Nothing è il progetto fotografico di Marta Gobbi che mira ad evidenziare l'importanza della luce e del colore.

Marta Gobbi lavora a Berlino come fotografa e videomaker. Dopo la laurea allo IED di Roma, si è focalizzata nella fotografia architettonica e di interni, presentando le sue foto in diverse mostre nella capitale tedesca. Dal 2013 lavora a diversi progetti, come Glitch Berlin, che combina l’uso di media differenti nel suo lavoro.

Nothing è un progetto fotografico che mira ad evidenziare l’importanza della luce e del colore. Il ruolo della forma e della sua poliedricità è il tema centrale della serie, rendendo il Niente soggetto incontrastato delle foto. I colori e le forme subiscono infatti un drastico processo di riduzione, elevando pochi semplici tratti a ruolo essenziale per l’intera composizione. Tramite quest’analisi espressiva di riduzione, lo spettatore può cogliere nuove prospettive, emancipandosi dall’abituale esperienza visiva. Il bianco riempie quasi interamente la superficie dell’immagine, assumendo forme e ruoli diversi tramite un essenziale alternarsi di luci ed ombre. Pochi semplici tratti si fanno soggetto dell’immagine, diventando l’etereo protagonista dell’intera composizione.
Il progetto tende alla rappresentazione del vuoto, senza mai voler tradursi in vacuità totale o in una mera rappresentazione dello zero assoluto, portandosi piuttosto tra il nulla e la sua rappresentazione, tra l’impulso visivo e l’assenza di luce.

 

ENG

Marta Gobbi works in Berlin as a photographer and videomaker. After graduating at IED in Rome, she focused on architectural and interior photography, presenting her photos at several exhibitions in the German capital. Since 2013 she joined different projects, including Glitch Berlin, combining the use of different media in her work.

Nothing is a project that tries to stress the importance of lights and colors in photography and visual arts. The shape, in its multiple declinations, it’s the main topic of this series, making Nothing the absolute focus of the pictures. Indeed, colors and shapes go through a drastic reductive process, just with a few elements elevated to an essential and prominent status. This way, the viewer can be caught by new perspectives, escaping an ordinary visual experience. The surface is covered almost entirely with peculiar white shades, turning into different forms through a fundamental interaction of lights and shadows. Thanks to this process, the ethereal dimension of the pictures points to its intended emphasis.

This project tries to depict a certain emptiness, avoiding the risk of a mere replica of the absolute zero, searching for a balance between Nothing and its representation, visual inputs and total absence of light.


 

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