Ecco il nostro racconto del MIRA Festival, tra arte visiva e grande musica.

Fabra i Coats è un vecchio complesso di fabbriche dedite alla produzione di prodotti tessili che si trova a Sant Andreu, una delle zone residenziali della periferia di Barcellona più tipicamente catalane. Il complesso è oggi un centro d’arte contemporanea, un’istituzione multidisciplinare con una superficie di 2450m2 distribuiti su quattro piani che ha come obiettivo quello di produrre, diffondere e esibire progetti artistici. Uno spazio incline al dialogo e aperto a tutti, insomma un altro tipico esempio di buona gestione della città e attenzione alle persone che la vivono nella forma della cultura a cui queste possono avere accesso.

 

È nel bel contesto descritto sopra che si inserisce il MIRA Festival, ormai giunto alla sua sesta edizione e reduce dalla versione berlinese. Mira in spagnolo significa “guarda”, ed in effetti non ci poteva essere nome più azzeccato per il festival delle arti digitali e il suo mondo tutto da scoprire. Il MIRA è un festival di nicchia, destinato ai residenti della città con cui vuole instaurare un legame profondo: una relazione continuativa per educare un pubblico all’arte digitale e farlo crescere insieme al festival stesso.

 

Ne ho seguito il percorso delle ultime tre edizioni, e non nascondo l’entusiasmo nel vedere dall’interno l’evolversi e il migliorarsi di un progetto che stimi. A Barcellona siamo viziati per quanto riguarda la cultura digitale. Dalla musica alle arti visive e new media, offerti in quantità massiccia durante tutto l’anno, fino ai grandi festival estivi come il futuristico Sónar o i più recenti come il DGTL; ed è per questo che apprezzo molto il MIRA: nonostante tutto riesce a distinguersi dall’offerta e proporre qualcosa di culturalmente innovativo.

 

Anche quest’anno, passata l’entrata dove le luci gialle e viola contrastano con il rosso mattone della fabbrica tessile creando un’atmosfera onirica, ci siamo immersi nel festival. Varcata la soglia d’accesso un grande schermo in fondo alla sala ripropone quello che è il concept del 2016: due culturisti, grandi, enormi, e tutti abbronzati che usano, per la loro forma perfetta, i potentissimi prodotti energetici MIRA fatti ad hoc per l’occasione. “La gente è rimasta confusa e interessata quando ha visto la proposta grafica, era proprio quello che volevamo”, mi ha detto uno degli organizzatori.

 

 

 

In mezzo alle colonne di acciaio vi è il grosso palco su cui artisti del calibro dei Death in Vegas si sono esibiti, mentre nei due giardini laterali vi sono installazioni e food truck. Un’installazione che, per la sua attualità, mi ha colpito è stata AI_Vectors, dello studio Onionlab: bracci robotici programmati e coordinati da un cervello fatto di codici che armati di specchio instaurano un gioco di ricerca della luce intervallato a quello che sembra un tenero dialogo tra macchine tramite dei raggi laser azzurri.

Mira Festival 2

AI_Vectors di Onionlab 

 

 

Molto affascinante, e indubbiamente molto immersiva, l’esibizione di un’altra stella di Barcellona: Eyesberg. Il visual artist e il suo team hanno costruito un vero e proprio viaggio in 3d e a 360° che, passando all’interno di boschi e frutti magici e attraversando dei formicai digitali, è capace di trasportarti nelle profondità del tuo inconscio. Tutto ciò è amplificato dal contesto in cui lo show prende piede: una cupola di plastica che permette la proiezione sull’intera superficie interna mentre lo spettatore è invitato a distendersi e lasciarsi cullare da musica e immagini.

 

Mira festival 3

All’interno del formicaio digitale di Eyesberg

 

 

Degna di nota l’esibizione di Jankenpopp e Zombectro live. I francesi hanno preso in mano il palco e l’hanno trasformato in una dimostrazione caotica della supremazia di Windows 93. L’installazione-concerto proponeva infatti la ricostruzione del software da parte dei due e l’uso di alcune sue caratteristiche ed elementi grafici per proporre uno show caotico quanto avvincente. Animali da palcoscenico trash con sullo sfondo il nostro passato in 2d.

 

 

Venerdì, tra gli show che più ci hanno esaltato c’è quello dell’italiano Alessandro Cortini, membro dei Nine Inch Nails e invischiato in una miriade di progetti come ci ha raccontato nell’intervista che gli abbiamo fatto. Nel suo ultimo lavoro (‘Avanti’, in uscita l’anno prossimo), Cortini ha deciso di mettere in musica alcuni video di famiglia, tipici di un’Italia del passato sempre ingenua ma ancora ottimista, per creare uno show altamente emotivo che trascina lo spettatore attraverso le sue memorie. “Misuro se Avanti è piaciuto dal numero di lacrime che vedo a fine spettacolo”, ci ha detto ridendo per mettere l’accento sulle corde inconsce che vuole stimolare. Il bello di aver potuto discutere del processo creativo nella produzione di show AV con uno che ci è dentro come Cortini, è che ti permette di capire come MIRA dia spazio a delle nicchie artistiche che si trovano con le ali tarpate perché non rispondenti ad esigenze di mercato ma a esigenze personali di produzione artistica. Oltre a Cortini, ci siamo fatti trasportare dal live dei Death in Vegas. Il duo di Manchester è salito sul palco del MIRA con un live show legato all’elemento ottico e pregno di giochi di luce stimolanti l’audience eccitata dalle calde note sintetizzate. È stata poi la volta di un altro giro nella cupola per vedere Tundra, la performance geometrica di Lakker, prima di assistere allo show di Gesloten Cirkle accompagnato dal Vj set di Entter.

 

Mira festival 4

Mira Dome powered by Adidas

 

 

Il sabato è iniziato dai piani alti. La fabbrica infatti, al terzo e quarto piano, ospita altre installazioni. Hamill Industries si è incaricata di tirar su ‘Vortex’, una misteriosa macchina spara fumo coordinata con abili giochi di luce. Mentre Adidas insieme a Playmodes ha presentato ‘Cluster’, un’installazione di luci fibrillanti che animano le colonne di uno degli stanzoni del quarto piano. Ed infine l’interessante esperimento della MIRA Digital Art Gallery: una selezione di opere digitali di alcuni degli artisti digitali che hanno partecipato al festival, “uno spazio imprescindibile per comprendere la cultura audiovisuale e digitale attuale”. Dave Gaskarth e le sue utopiche visioni urbane, usate anche nello show “FOLDINGS” insieme a Lee Gamble, crea un immaginario capace di trasportare nel futuro, lasciando l’osservatore in dubbio dopo il primo sguardo sull’esistenza o meno delle realtà raffigurate. E poi l’immancabile realtà virtuale, creata da Onionlab, un percorso tra mondi al limite tra il sogno e la realtà.

 

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Mira digital art gallery

 

 

 

Tolti i visori è stata di nuovo la volta della sala principale. Nathan Fake ha sostituito all’ultimo l’ingestibile Zomby, e i tedeschi Pfadfinderei hanno creato un Vj set ad hoc fatto di rosa e azzurro, esplosioni atomiche, soli sorgenti, linee, rette e fasci all’orizzonte che si è concluso con un gran finale acustico. Degni di nota anche Jlin e i visual di Florence to, e impeccabile il djset di Job Jobse (accompagnato da Jem The Misfit) che tutti abbiamo segretamente sperato di trovare all’after.

 

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