Gli Altri portano un'incredibile ondata di freschezza al panorama italiano con Prati, Ombre, Monoliti, disco emocore che parla di rivalsa, di scontro e di conflitto.

Vengono da Savona (que)Gli Altri cinque, dalla realtà politico/musicale del Rude Club che da poco ha deciso di concretizzare ulteriormente il proprio sforzo e formalizzarlo con la nascita dell’etichetta Burning Bungalow. Con Prati, Ombre, Monoliti mettono la seconda tacca sulla voce LP in carriera, all’attivo anche uno split con gli Uragano e l’EP d’esordio, INCIPIT. Dicevamo della Burning Bungalow, è sicuramente l’etichetta dalla quale sono più coinvolti, ma non l’unica per questo disco. Infatti la produzione è in cordata, e le realtà che hanno partecipato sono pochine: trentotto.

 

Trentotto fra etichette, riviste di settore, posti occupati e diavolerie affini, e non è manco una cosa prettamente nazionale, c’è gente che in questo progetto c’ha creduto prima di vederlo, dato alla luce dal Belgio, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dagli Usa. Prati, Ombre, Monoliti è, senza troppi giri di parole, un disco essenziale se si vuole parlare di musica italiana. Generalmente sono molto posato, tendo a discernere fra quello che è il sentire personale e gli imprevedibili capricci dell’hype e del mercato, ma non oggi, non per questo lavoro. Le ragioni sono due, tanto semplici quanto fondamentali per un giudizio così fermo: forma e sostanza. Le scelte stilistiche e la resa finale di questo lavoro galvanizzano ad un primo ascolto e appassionano dal secondo in poi. Radicalmente emocore, scariconi di batteria e chitarre ossessivamente ripetitive preparano all’epica di testi pregni di determinazione e forza.

 

“Sono le notti trascorse in silenzio a covare i pensieri più oscuri nel buio prende vita la sostanza peggiore di me.

Un genocidio elevato a sistema lo sfruttamento in nome di un progresso di un odio vitale, per chi non ci ha mai concesso spazio.

E accettiamo delusioni, vuoti e compromessi da chi per noi non ha mai dato né avuto pietà.”

Al lirismo romantico e impegnato non s’appoggia come spesso accade a lavori di questo genere una didascalicità descrittiva, non ci sono nomi di città, ricorrenze storiche, favolosi eventi passati o prossimi. La ripetitività frivola degli slogan promettenti manca, qui c’è rabbia e sangue, e va come deve, dritta alle viscere.

 

C’è l’immanenza dei paesaggi, come costrutto sociale, come impronta della sua presenza o della sua mancanza. Prati, Ombre, Monoliti è un richiamo al senso più vero delle cose, un primitivismo senza dissertazioni giustificanti, acqua pura presa fra le mani dalla sorgente.

Alle macchine, durante registrazione è missaggio c’è stato lo zampino di Giulio Farinelli nei GreenFrog Recording Studio di Genova, che con due de-Gli Altri (Gabriele Lugaro, Andrea Nocco) condivide l’esperienza musicale militante dei 5MDR.

 

E il gusto di quest’ultimo è probabilmente responsabile della buona amalgama pastosa fra chitarre e voci, quel muro di suono pieno ma non granitico che permea il sound di tutto il disco. Forma e sostanza abbiamo detto, e questa è la forma.

Per la sostanza, per il senso che questo disco ha, il motivo per cui è essenziale, ci sono da fare un po’ di precisazioni: Prati, Ombre, Monoliti non è uno di quei dischi che intrattengono nello spazio/tempo della loro esecuzione, non esclusivamente. Senza che questo sia un elemento da considerare qualitativamente migliore, è giusto specificarlo: ci sono dischi che ascolti per puro gusto, e altri che ti rimangono dentro durante tutta la giornata. C’è Jazz dei Queen, e Animals dei Pink Floyd.

Ecco, discernere fra queste due tipologie di ascolti serve a realizzare che in Italia, del secondo tipo, siamo poveri da anni, se non consideriamo quella nicchia autoalimentata e a sé che è la scena hardcore.

Tutto quello che dopo i Franti s’è posto l’obiettivo in questione nel panorama nazionale non l’ha potuto fare senza finire di diventare un volo leggero sulle miserie umane trattato con franchezza scialba o uno spiegone strappacuore triste e melenso. Il merito de Gli Altri è quello di portare freschezza a una lacunosa quanto necessaria nuova scena cantautoriale d’impegno. Senza l’ascriversi a quel retaggio genovese della voce alta due volte gli strumenti su una canzone in tre tempi di strofa e ritornello.

 

Gli Altri hanno fatto un disco che parla di rivalsa, di scontro e conflitto senza inneggiare con gli slogan a tal piazza di tal data. E questo è grandioso, perché in quelle parole, con quella ritmica, ci metti la tua esperienza di vita quotidiana, da quando consegni l’ennesimo curriculum vitae, a quando ti conti gli spicci in tasca all’Eurospin. Era ora, e era ora da anni!

 

 

Sul bandcamp del gruppo potrete trovare il listone completo di tutte le etichette e realtà che hanno partecipato alla produzione finora non citate.

 

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