Siamo stati al Benicassim 2016, vi raccontiamo com’è andata.

Quello che mi è sempre piaciuto del festival di Benicassim è l’aria vacanziera che si respira al suo interno. Come noto, il camping del festival apre le sue porte già a partire dal lunedì a chi provvisto di abbonamento dell’evento. Così venerdì sera al nostro arrivo è stato divertente vedere la fiumana di giovani britannici di ritorno dalla spiaggia, chi con ustioni di terzo grado, chi con in spalla una cassa di birra calda sottomarca per affrontare la serata.

Fin da subito la sensazione è stata quella di un notevole aumento delle presenze ed infatti si è parlato di un numero intorno ai 170.000 partecipanti durante i 4 giorni della manifestazione, con sold-out per la serata di punta del sabato che ha visto protagonisti Muse e Disclosure.

La disposizione dei 4 palchi (Las Palmas, Visa, Radio 3 e J&B South Beach) e l’offerta musicale in ognuno di essi, ha fatto sì che non si venissero a creare massificazioni, così che anche arrivando a concerto iniziato, non era difficile guadagnarsi una buona posizione per godersi lo show (cosa che ahimè ormai non si può dire per un festival da noi molto amato come il Primavera Sound). Discorso analogo vale per le code ai servizi ed al bar: voto 9 all’organizzazione per la logistica.

 

Benicassim 2016

Ecco lo stage Las Palmas

 

Venerdì

 

Tempo di montare la tenda e ritirare l’accredito che sul palco principale già si stavano esibendo i The Vaccines. Il gruppo londinese è onnipresente ai festival estivi spagnoli e il loro indie pop con schemi semplici e collaudati è garanzia di successo tra un pubblico che inizia a caricarsi per la serata. C’è da dire che la band continua a vivere di rendita grazie ai pezzi del loro album d’esordio del 2011. Non ci aspettavamo grandi cose da loro ma forse proprio per queste basse aspettative ci hanno stupito positivamente.

La prima grande attesa della serata per noi è stata sul palco secondario Visa (ancora non ci spieghiamo questa scelta) quando si è presentato sullo stage Jamie XX. E lo ha fatto con discrezione, come se non volesse farsi notare, con la solita eleganza che lo contraddistingue. Inzia con Gosh, prosegue con un remix di Atmospere dei Joy Division, per poi passare ai pezzi forti del suo repertorio: Loud Places, il remix di You’ve Got The Love dei Florence & The Machine e l’ipnotica Sleep Sound. Un live ammaliante che ha lasciato il pubblico in trance.

A svegliarci da questo momento di estasi e a portarci direttamente all’inferno nel senso positivo del termine sono state le casse del palco principale, in cui ha iniziato a suonare il beat di Hey Boy Hey Girl a sancire l’inizio dello show dei Chemical Brothers. Quasi due ore di concerto con una carica di adrenalina pazzesca. L’impressione a freddo post concerto è stata quella di una setlist che si ripete ormai costantemente da 10 anni ma la sensazione di stare tra il pubblico quando suonavano pezzi quali Swoon, Galvanize o Block Rockin’ Beats è stata inappagabile.

Sull’onda di entusiasmo di questo spettacolare concerto non potevamo di certo andare a dormire, così ci siamo recati al South Beach stage, palco dedicato interamente all’elettronica, dove il dj belga The Magician ci ha fatto sgranchire le gambe fino al sorgere del sole.

 

Benicassim 2016

I Chemical Brothers sono sempre una sicurezza!

 

 Sabato

 

Il sabato era, per gran parte degli assistenti, il giorno più atteso. A confermarlo sono stati gli accampamenti di fan dei Muse davanti ai cancelli già alle 11 di mattina quando la gente normale come noi si recava al mare per una nuotata.

Al rientro dalla spiaggia abbiamo potuto goderci una grossa scoperta quale sono stati il gruppo di Biarritz, La Femme. Il sound ricorda moltissimo i Kraftwerk e la voce della lead singer Clémence Quélennec ci ha stregato con il suo francese. Sicuramente la sorpresa del festival, da seguire prossimamente.

I The Coral mi ricordano la mia adolescenza quindi non si può non volergli bene. Solo per canzoni come Dreaming of You e In the Morning ne è valsa la pena vederli.

E poi è toccato a loro, i Muse. Durante tutta la giornata non ho fatto altro che vedere gente con le loro magliette. Ho avuto la stessa sensazione di quando sono andato al concertone del primo maggio l’anno in cui c’era Vasco Rossi e ai suoi fan non è fregato un cazzo dei concerti finchè sul palco non è salito lui.

Con questo paragone forse un po’ ignobile cerco di raccontarvi com’è andata. Dal punto di vista tecnico sono ineccepibili, nulla da dire. Le canzoni suonano proprio come negli album e la voce di Mattew Bellamy non ha un attimo di cedimento. Ed il pubbico li segue a ruota, un inno dopo l’altro: Psycho, Hysteria, Undesclosed Desires, Starlight, Uprising. Uno spettacolo acclamato, osannato. Uno spettacolo da stadio, che proprio in quanto tale secondo noi non si integra bene all’interno di un contesto quale è un festival.

 

Benicassim 2016

I Muse: forse un gruppo troppo da stadio per il festival?

 

In tutto questo il dover per forza seguire i Muse ci ha fatto perdere lo show dei The Kills che però per fortuna ritroveremo a novembre a Barcellona.

Altra scelta ingrata negli orari è stata la sovrapposizione dei Bloc Party (di cui abbiamo potuto ascoltare un paio di canzoni tra cui l’intramontabile Helicopter) con quello che per noi era lo show più atteso. I fratelli Guy aka Disclosure li inseguivamo da tempo e non hanno certo deluso le attese. Un inizio col botto (White Noise) ha fin da subito scatenato il pubblico e anche loro, come hanno dichiarato sul palco, ci tenevano un sacco a fare bene al FIB. Per diversi anni sono stati tra il pubblico e questa era la loro prima volta come artisti. Hanno due album in studio alle spalle ma la classe sul palco è quella di due veterani. Omen e When a Fire Starts to Burn mandano letteralmente gambe all’aria il festival, volano birre, bottiglie, ad un certo punto compare tra il pubblico un albero sradicato Dio solo sa dove. Chiudono con Latch e non ci poteva essere finale migliore. Forse un po’ corto ma spettacolare.

Tempo di una meritata pausa birra ed è già ora di tornare a ballare. Probabilmente la serata è andata avanti in uno degli stage di elettronica ma sinceramente qui la mia memoria si offusca.

 

 

 

Parole di 

Jacopo Duratti