Essere John McAfee. Ovvero il genio che ha creato un impero con le sue stesse paranoie.

Tesi

18 settembre 1945. Fuori dalla finestra dell’infermeria il solito tempo incazzato inglese che può far rimpiangere di essere venuti al mondo. In questo caso mi piace pensare che apparisse ancora più incazzato perché ci troviamo all’interno di una base militare statunitense su suolo inglese. La madre, con la pancia gonfia ormai alla fine del nono mese, allarga le gambe di fronte all’equipe medico, stringe forte il braccio del marito militare e, aiutandosi con un’ultima imprecazione, si esibisce in una potente contrazione che fa venire al mondo John McAfee.

 

Dopo la guerra la famiglia McAfee torna in America, Virginia. È qui che John cresce, mentre la madre si reinserisce nella società come cassiera di una banca e il padre come perito. La reintroduzione del padre, è in realtà uno dei tanti fallimenti post-bellici dell’America. L’uomo lascia che i suoi fantasmi prendano il sopravvento, e cerca di annegarli con l’alcol. L’ubriachezza in realtà non lo aiuta, e l’alcolismo trova sfogo nella violenza familiare ai danni della moglie e del giovane John che vengono spesso picchiati dall’uomo. Nel ’60, McAfee senior non ne può più. E decide di farla finita sparandosi, quando John è solo un quindicenne.

 

Il futuro prodigio dell’informatica e del business inizia l’università presso il Roanoke College, e un anno dopo l’inizio della nuova avventura casca nella trappola dell’alcolismo. Alcolismo a parte, John è uno studente brillante, e mostra i primi segni del suo talento come businessman alle prese con la distribuzione di un magazine che vende porta a porta.

 

John riesce a laurearsi e nel ’68 entra come dottorando in matematica al Northeast Lousiana State College. Da cui però verrà cacciato per essersi portato a letto la studentessa che diventerà la sua prima moglie. Abbandonato dal mondo accademico, ripiega sull’industria informatica che stava nascendo proprio in quegli anni. Trova lavoro in Tennessee, ma si mette nuovamente nei guai quando viene arrestato per l’acquisto di marijuana. Inutile dire che l’avvenimento gli costerà il posto di lavoro. Nel 1969 viene assunto in St. Louis alla Missouri Pacific Railroad, e in poco tempo riesce a ottimizzare il traffico ferroviario grazie alla sua capacità di usare un nuovo computer IBM.

 

Sebbene John sia un prodigio dell’affascinante mondo dell’informatica, la passione per la bottiglia si è andata evolvendo negli anni per includere la sperimentazione di sostanze psicotrope di tutti i tipi. In questo ambito le passioni del programmatore diventano presto la LSD – “si calava un po’ di acido la mattina prima di andare a lavoro e passava la giornata a ottimizzare i percorsi dei treni” – e il principio attivo dell’ayahuasca: la DMT – “fece una linea e non sentì niente, così decise di pippare l’intera busta. […] Le persone gli facevano domande, ma non capiva cosa stessero dicendo. I treni stavano impazzendo, e non poteva rendersene conto. Finì dietro un cestino della spazzatura in centro città, assalito da voci nella sua testa e sperando che nessuno lo vedesse”.

 

Gli anni che seguirono questo episodio videro la relazione di John con le droghe consolidarsi, mentre la sua relazione con il mondo del lavoro andava alla deriva licenziamento dopo licenziamento. In varie occasioni John si ritrovò a passar giorni e giorni in casa, con il solo scopo di essere strafatto e con la costante paranoia che la droga terminasse. Dopo un lungo periodo a questi ritmi, che lo portò a isolarsi dal mondo e a perdere alcuni legami importanti come quello con la prima moglie, John si arrese all’evidenza e capì che la sua vita gli stava sfuggendo di mano. Fu così che iniziò un percorso con un terapista, che – a suo dire – gli permise di restare sobrio di lì in avanti.

 

John McAfee

 

Antitesi

Nei tardi anni ’80 John si era rimesso in piedi.

 

Aveva riacquisito credibilità, il lavoro era tornato ed era pronto a schierarsi coi buoni per combattere quella che allora sembrava la nuova minaccia per l’umanità: Brain, il primo virus affamato di personal computer – nato in Pakistan nel 1986 con intenzioni più pacifiche di quanto si possa pensare.

 

Fu così che nacque la McAfee Associates: il quartier generale di una futura grande azienda basata sull’eccellenza tecnica ed il carisma-paranoico capace di creare una domanda terrorizzata, disposta a tutto pur di non vedere i suoi dati andare in malora. Insomma, basato su un modello di business altamente coerente con i tre tratti salienti di John McAfee: genio, paranoia e loquacità. Essendo un mercato da creare ex-novo, la strategia di John fu semplice e brillante: distribuire gratuitamente il suo antivirus sui forum affinché gli utenti ne capissero l’importanza e lo installassero sui loro computer a lavoro. La paziente e meticolosa semina della futura domanda funzionò, e dopo che le aziende iniziarono a pagare una licenza per l’uso del software, nel 1990 la McAfee Associates stava fatturando 5 milioni di dollari l’anno.

 

L’arte comunicativa dietro questo colpaccio è sicuramente una delle chiavi del successo dell’imprenditore. Che più che una graduale inseminazione della sua futura domanda, e coerentemente con quello che stava facendo, infettò di paranoia i suoi futuri clienti lanciando una geniale campagna di guerrilla marketing. Quasi contestualmente al lancio della sua startup, creò l’Unità Paramedica Antivirus. Un van perfettamente equipaggiato con computer e altri strumenti tecnologici che andava porta a porta a guarire i computer infettati da virus dei malcapitati di turno.

 

Assestò il colpo finale nel 1992, quando il virus Michelangelo vide la luce. L’iniezione di paranoia fu più grossa delle precedenti e, sordo alle innumerevoli critiche per le sue dichiarazioni, vide incrementare drasticamente il suo business. Alla fine dell’anno la sua azienda debuttò al Nasdaq e improvvisamente valeva 80 milioni di dollari. Due anni dopo in realtà, quando molte delle catastrofi profetizzate dall’informatico sul virus Michelangelo non avvennero, si capì che era solo parte del suo piano di vendita e questo comportò una perdita di credibilità per cui lasciò la sua azienda, incassando le azioni.

 

John McAfee

 

Not a big deal. Il più John l’aveva fatto: i soldi e l’esperienza. Negli anni che seguirono, visse in Sylicon Valley come uno dei tanti magnati dell’hi-tech. Spendendosi tra consulenze, investimenti e nuove iniziative imprenditoriali. La stabilità che lo aveva schivato per tutta la vita sembrava essere finalmente arrivata. Ed oltre ad una stabile vita coniugale, anche l’Accademia tornò a strizzargli l’occhiolino: furono scritti casi studio sui suoi business e veniva spesso invitato come professore alla Stanford Business School; gli fu perfino attribuito un dottorato honoris causae dal Roanoke College.

 

Nei tardi duemila John scoprì che non era la stabilità a schivarlo, ma il contrario. Era lui in costante ricerca di qualcosa. Qualcosa che neanche un pacco di quattrini potevano comprare: le sensazioni forti di una vita di esperienze al limite. La goccia che fece traboccare il vaso fu la crisi dei subprime del 2008. Il New York Times riporta che dopo aver raggiunto un picco di ricchezza di 100 milioni di dollari si ritrovò nel 2009 con ‘solo’ 4 milioni.

 

John vendette tutto e si spostò nella sua nuova casa: Ambergris Caye in Belize.

 

John McAfee

Welcome to Ambergris Caye!

Sintesi

In un articolo scritto su Business Insider, John McAfee dichiarava che: “ognuno [di noi] possiede il diritto fondamentale alla disobbedienza. Questo diritto, che è articolato meravigliosamente da Thoureau nel suo saggio Disobbedienza Civile, dice che possiamo protestare con le nostre azioni contro le leggi che sono ingiuste, immorali o incostituzionali”. John, a suo dire, una volta comprese le dinamiche corrotte e perverse che governano le istituzioni belizegne e ci si scagliò contro, mettendo in atto il suo più grande Atto di Disobbedienza Civile.

 

Abbandonato presto il suo proposito di fare il ricco pensionato, John si da da fare per migliorare la sua nuova casa. Avvia un’impresa di trasporti marittimi, la Coastal Xpress, che nel giro di tre mesi mise fuori gioco l’unico competitor, la Island Ferry. Negli anni a seguire apre più di dieci attività. Tra cui un laboratorio per la ricerca di antibiotici naturali aperto nel 2010 nella giungla dell’entroterra belizegno, e diretto dalla biologa di Harvard Allison Adonizio.

 

Da questo punto in poi della storia, la paranoia personale di John e la condizione sociale in cui verte il Belize si fondono a tal punto che a volte è impossibile, anche con un lavoro approfondito di ricerca, giungere alla verità.

 

Nell’aprile del 2012, un rappresentante locale del governo visita le sue proprietà. E, non troppo velatamente, suggerisce che una donazione da 2 milioni di dollari potrebbe rinsaldare gli ormai incrinati rapporti tra il Belize e l’imprenditore. John dice al funzionario di andare a farsi fottere.  Pochi giorni dopo, 31 paramilitari della Gang Suppression Unit, un’unità addestrata da FBI e governo del Belize per far fronte alla minaccia delle gang di Belize city, fanno visita alla villa recintata di McAfee. Quando iniziano a ispezionare la proprietà, un cane ringhia e si avvicina minacciosamente a un soldato, che a sangue freddo fa fuori l’animale lasciandolo a terra senza vita.

 

“Lei è in arresto perché sospettato di produrre illegalmente metamfetamina”, ringhia un militare ammanettandolo.

 

Ma come siamo arrivati a questo punto?

 

John McAfee

John e le sue guardie.

 

Negli anni che precedettero il raid della polizia chi ha lavorato con John lo descrive come pervaso da una continua iperattività e curiosità verso i margini della società – “Gravito tra gli emarginati sociali. Puttane, ladri, handicappati… Per qualche ragione sono sempre affascinato da queste sottoculture”, scriveva in una mail agli amici. Non solo, c’è chi dice che la sua paranoia andava crescendo, portandolo a ingigantire i rischi, e isolarsi sempre più con i suoi fidati. Sempre in una mail, scriveva “il mio abbigliamento mi farebbe classificare tra i peggiori mendicanti di Tijuana. […] Ieri per la prima volta ho urinato in pubblico, in piena luce del sole”.

 

Ambergris Caye inizia a perdere fascino rispetto alla vita nella giungla, specie dopo aver conosciuto Amy Emshwiller, una prostituta minorenne con un passato di violenze e stupri. La fidanzata di John, che viveva sull’isola, lo abbandona dopo che il magnate rifiuta di allontanare la nuova fiamma, di cui si era innamorato. Amy invece, ancora confusa riguardo ai suoi sentimenti, una notte si sveglia decisa a far fuori John, prendere tutto quello che trova e andarsene. Afferra il revolver e glielo punta in faccia ma quando John si sveglia Amy desiste e spara al cuscino. Anche Amy si era innamorata, e da lì in poi sarebbe stata la sua guardia più devota.

 

Costruisce una casa per la donna nella tranquilla città di Carmelita. Nonostante gli avesse spiegato che la città non è quello che sembra ma un covo di narcotrafficanti senza scrupolo, McAfee non si perde d’animo. Finanzia una stazione di polizia locale, rifornendola con computer ed armi. Nel 2011, McAfee scopre da alcune registrazioni in creolo, ottenute grazie ai computer e altri apparecchi che aveva regalato alle istituzioni locali, che il governo sta pianificando un attentato per farlo fuori (nelle registrazioni, gli ufficiali discutono se fargli sparare da un cecchino o farlo saltare in aria mentre è al volante della sua macchina). Le registrazioni fanno saltare i nervi a John, che si arrocca ancora di più nel suo piano di disobbedienza sociale e aumenta la sua sicurezza assoldando alcuni avanzi di galera e imbottendoli di armi, diventando sempre più coinvolto nelle questioni di ordine pubblico di Carmelita. 

 

John McAfee

Amy

 

Furono dunque questi gli eventi che condussero al raid.

 

In seguito all’arresto per sospetta produzione di droga, viene rilasciato poche ore dopo senza nessun capo d’accusa. L’arresto appare agli occhi di John come una chiara minaccia, e rafforza la sua paranoia. Si sente sotto costante osservazione, specie per l’avere un laboratorio privato nella sua proprietà e portare avanti una guerra personale contro la criminalità di Carmelita e dintorni. Il comportamento di John preoccupa sempre più amici e conoscenti i quali iniziano a presentire che qualcosa potrebbe succedere da un momento all’altro.

 

L’11 novembre Greg Faull, il vicino di casa di McAfee, viene trovato in una pozza di sangue nella sua proprietà su Ambergris Caye con l’arma che lo ha ucciso al lato del corpo. Qualche giorno prima uno degli undici cani di McAfee era stato trovato avvelenato, e Faull era da tempo che protestava per i latrati degli animali. Il pomeriggio la polizia fa visita a John che, vedendoli arrivare, scava una buca nella sabbia nel retro del suo giardino e ci si nasconde coprendosi con delle casse. Quando gli ufficiali se ne vanno, raccoglie il necessario e scappa lasciando l’ostile Belize. Riesce a attraversare il confine con il Guatemala, dove viene arrestato. Al sapere che l’autorità guatemalteca vuole estradarlo in Belize, ha due attacchi di cuore. Dopo un intervento andato a buon fine e essere internato nuovamente in carcere, assume l’avvocato migliore del Guatemala e inizia una battaglia legale per scongiurare la deportazione in un carcere del Belize – dove crede che lo attenderebbero torture ed altri orrori, dato che nel frattempo alla precedente accusa per “produzione di droga” si è aggiunta l’accusa di omicidio. Esce vittorioso, e ottiene il diritto di essere giudicato da una corte statunitense.

 

Negli Stati Uniti si rimette in sesto, la sua storia diventa un caso mediatico che rimbalza su tutte le testate. Cosa è successo realmente in Belize è un mistero che rimarrà sepolto in quelle terre.

 

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Lo scorso maggio, in un editoriale su Business Insider, John raccontava la sua storia con l’intento di metterci una pietra sopra una volta per tutte e approfittava dell’occasione per candidarsi come candidato presidenziale per il Libertarian Party Americano – che gli è stata soffiata da Gary Johnson –, scrivendo:

 

“[In Belize] ho creduto di poter combattere da solo e arginare un mare di corruzione. Ma non ho potuto. Nessuno può farcela da solo. Mi trovo di fronte a un simile, ma più organizzato problema di corruzione: il nostro governo. Voglio candidarmi come presidente. Chi starà dalla mia parte?”.

 

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