La morte di Paul McCartney: il grande scherzo dei Beatles o realtà?

1969: in una radio di Detroit, arriva una telefonata da un certo Alfred, il quale sostiene di essere a conoscenza di un segreto clamoroso che riguarda i Beatles e sostiene per di più di avere delle prove che lo confermano, prove che si trovano all’interno dello stesso lavoro dei Beatles: dischi, canzoni, copertine, foto…

 

La telefonata arriva nel periodo in cui era da poco in vendita l’album “Abbey Road”, che sembrava dover essere l’ultimo disco della band (poi si dimostrò essere la penultima pubblicazione): la copertina di questo album sembra essere una delle tante caratterizzate da dubbi e misteri che buttano delle ombre su uno dei membri essenziali del gruppo: Paul McCartney.

 

Ma cosa c’è di così ambiguo in questa foto?

 

Il primo elemento enigmatico è la disposizione dei membri della band: i quattro camminano l’uno dietro l’altro, come ad una processione funebre. Possiamo, in più, notare che Paul (secondo da sinistra) è a piedi scalzi ed è l’unico ad esserlo. Guarda caso, i Beatles erano appena tornati da un viaggio in India (dove George Harrison imparò l’arte del sitar), prima della pubblicazione dell’album e, secondo la tradizione orientale, il defunto viene rappresentato scalzo. In aggiunta, Paul, nella copertina, ha in mano una sigaretta nella mano destra, quando egli era mancino. Anni dopo, il membro della band dichiarò che nella foto non portava scarpe poiché aveva caldo, ma, guardando altre foto di quel servizio, è possibile vedere che Paul indossava dei sandali e secondo delle fonti, fu proprio lui a toglierseli espressamente per fare la foto.

Più indietro, parcheggiata sulla sinistra, c’è una macchina, un Maggiolino con una targa particolare, le cui ultime cifre sono 28IF: Paul McCartney avrebbe avuto 28 anni SE fosse stato vivo. E non è tutto! Dall’altra parte della strada, sempre parcheggiato, c’è un piccolo furgone della polizia, utilizzato al tempo per fare rilevamenti sui luoghi degli incidenti stradali.

 

morte di Paul McCartney 1

La copertina di Abbey Road

 

Probabilmente i quattro inglesi si divertivano a seminare indizi nelle copertine dei loro dischi.

Ma continuiamo con altri particolari misteriosi.

Nella canzone “I’m So Tired” di John Lennon, scritta per il White Album del 1968, nella conclusione si sente Lennon borbottare qualcosa di apparentemente incomprensibile, ma si tratta di un messaggio al contrario: mandando a ritroso quei secondi, si sente chiaramente John dire “Paul is dead, men, miss him, miss him” cioè “Paul è morto, mi manca, mi manca”.

 

Altro esempio è quello del brano “A day in the Life” dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, canzone dal testo molto allusivo, poiché conterrebbe la descrizione dell’ipotetico incidente stradale in cui Paul sarebbe morto, avvenuto la mattina del 9 novembre 1966, durante la quale McCartney si sarebbe andato a schiantare contro un tir a causa del mancato accorgimento di un semaforo rosso. Inoltre, lo stesso disco, in cui è contenuto il brano, è una vera e propria miniera d’indizi. Forse perché è il primo album pubblicato dopo la presunta scomparsa di Paul? Sulla sua copertina è possibile individuare un indizio, diverso dagli altri, nella grancassa, al centro della foto: se si mette uno specchio sul diametro della cassa e si rispecchia la parte superiore su quella inferiore, appare la scritta “I ONE IX HE DIED”, traducendo i numeri romani “1ONE 9 HE DIED” cioè “11 9 LUI E’ MORTO”.  Undici nove: secondo la datazione americana,9 novembre, data della presunta morte.

 

morte di Paul McCartney 2

La scritta riflessa della famosa grancassa di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band

 

Altro indizio: nel caso PID (Paul Is Dead), nel confronto tra il “vero”  Paul e quello “sostitutivo” sono incongruenti: la forma del cranio, la zona sottonasale (quella tra le due narici, dove il naso comincia a staccarsi dal viso), l’arcata dentale e le orecchie. La prima sorpresa si ha se si porta la linea della mandibola presa da una foto del viso di Paul prima del 1966 in asse su un’immagine del volto dopo quell’anno: le due conformazioni non combaciano, anzi, la differenza è notevole ed è irraggiungibile tramite un dimagrimento o altro. La corrispondenza si nota a partire dalle foto dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band fino a quelle più recenti. Prima del ‘66, i volti sono formalmente differenti, la differenza visibile nel confronto supera il 15% dell’immagine.

 

Osservando, invece, l’arcata dentale in una foto di un concerto del 1965, è possibile notare che essa è molto stretta internamente, conformazione che porta i denti ad accavallarsi tra di loro e ad essere poco ordinati. Situazione molto diversa da quella che emerge da una foto scattata all’inizio degli anni ‘70, dove il sorriso di McCartney mostra dei denti molto più regolari, passaggio possibile solo tramite un lungo e doloroso trattamento dentistico, visibile da altre persone e che avrebbe reso impossibile l’attività principale di Paul: il canto.

 

morte di Paul McCartney 3

Paul e il suo presunto sosia

 

Nei primi anni ‘60, McCartney è stato intervistato, registrato molte volte e gli autografi, i testi scritti in quel periodo sono tanti: la calligrafia è identità. Quella di Paul, ovviamente, è stata presa in esame. Quando scriviamo compiamo dei movimenti spontanei che rendono la nostra scrittura identificabile. Misterioso è il modo in cui, da un certo momento in poi, appaiano legate tra di loro le lettere ‘t’ e ‘o’. Nella scrittura post ‘66 di Paul, della ‘T’ viene scritta prima l’asta, successivamente il taglio orizzontale e in seguito collegata direttamente la lettera “o”. Nella scrittura del ‘61 emerge un collegamento completamente diverso. Infatti viene disegnata prima l’asta della prima lettera. Anche l’intero modo di firmare del cantante sembra essere cambiato dopo il 1966.

 

Non è finita. Negli anni ‘60 è sorta un’avvertenza legale in Germania, aperta ancora oggi. La questione riguarda una bambina che non ha mai conosciuto il proprio padre.

Nel 1960 Paul sbarca in Germania, ad Amburgo, con il resto della band (allora composta da Pete Best, sostituito poi da Ringo Starr). Qui Paul conosce Erica, una ragazza di 19 anni come lui. Tra i due scoppia l’amore e decidono di fidanzarsi. La relazione non era nascosta, anzi, i genitori della ragazza e un’amica sapevano di questo fidanzamento. Nel 1962 Erica rimane incinta e non ha dubbi sull’identità del padre, che è appunto Paul, il quale riceve la notizia quando è a Liverpool, poco prima dell’incisione del primo disco dei Beatles. McCartney non affermò mai di essere il padre della bambina, ma allo stesso tempo non lo negò mai. Comunque, non ebbe più rapporti con Erica, dopo averle detto che non doveva avere la bambina.

 

Nel 1963 inizia una causa di riconoscimento di paternità. Prima di allora la bambina non fu mai riconosciuta da Paul, che, però, contribuì al mantenimento della piccola. La causa ebbe fine nel 1966, quando Paul tornò ad Amburgo con la band e tramite il suo avvocato pagò 30.000 marchi che andarono alla bambina. Bettina, la figlia, nel 1984, cercò di far riconoscere ad un tribunale tedesco che suo padre era davvero Paul McCartney. All’epoca non esisteva il test del DNA, così, nello stesso anno, un medico volò a Londra per fare un prelievo di sangue a Paul e fare il test di paternità. Il test diede risultato negativo, ma solo in apparenza poiché ad Erica e Bettina la cosa risultò sospetta fin da subito. Queste pensano che non sia stato Paul a fare l’esame, ma un sosia, perché se veramente fosse stato lui l’esito sarebbe stato sicuramente un altro.

Se in futuro fossero fatti altri esami e il DNA dovesse coincidere, Paul non sarebbe mai morto e la leggenda sarebbe falsa, ma se non dovesse andare così il mistero continuerebbe a vivere e tutti i dubbi forse diventerebbero fondati.

 

In più, l’attuale Paul McCartney sembra voler alimentare questo polverone. Infatti, nella canzone “Gratitude”, mandando a ritroso la parola titolo della canzone, si sente chiaramente chiedere: “Who is this now?” (Chi è questo adesso?) e subito dopo, sempre andando a ritroso, arriva la risposta “I was Willie Campbell” (Io ero Willie Campbell). Willie Campbell, secondo la leggenda, sarebbe il sosia che sostituì Paul.

 

 

Tra i tanti che s’impegnarono e s’impegnano a indagare su questo mistero, emerge la figura di Carlo Lucarelli. Egli sostiene che, in macchina con Paul, la mattina del 9 novembre 1966, ci sarebbe stata anche una ragazza di nome Rita, alla quale Paul avrebbe dato un passaggio, vedendola fare autostop. Anche lei sarebbe morta nell’incidente e anzi, secondo Lucarelli, sarebbe proprio responsabilità sua l’accaduto, poiché sarebbe stata lei a distrarre Paul dalla guida, portando quindi alla conseguenza fatale.

 

Secondo il giornalista, i Beatles, dopo aver saputo la notizia della morte di Paul, si sarebbero fatti prendere da un attimo di sconforto, ma, in seguito, avrebbero deciso di nascondere la notizia: quel periodo era segnato dalla “Beatlemania”. La band viaggiava, faceva concerti, faceva strillare le ragazzine, la regina d’Inghilterra li aveva appena nominati baronetti dell’Impero britannico per il loro contributo culturale. Non era il momento di perdere un membro della band, soprattutto in un modo così imbarazzante. Sarebbe stato il manager Brian Epstein ad avere l’idea di prendere un sosia di McCartney e non far trapelare la vicenda.

Lucarelli, oltre alle differenze fisiologiche citate prima, sostiene anche che il nuovo Paul è più alto di quello precedente e nota che, nel periodo seguente alla presunta morte di Paul, i Beatles annullarono tutti i concerti in programma, dicendo che erano stufi delle tournée e che avevano bisogno di dedicarsi completamente alla musica, per crearne di nuova. Coincidenza?

 

Un’ulteriore versione narra che Paul sarebbe morto in un bar di Liverpool, strozzato da una nocciolina. Dopo l’accaduto, la band avrebbe pagato il proprietario per tenere nascosto l’accaduto. Il proprietario, poco tempo dopo chiuse il bar, trasferendosi poi alle Bahamas, probabilmente grazie alla somma datagli dai baronetti in cambio del silenzio.

 

Le teorie sono tante, gli indizi anche, ma è davvero possibile trovare un sosia di un genio della musica che lo possa sostituire e che sia, per di più, bravo quanto lui? Sembra alquanto assurdo.

I Beatles erano ingegnosi, questo è poco, ma sicuro. E probabilmente questo è il loro scherzo geniale, che nessuno potrà mai scoprire.

L’unico caso in cui un’icona della musica muore, ma viene dichiarata viva. Di solito succede il contrario.