In vista del suo prossimo concerto fiorentino, abbiamo parlato con Cristiano Crisci aka Clap! Clap!

Giovedi 21 Luglio a Firenze si svolgerà il Decibel Open Air Festival, un appuntamento imperdibile che vedrà salire sul palco dell’Anfiteatro delle Cascine lo sloveno Gramatik, artista che mescola sonorità electro, hip-hop, dubstep e glitch. Ma non ci sarà soltanto lui, ad attirare la nostra attenzione infatti ci penserà anche l’italianissimo e fiorentino di nascita Cristiano Crisci il quale, dopo svariate uscite sotto lo pseudonimo Digi G’Alessio, dà vita al progetto Clap! Clap!; ed è subito un successo. Un paio d’Ep e l’album Tayi Bebba gli hanno dato la consacrazione definitiva, l’incontro con Gilles Peterson, l’apparizione in Boiler Room e l’ingresso nel roster Warp poi hanno fatto il resto. Oggi è considerato da tutti come una delle novità più interessanti del panorama underground elettronico e il suo stile, fatto di campionamenti di strumenti e suoni di ogni parte del globo, ritmi tribali e voci provenienti da mondi lontani, lo ha reso uno dei produttori più richiesti del momento. Lo abbiamo intervistato per provare a capire qualcosa di più della sua musica.

 

Clap! Clap! durante il suo set per Boiler Room

Clap! Clap! durante il suo set per Boiler Room

 

La prima domanda nasce spontanea: sei italiano ma il successo che hai raggiunto all’estero è indubbiamente maggiore di quello ottenuto all’interno dei confini nazionali e nell’ultimo anno hai girato il mondo con il tuo live. Cosa si prova a tornare ad esibirsi nella propria città e quali sono le sensazioni che ti attraversano? La senti ancora come la tua casa?

 

Certo! Firenze la sento sempre casa mia, come potrei non farlo?! Si prova benessere e serenità e per una volta ci posso andare in bici a suonare! Zero aerei, aeroporti, periodo tranquillo poi per volare….e poi alle Cascine, andavo sempre all’anfiteatro da pischello! Che ricordi!!

 

La tua carriera ha avuto una svolta significativa nel passaggio da Digi G’Alessio a Clap! Clap!, come è nata questa evoluzione e da cosa è stata influenzata?

 

Avvenne quando feci uscire un EP per la label Lucky Beard Rec intitolato IVORY. Quello si può considerare la nascita del progetto. Di fatti le tracce sono concepite orientandosi su campionamenti provenienti dal centro e dal nord dell’africa. Mi piacque moltissimo come progetto, era diverso dal solito e molto innovativo, quindi decisi di approfondire quello stile e renderlo ancora più personale. Così creai il progetto Clap! Clap! Inizialmente, il concept del progetto era basato sul riprodurre con drum machine, synths e strumenti moderni, le classiche ritmiche di varie tribù attineti certe zone del centro africa. Con L’album Tayi Bebba invece sperimentai lo stesso concept ma con dei samples. Quindi usando samples provenienti da tutte le parti del mondo, ma dando loro un mood che ricordasse l’africa.

 

Negli ultimi anni ti sei trovato a collaborare con artisti importanti e affermati, stando alle loro parole sono rimasti tutti folgorati dalla tua musica. L’ultimo di questi è stato Paul Simon . Come vi siete conosciuti e che esperienza è stata?

 

Mi scrisse il mio agente due anni fa dicendomi che Paul Simon voleva incontrarmi e farmi sentire dei suoi brani per il suo prossimo album. Suonava come uno scherzo. Ad entrambi. Procedemmo comunque, ed era sul serio lui, davvero incredibile. Letteralmente. Mi disse che stava cercando da tempo dei produttori per una traccia del suo nuovo album e che suo figlio gli fece sentire Tayi Bebba e che ne era rimasto entusiasta! Così fissammo un appuntamento a Milano. Al tempo era con Sting in tour, quindi approfittammo dell’occasione e ci incontrammo là. Mi fece sentire tutte le tracce che aveva abbozzato: erano dei capolavori. Paul è una persona molto umile e saggia, ed è  stato meraviglioso condividere quell’esperienza con lui. Abbiamo parlato molto di musica, di gospel, di blues e di sperimentazioni come la musica microtonale.  Scelsi un brano, che era quello che mi sembrava più adatto per una combinazione col mio stile così iniziammo. Come un ponte tra la vecchia e la nuova scuola. Una volta conclusa la prima traccia, Paul ne rimase talmente soddisfatto che mi chiese di farne un altra fino ad arrivare a farne tre. La prima, la seconda e la quarta dell’album! Che tral’altro è stato numero uno nella official chart UK ed era dal 1990 che non succedeva, quindi un gran successone!

 

 

La tua musica è un insieme di campionamenti e field recordings che poi ti diverti a riarrangiare e mixare nel tuo studio. Come hai conosciuto questa arte, intendo dire quale è stato il tuo primo approccio verso l’utilizzo del sampling e come si è sviluppato nel corso degli anni?

 

Fu una deviazione che presi nel 2008. Iniziai a concentrare la mia ricerca sui samples e sulle field-recordings anziché sulle macchine analogiche come facevo un tempo. E creai il mio primo progetto solista, ovvero Digi G’Alessio. Da lì la mia ricerca musicale si è indirizzata molto verso il continente africano e su dove è stata esportata la sua cultura musicale, ad esempio il Sud America. Dai primi ascolti di Abigail Moura e L’Orquestra Afro Brazileira, le cumbie colombiane. Anche artisti classici brasiliani come Marcos Valle, Antonio Carlos Jobim. Da la mi si è aperto un altro universo, dalla salsa della Fania All Stars, Hector Lavoe, le cumbie di Andres Landero, la batucada e miliardi di ritmi, generi e nomi che non posso stare ad elencare. Ancora oggi faccio quotidianamente ricerca su universi nuovi che scopro in varie regioni e continenti.

 

Quando faccio ascoltare la tua musica a qualcuno che non ti conosce la prima reazione è sempre del tipo “ma cosa è sta roba qua”, come se non avessero mai sentito prima qualcosa di simile. Molti hanno provato a classificare all’interno di un genere la tua musica ma non ci sono riusciti, ascoltando i tuoi pezzi sembra sempre di trovarsi di fronte a qualcosa di veramente innovativo. Avverti questa sensazione quando stai registrando i tuoi pezzi, cioè ti capita mai di pensare “questa roba non l’ha mai fatta nessuno prima di me”?

 

Questa è una cosa piacevole! Io lo auguro sempre a tutti, di crearsi uno stile proprio ed originale. La musica è anche comunicazione, ci si esprime quando si suona. Penso che dipenda molto dalla cultura musicale del produttore, più che dalla cultura dagli ascolti che ha fatto in passato. Avendo ascoltato e vissuto molti generi e culture differenti penso che si abbia un apertura mentale più ampia; effetto opposto invece per la condizione contraria.

 

 

Gli ultimi due anni sono stati intensi e pieni di soddisfazioni per te. Quali programmi hai per il futuro, sia come Cristiano che come Clap! Clap! e cosa dobbiamo aspettarci dal tuo live a Firenze?

 

Continuo come ho sempre fatto a suonare, registrare, campionare e girare il mondo con mia figlia Greta che è ogni giorno sempre più splendida! A Firenze vola ogni cosa che te lo dico a fare. Vola tutto, sempre. No?