God save the Europe.

“È tempo per il popolo britannico di dire la sua, risolvere la questione europea nella politica britannica”. Con questa frase David Cameron ha indetto il referendum che sancirà la permanenza o l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Da una parte i favorevoli alla Brexit, dall’altra coloro che ancora credono al sogno europeo. Il fronte dell’uscita sembra ad oggi in vantaggio rispetto alla controparte, ma prima del 23 giugno la verità sarà nascosta nel cuore dei cittadini britannici.
La trama del referendum parla degli stessi temi masticati nel resto del vecchio continente: la libera circolazione delle persone nei paesi aderenti all’Unione e i rapporti economici e politici tra Londra e Bruxelles. Due tematiche grazie a cui Nigel Farage, leader dell’UKIP, è riuscito a trascinare il dibattito politico dove i capi di stato europei speravano non arrivasse, facilitando di fatto il processo che ha portato Cameron ha indire il referendum. Qualora dovessero essere in maggioranza i cittadini favorevoli ad un’uscita dall’Unione, il processo di leaving potrebbe durare fino a due anni, ma possiamo già adesso fare i conti con l’inizio di un pericoloso sgretolamento della dimensione politica europea.

 

Consapevoli di ciò, vediamo cosa simbolicamente ci mancherà (o non ci mancherà) de Regno Unito.

 

Guidare a sinistra

La cosa che forse ha fatto andare su tutte le furie i grandi produttori di automobili: essere costretti a produrre un modello di auto compatibile anche con il traffico britannico. A dire il vero però, non sono stati i britannici a cambiare il senso di marcia, ma le nazioni sulla terra ferma europea: i primi a dover tenere un senso di marcia erano i cavalieri. Tenevano la sinistra così da poter tenere la spada proprio su questo lato e poterla sguainare con la destra, solitamente la mano più forte. Il primo a rompere questa norma fu Robespierre: avrebbe fatto di tutto pur di andare contro il potere ecclesiastico. E così si è arrivati ai sensi di marcia differenti di oggi. Oltre al Regno Unito, si guida tenendo la sinistra anche in Australia, Giappone e alcuni paesi africani. Si calcola che nel 30% della circolazione mondiale il senso di marcia sia tenuto a sinistra.

 

Il tè delle cinque

Il tè, si sa, ha nel Regno Unito una tradizione inconfondibile. L’appuntamento delle cinque ha superato la manica per arroccarsi anche in suolo europeo. Un’usanza che si trascina dal 1838, quando la duchessa di Bedford fu scoperta nella sue stanze a godere di tè e pasticcini prima dell’ora di cena, che evidentemente arrivava sempre troppo tardi per il suo stomaco. Anziché essere derisa, l’abitudine segreta della nobile fu presa d’esempio e adottata dai salotti aristocratici del tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri, più forte che mai.

Troviamo riferimento al tè in numerose opere letterarie britanniche. George Orwell diceva del tè che era una delle principali forme di civiltà del suo paese. Il cappellaio matto di Lewis Carroll ad un certo punto di Alice nel paese delle meraviglie dice “E’ sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze”. Philip Sidney, poeta e cavaliere britannico del sedicesimo secolo scrisse “Ringrazia Dio per il tè, cosa farebbe il mondo senza? Come potrebbe esistere senza? Sono molto felice di non essere nato prima della scoperta del tè”.

 

In alcune zone del Regno Unito sembra sia un’abitudine mischiare il tè con il latte: in un viaggio in Scozia, precisamente a Sterling, ci ritrovammo in camera d’albergo un vassoio con latte e tè caldi e il consiglio spassionato di mischiarli. Uno dei peggiori errori che si possono commettere quando si digerisce male il latte e non si va pazzi per il tè.

 

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