisizione stessa.

Lo scetticismo delle classi colte e la posizione degli umanisti, che soprattutto con le opere di Erasmo da Rotterdam cercarono di dimostrare che la magia non era necessariamente correlata con il satanismo, ma obbedisse a leggi naturali, lo spostamento dell’attenzione delle autorità ecclesiastiche verso la questione della Riforma protestante; il progressivo passaggio della competenza giurisdizionale dal clero al braccio secolare, tutte queste cause incisero su un brusco rallentamento delle persecuzioni.

Secondo gli storici, la nuova situazione portò a una perdita d’interesse per i trattati quattrocenteschi, tanto che il Malleus Maleficarum non ebbe alcuna ristampa tra il 1521 e il 1576.

Ma l’opera maledetta tornò ad avere grande impatto dopo il 1580, quando fu nuovamente ristampata assieme ad altri testi affini, grazie anche alle basi teoriche poste da Thomas Erastus e Jean Bodin, che dettero nuovi incentivi alla caccia alle streghe fino agli avvenimenti di Salem e oltre.

 

 

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