La nostra ultima menzione d'onore è L'ultimo libro di Filippo Tosoni, un racconto su uno scrittore e la sua particolare opera finale.

Dopo mesi e mesi l’attesa era terminata. Il giorno tanto agognato era finalmente arrivato. Fu proprio quello il giorno in cui uscì l’ultimissima opera letteraria del tanto discusso scrittore Tommaso Verdiani, da molti considerato addirittura lo scrittore del secolo. Verdiani possedeva uno stile di scrittura unico, trattava argomenti delicati con i guanti riuscendo comunque a trasmettere le sue idee, in cui il lettore non poteva far altro che rispecchiarsi. Per quei pochissimi che non avessero mai letto una sua opera, e credo veramente che si possano contare sulle dita di una mano, le idee che lo scrittore tramandava erano all’insegna della laicità, del libertinismo totale, pur sempre mantenendo il giusto rispetto nei confronti della totalità della gente, fatto dimostrato dal numero di critiche ricevute, inferiori addirittura rispetto al numero di opere dallo scrittore pubblicate. Ebbene sì, lo scrittore prodigio fino a quel giorno aveva pubblicato sette opere, otto se si conta anche la nuova uscita, che rappresenta anche l’ultima e definitiva. Non è tutto, però: dell’ottavo e ultimo libro, di cui quel giorno rappresentava il termine della spasmodica attesa, nessuno sapeva niente, nessuno oltre allo scrittore ovviamente. L’ultima opera fu infatti pubblicata ad un’unica condizione: nessuno avrebbe dovuto leggerla, vederla o controllarla fino all’uscita al pubblico, lasciando completa licenza e poteri allo scrittore. Ovviamente le condizioni furono accettate in men che non si dica, dato il livello di fama raggiunto dall’autore.

 

Era appunto arrivato il fatidico giorno, gente di ogni genere ad attendere l’apertura delle librerie, scoccò l’ora ed erano già tutti dentro, i libri ovviamente erano già stati prenotati e non c’era pericolo di non ottenere la copia.

 

Piccola nota, per chi non lo sapesse, il libro tanto atteso lasciava molto spazio all’immaginazione, infatti chi non conosce i romanzi di Verdiani non sa che sono privi di titolo, le copertine dei suoi libri sono sovrastate da illustrazioni fatte a mano e di produzione dello scrittore stesso, che si fa così artista completo, rendendo le sue opere qualcosa in più rispetto ad un semplice libro. Le uniche scritte presenti nella copertina sono le lettere che compongono il nome dell’autore ed un numero che indica l’ordine delle sue opere, messo (espresso esplicitamente dall’autore) esclusivamente per distinguere un libro da un altro.

 

Nonostante le prenotazioni ognuno voleva avere il proprio libro tra le mani il prima possibile, diciamo che la paura di non avere una copia superava la fiducia nel sistema di prenotazione della libreria. Inoltre, la voglia di leggere finalmente l’opera definitiva si palpava nell’aria, c’era una leggera agitazione dovuta alle spinte, le casse furono aperte ed i primi clienti acquistarono la loro copia, rigorosamente una, e non più di una, per uno.

 

Verdiani ha sempre dichiarato che il luogo ideale per leggere o anche soltanto per visionare una sua opera, è al di fuori di una libreria, quindi o in casa propria o all’aperto, e rigorosamente in solitaria, almeno per quanto riguarda la prima lettura. Per cercare di indurre a questo i suoi libri venivano, per sua richiesta, venduti all’interno di una semplice copertina di carta esterna e sigillata. Nessuno poteva infatti visionare l’interno del libro prima di essere uscito dalla libreria ed aver acquistato il romanzo.

 

Ed ecco finalmente che il primo cliente uscì con il libro in mano, fece qualche passo, un grande respiro, e scartò l’involucro di carta sigillato per poter finalmente vedere le pagine del libro che portava il numero ‘8’. La copertina superiore fu tolta con cura per essere conservata, la copertina inferiore fu sollevata e vennero visionate dal lettore, in ordine, le pagine iniziali, lasciando in lui una strana espressione in viso, era visibilmente turbato.

 

Tommaso Verdiani aveva 73 anni, lo scrittore però non era sempre stato tale, il suo primo libro era uscito più o meno 20 anni prima ed ogni opera successiva veniva lanciata sul mercato ogni 2 o 3 anni; precedentemente al primo libro, che fu letteralmente un successo prima nazionale e dopo mondiale, Verdiani praticava come professione il giornalismo ad un buon livello, ma la fama ed il successo non erano di certo i suoi compagni più fidati. Quando scrisse il primo libro, il giornalista non era alla ricerca di notorietà, ma arrivato ad un certo punto della sua vita sentì semplicemente la necessità di trasmettere ai lettori qualcosa in più rispetto a delle semplici notizie o fatti di cronaca; la sua scelta si dimostrò azzeccata e il pubblico reagì bene fin da subito.

 

Dopo i primi attimi di panico si guardò intorno, non capiva come fosse stato possibile un simile errore e si chiedeva se non fosse capitato soltanto a lui, in effetti la prima copia scartata era costituita da pagine completamente bianche, dalla prima all’ultima, più che un libro dimostrava l’aspetto di un quaderno di appunti o di un diario. Il percorso del primo acquirente, diretto verso la cassa della libreria, fu fermato però dalla sua stessa osservazione rispetto alle espressioni facciali attonite dei vari lettori, che nel frattempo avevano effettuato l’acquisto; sbirciando infatti il contenuto delle pagine altrui si accorse che di contenuto ce n’era ben poco. Tutte le pagine erano vuote. La gente rapidamente confrontò le copie ed iniziò una discussione collettiva. C’era forse stato un errore in tutte le copie stampate? Oppure qualcuno aveva voluto sabotare il libro? Non fu ovviamente trovata una risposta che mettesse d’accordo tutti i presenti.

 

La notizia che l’ottavo libro sarebbe stato l’ultimo lasciò molto amaro nell’affezionato pubblico di lettori, divenuti ormai fedelissimi. Verdiani non era mai stato un uomo di tante parole e solitamente quando aveva qualcosa da dire che non fosse parte delle sue opere, usava come portavoce un articolo di giornale della testata di cui faceva parte ormai molti anni prima.

Raramente venivano rilasciate interviste o conferenze da parte sua, non pensava di aver il dovere di rispondere ad ogni domanda che gli veniva posta; l’autore considerava sacra la scrittura e la pensava come modo di esprimersi in piena libertà.

 

Passarono le prime ore del pomeriggio e la preoccupazione iniziò ad aumentare, si venne a sapere che tutti i libri usciti, in ogni libreria dello stivale, erano privi di pagine macchiate di inchiostro, tutti i libri erano completamente bianchi, dalla prima pagina fino all’ultima. Iniziarono a sorgere molti dubbi tra gli sfortunati lettori, i fortunati giornalisti avevano invece nuova carne da cuocere nella loro brace di china e opinioni, ora non si aspettava altro che il telegiornale della sera, e il giorno successivo per sapere il parere dei giornali, chissà che forse non si sarebbe mosso lo scrittore stesso per dare delucidazioni a riguardo.

 

In realtà non si conosceva molto della vita dello scrittore, non esistevano biografie e nei suoi libri non c’erano informazioni su di lui, oltre al titolo era infatti presente solamente la parte narrativa. Verdiani non capiva perché dovessero essere così importanti i dettagli della sua vita, era consapevole di essere un bravissimo scrittore e voleva essere conosciuto solo per quello, esprimeva i suoi pensieri e l’interiorità in quello che scriveva, i suoi libri erano lo specchio di quello che aveva dentro, la frase banale: “essere è più importante che apparire” racchiudeva a pieno il pensiero dell’autore. Eppure i suoi lettori si affezionarono rapidamente a lui, raramente qualcuno leggeva soltanto un suo libro, quando venivano lette le sue opere se ne voleva sempre di più, creavano una forma di dipendenza che solo chi ama in modo sviscerale la letteratura può capire; l’attesa di una nuova pubblicazione che portasse la sua firma era maniacale, i veri fan seguivano ovviamente anche i suoi articoli di giornale. Gli ammiratori più accaniti si erano riuniti in un blog ristretto, comprendente persone letteralmente ossessionate dalle sette opere fino a quel giorno pubblicate, che venivano lette da loro quotidianamente e controllate, parola per parola, lettera per lettera, era quasi una malattia per alcuni di loro, tanto da pubblicare quotidianamente articoli riguardanti i temi proposti dallo scrittore.

 

Come tutti si aspettavano i telegiornali proposero la notizia dei libri con le pagine bianche, ma fu posta come puro fatto di cronaca, infatti non venne spiegata nessuna dinamica e non venne data nessuna risposta. Il mistero sembrava poter trovare la soluzione solamente l’indomani, con l’uscita dei quotidiani, che avrebbero sicuramente svelato l’arcano. La mattina successiva i giornali andarono a ruba, tutti i quotidiani di primo piano furono esauriti in pochissimo tempo, all’interno di ogni giornale erano presenti articoli a riguardo, passando dalla cronaca all’opinione, ma questi innumerevoli articoli non fornivano una risposta precisa e, cosa più importante, non era presente in nessun giornale un intervento diretto dell’autore incriminato. Il mistero rimaneva per ora irrisolto.

 

Per quanto riguarda il pensiero di Verdiani, poteva essere ricercato all’interno delle sue opere. I 7 libri erano una sorta di romanzi, tutti con lo stesso protagonista, furono in molti a paragonare il protagonista allo scrittore, ma effettivamente non ci furono mai riscontri positivi in ciò. I libri si svolgevano progressivamente in ordine cronologico ed avevano sempre la stessa ambientazione, mostrando una coerenza con il tempo e lo spazio reale. Questi libri però non erano basati sui fatti o sulla vita dell’uomo, ma sulle sue riflessioni riguardo i più disparati argomenti, portando quel mix tra filosofia e psicologia in formato leggero che tanto piaceva ai suoi lettori. Molte volte gli fu chiesto se era presente un collegamento tra la sua vita rispetto a quella del personaggio in questione, ma lo scrittore si era sempre rifiutato di rispondere a tali domande, eludendo sempre con frasi del tipo: “non mi sembra importante saperlo” oppure “non credo che questo interessi veramente ai miei lettori”, e probabilmente aveva ragione, non era sicuramente la cosa più importante. Era sicuramente di maggior rilievo il contenuto della mente del protagonista rispetto ad una eventuale correlazione autore-personaggio. E anche se era evidente che i pensieri espressi dall’uno erano in linea con i pensieri dell’altro, gli intervistatori volevano effettivamente sapere se c’era qualcosa in più che accomunava i due.

 

Nei giorni successivi ci si aspettava una dichiarazione, un chiarimento, ma non arrivò niente. Purtroppo l’unico colpo di scena che avvenne fu sconcertante, lasciando a bocca aperta l’intera nazione, o forse di più; l’intero Mondo davanti a quel fatto e alla storia che c’era dietro rimase con i brividi. Tutti i giornali gridarono allo scandalo in prima pagina: Tommaso Verdiani era morto. Si trattava di un suicidio. Aveva lasciato un ultimo biglietto come spesso capita a chi pensa di farla finita.

 

Il biglietto era totalmente bianco, come la sua ultima opera.

 

Parole di

Filippo Tosoni

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Se il nostro concorso letterario ti appassiona leggi anche la nona menzione d’onore, Viaggio in un bosco incantato di Sara Conci.