Che dire, mancano poche ore all’inizio del concerto degli Eels a Firenze, all’Anfiteatro Romano di Fiesole. Me ne sto seduto in poltrona ripensando a tutte le emozioni che mi hanno fatto vivere gli Eels col passare degli anni. Fra poco sentirò The Cautionary Tales of Mark Oliver Everett (2014) dal vivo, mi sento scosso, ma allo stesso tempo vorrei essere già lì, schiacciato sul mio posto numerato – di solito non compro biglietti numerati – ad osservare Mr. E muoversi sul palco, sputare fuori sbagli, lamenti, vita e tanto altro. Ho scelto P.S. You Rock My World non perché penso che sia la più bella canzone di quel capolavoro che è Electro-Shock Blues, ma perché rappresenta la speranza. Un bagliore di speranza in un album dalle tinte tetre, dai colori slavati, un album che trasuda malinconia. Un album che rappresenta il dolore di un uomo davanti alla morte della propria sorella; quella Elizabeth che ci ha emozionati fin dalla prima canzone, fin dalle prime note dolenti che non possono che struggerci anima e cuore. Quando ripenso a quest’album partorito nel lontano 1998 non posso che commuovermi, perché inevitabilmente ripenso a quante volte lo abbia ascoltato in un loop infinito, ripenso ai dolori della mia vita, ripenso al mio primo amore, a quell’amore improvviso che ti coglie alla sprovvista e ti spacca il cuore, ma la prima cosa a cui ripenso sono le parole di Mr. E, quelle parole di fine disco che in mezzo a tanta morte e disperazione lasciano aperta una porta da cui trapela uno spiraglio di luce: “I was at a funeral the day I realized I wanted to spend my life with you”. Proprio così ci confida quasi segretamente Mark Oliver Everett, fondatore degli Eels, con il suo lo-fi rock che non porta niente di nuovo, ma ha il pregio di distanziarsi dalla massa, di portare lutti e tragedie sul palco scaldando l’anima di tutti noi.