The Young Pope è il nuovo lavoro di Paolo Sorrentino, che attraverso una serie tv ci immerge nei contrasti della Chiesa.

La grande bellezza si apriva con una festa romana, una sorta di palcoscenico di una degradata e ormai solo caricaturale ‘dolce vita’ della capitale, a casa di Jep Gambardella. All’inizio di The Young Pope, si stende ai nostri occhi una Piazza San Pietro gremita di fedeli, partecipanti ad una festa di ben altra ispirazione, ma sempre di una festa romana si tratta.

 

Ancora una volta Paolo Sorrentino dà vita ad uno scenario romano, ma rispetto alla ‘mondanità’ di cui Jep era la quintessenza (Volevo diventare il re dei mondani, e ci sono riuscito. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire”), ci troviamo in un contesto che la mondanità non dovrebbe proprio contemplarla. E sarà proprio il Papa, prendendo in giro il Cardinale Voiello, a parlare di mondanità nella serie…illudendo per un attimo anche lo smaliziato prelato. L’approccio della fotografia, specie nelle prime fasi della prima puntata, rappresenta un ponte diretto con La grande bellezza, offrendoci una replica in chiave Città del Vaticano delle maestose riprese che aprivano il film-capolavoro di pochi anni fa: sembra un po’ un inizio programmatico, quasi una stilettata ai detrattori del regista. Del tipo, se non vi piace il mio cinema, sappiate che non ho avuto ripensamenti. Sappiate che non ho intenzione di adottare i ritmi tipici delle serie tv… sebbene queste vantino ultimamente uno stile sempre più vicino al cinema, anche di qualità. Continuerò a confondervi, a farvi fare domande del tipo ‘Ma a che serve questa ripresa?’, magari approfitterò anche delle opportunità che l’ambientazione sacrale mi offre: dopotutto, suore e cardinali in un set simile sono un lauto piatto, ghiotte frecce al mio arco.

 

Sembra quasi che Sorrentino abbia voluto mettere in scena le battute dell’imitazione che fa Crozza… ed il risultato (se non siamo tra quei detrattori dell’ultim’ora che hanno visto La grande bellezza su Italia 1 dopo che ha vinto l’Oscar, per poi dire al bar che il film ‘è lento e senza trama’) è delizioso. La sensazione è di mettere il naso nei misteriosi quanto splendidi corridoi vaticani, ed è accentuata dalla scena in cui il Papa apre inavvertitamente la porta sbagliata, e si trova di fronte le frotte di turisti che quotidianamente si aggirano per i Musei.

 

Senza scendere in dettagli sulla trama, il rapporto tra i personaggi, il cast… bè qualche parola sul cast la si può spendere. Jude Law, sorprendente e splendidamente aderente al personaggio, anima un Papa che spesso è luciferino, un uomo che con lo sguardo è in grado di far fermare il cuore a chiunque si permetta di alterare il senso o anche solo il ritmo delle sue motivazioni, dei suoi percorsi futuri o in atto. Silvio Orlando è l’unico attore italiano nel trio dei protagonisti, e incarna meravigliosamente quello spirito tutto intrighi e potere esibito e celebrato che ci aspettiamo da un cardinale così potente, tanto da far pensare – per restare in ambito di serie tv – alla Regina Cersei di Game of Thrones… una sorta di Cardinal Bertone Lannister, con qualche spruzzata di Varys l’Eunuco. La presenza di Diane Keaton non fa che elevare il tono della rappresentazione, per poi dar modo a Sorrentino di farlo precipitare fragorosamente schiantandolo contro una t-shirt eclatante (“I am a virgin … but this t-shirt is old”), scandalosamente fuori luogo e che contrasta.

 

Young Pope 1

Silvio Orlando interpreta il Cardinale Voiello

 

 

Ed è proprio il tema del contrasto a condurre dialoghi, immagini, situazioni. Macroscopicamente, nel primo appuntamento (formato dalle prime due puntate), il contrasto è palesemente servitoci dai due discorsi ai fedeli: quello onirico, mai pronunciato realmente, e quello finale. Da una parte i temi: scandalosa apertura e progressismo nel discorso sognato, contro tragica e arcaica chiusura conservatrice del discorso reale. Dall’altra, l’ambiente stesso separa le due situazioni: un bel sole che spunta alle parole impreviste del sogno di Papa Lenny, e infine un temporale dalle tinte gotiche e da fine del mondo che scoppia quando Papa Pio XIII fa il suo vero esordio al mondo. Intanto, abbiamo visto un Papa dalle mille contraddizioni… dai mille contrasti. Lo vediamo alzarsi dal letto, con un po’ di suspense ci chiediamo come sarà questo personaggio, questo Papa che ha parlato (anche se solo in sogno) di masturbazione, di matrimoni gay, di suore che dicono messa… e ci stupiamo allo sgambetto che Sorrentino ci fa, quando conosciamo un rigido e altero amante dei riti e della formalità.

 

E’ un Papa estremamente conservatore… ma tutto ciò, di nuovo, contrasta. Contrasta con l’idea-preconcetto che abbiamo (ingenuamente?) di un Papa giovane, con il fatto che questo pontefice di Brooklyn fumi nello studio dove Giovanni Paolo II aveva deciso che il fumo era bandito dai Palazzi del Vaticano. E se la divergenza tra i due discorsi era la più eclatante anche a livello visivo, quella davvero caratterizzante e fondamentale risiede nei pensieri di Pio XIII. Perché lo stesso Papa che annuncia, puntando il dito su una folla sconvolta, che prova disgusto per chiunque non sia assolutamente certo dell’esistenza di Dio, che non può tollerare chi anche solo abbia dei dubbi, è lo stesso che confesserà di avere spesso delle crisi di fede. Di avere momenti in cui non crede per nulla.

 

E capiamo così che il contrasto che Sorrentino mette in scena, è quello umano. Il Papa di Jude Law cerca di portare fuori di sé la propria debolezza, il dubbio che soggiace in realtà nel profondo della sua anima, a destabilizzare una Fede così fondamentale per un cattolico, tanto più per il pontefice. Nella terza puntata pronuncia una frase, ‘Io amo me stesso più del prossimo mio’, che da sola rappresenta la negazione di uno dei concetti cardine del cattolicesimo: chi è questo Papa che sembra essere un Torquemada, ma che poi incarna dubbi così giganteschi? E’ un Papa finalmente umano, anche più di quello che Nanni Moretti aveva rappresentato in Habemus Papam. Stavolta possiamo riconoscere nel pontefice sentimenti così umani da essere anche spregevoli, un fiero orgoglio da Capo di Stato temporale che ci aspetteremmo di trovare al tempo dei Borgia, più che in un Vaticano dove il responsabile per la formazione dei sacerdoti è omosessuale.  

 

Young Pope 2

Jude Law è un Papa finalmente umano

 

 

E quest’opera ambiziosa e, per il momento, estremamente appagante di Sorrentino, non poteva esistere che in questo momento storico. Mai prima di oggi ci sono state tante speculazioni sulla personalità di un pontefice: Papa Francesco è davvero così esemplarmente e dannatamente buono? E se lo è, è tutta una trovata di marketing (e pensiamo subito alla consulente di marketing che Sorrentino mette in gioco nella serie) del Vaticano, una sorta di Papa fantoccio… come quel Papa fantoccio che Voiello pensava di ottenere facendo eleggere Lenny? Vedere il cardinale Voiello nel suo appartamento, che sarà poi oggetto di una battuta riguardo alle sue dimensioni e al suo sfarzo da parte di Suor Mary, è evidentemente un rimando alle vicende che hanno coinvolto il cardinal Bertone: le contraddizioni, le assurdità, il contrasto tra fede e secolo che sempre di più fanno schierare la società, sono il combustibile per la sceneggiatura che Sorrentino ha messo in piedi.

 

Ma i dubbi che noi ci poniamo come spettatori e uomini, le domande che pensiamo lecite e che sono intrinseche nell’animo umano, non fanno parte dell’agire manifesto di Lenny. Se in sogno, o in privato, manifesta incertezze e dubbi mistici, nella dichiarazione che rilascia alla stampa si dice totalmente indifferente rispetto ai dubbi espressi relativamente al suo discorso, e ricorda che è, a differenza di noi tutti, infallibile. Dice che niente potrà impedirgli di portare a termine il suo piano. Quale sia questo piano, non è ancora dato saperlo… è una sorta di cliffhanger, e volendo applicare un altro dei dogmi tipici delle serie tv, ci fa vedere il Papa di Jude Law come il villain. Quello che non ci farà alzare dal divano per diversi venerdì sera, è un Papa umano e quindi, forse, anche cattivo.

 

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Se sei un appassionato di serie tv leggi anche il nostro special su Black Mirror 3.