Continuano le nostre storie dalla metro B di Roma. Stavolta il protagonista è un sermonista particolare.

Invece ti ricordi del tizio con i capelli bianchi? Quello che non devi mai e poi mai guardare negli occhi altrimenti ti attacca un sermone, plausibilmente religioso, senza chiederti un soldo ma che appena lo paghi se ne va?  Dai, quello che parla un Italiano misto al rumeno con cadenza spagnola? Sono sicuro di sì, comunque, circa un mese fa ho assistito a un litigio tra lui e un bosniaco con la fisarmonica.

 

Si sono incontrati proprio davanti a me. Non ci crederai ma il signore anziano italo-rumeno-spagnolo ha, con poche parole, fatto incazzare a tal punto il musicista metropolitano, che per poco non sono venuti alle mani: il motivo per cui erano così arrabbiati l’uno con l’altro mi è del tutto sconosciuto. Da quello che ho potuto ascoltare, senza mai alzare lo sguardo per paura di essere tirato in ballo, il tizio con i capelli bianchi, senza alcuna motivazione apparente, ha accusato il fisarmonicista di “essevefiglios di made stevile”.  Quest’ultimo, indignato per l’offesa, gli avrebbe voluto istintivamente arrotolare la fisarmonica attorno al collo, poi però, realizzando che con quel gesto avrebbe compromesso il suo lavoro e le sue entrate future, ha desistito e – in una lingua a me sconosciuta ma che doveva avere dei punti d’incontro con la lingua del sermonista – ha iniziato animatamente a difendersi. Sinceramente non so come ci si possa difendere da un’accusa come quella lanciata, perché, riflettendoci è assai bizzarra. “Figlios di padestevile” l’avrei compresa più facilmente e magari sarebbe un modo diverso di dire ciò che noi in romano diciamo “fio de namign….”. Ma dire invece “figlios di made stevile” lo potrei tradurre: “fio adottivo”, che come ingiuria mi spiazzerebbe alquanto, e che comunque non riterrei nemmeno offensiva. Tu che ne pensi? Per fortuna il tutto si è risolto in tempi brevi, tra una fermata e l’altra, con l’abbandono dal terreno di scontro del tizio con i capelli bianchi. Dico per fortuna perché alla fermata successiva è entrata una zingara con due bambini, e sinceramente non oso immaginare quello che sarebbe potuto accadere se le ingiurie invece di essere rivolte al bosniaco fossero state rivolte a lei o ai bimbi.

 

Quando sono assorto nella lettura (sai quanto amo leggere in metro) capita che qualcuno mi passi davanti e che il mio subconscio lo scambi per te. So che non puoi essere tu eppure devo controllare come San Tommaso. Tu non sei mai.

 

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Se questo articolo ti è piaciuto leggi anche la prima parte delle Cronache dalla metro B!