Il fenomeno hate speech e come sorpassarlo.

Bertrand Russel diceva che poche persone riescono a vivere senza odiare altri esseri umani, nazioni o credo. L’evoluzione dei social media e della vita digitale che, progressivamente e inesorabilmente, hanno ricavato uno spazio sempre più ampio nella nostra quotidianità, ha da tempo dato, col fenomeno hate speech, una triste conferma a quelle parole, mettendo a nudo i lati più oscuri dell’umanità.

 

Il riflesso odioso di una comunità che, travolta dai nuovi media, si trova oggi ad affrontare due diverse sfide nella sfera delle comunicazioni. Da una parte il cedimento del tessuto sociale che si riflette nell’indecente fenomeno dell’odio online dando vita all’hate speech, parte di un più generale inasprimento dell’interazione umana nelle società in declino dell’Occidente, in cui le risorse così a lungo alla portata di tutti stanno via via diminuendo in favore del resto del mondo. Una civiltà impoverita dalle cui tastiere emerge un conflitto, sociale e personale, non più, come un tempo, combattuto in nome di una grande ideologia, filosofia o religione, ma che ogni giorno, dai vaccini ai migranti, trova un nuovo pretesto per scatenarsi. Nasce spontanea la domanda: un’umanità sopravvissuta alla minaccia nucleare della Guerra Fredda, finirà forse per autodistruggersi a causa dell’olio di palma nelle merendine? Perché l’hate speech si lega a un altro fenomeno ben più ampio e spesso più grave: le fake news, il cui effetto ormai non si limita più al clickbaiting su internet ma riverbera sulla vita nazionale portando alla nascita di vere e proprie realtà politiche che sugli “alternative facts” costruiscono una rete capillare di propaganda sociale, politica e finanche scientifica.

 

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L’hate speech si lega ad un altro fenomeno grave: le fake news

 

Su questi argomenti si è tenuta a Trieste, dal 17 al 18 Febbraio, Parole O Stili, una serie di incontri e conferenze a cui il nostro Arturo Mugnai ha partecipato e che vi racconterà nell’articolo in uscita oggi sul nostro magazine.

 

“Adesso basta”, questa la frase che accumuna i numerosi organizzatori dell’iniziativa, un Comitato Scientifico formato da personaggi importanti del mondo intellettuale e digitale, come il Professor Rodolfo Baggio della Bocconi, il filosofo e docente Giovanni Grandi e la Professoressa Vera Gheno, responsabile dei social media dell’Accademia della Crusca. Decine gli esperti intervenuti: da Enrico Mentana a Francesco Cancellato, da Laura Boldrini a Wanda Marra, da Barbara Carfagna a Giovanni Ziccardi, politici, professionisti dei media, giornalisti, imprenditori impegnati, prima in una sessione plenaria, poi in una serie di tavoli tecnici, a definire i principi del “comunicatore non ostile” e a scoprire quali sfide si presentino al nascente uomo digitale.

 

Esito finale la produzione del “Manifesto della comunicazione non ostile”, il cui obbiettivo è un nuovo e più responsabile uso della parola e dei media, aperto al contributo di tutti. Un manifesto intellettuale che potrà, più di qualsiasi legge partorita dal parlamento (proposta proprio in questi giorni), fare un punto su una deriva comunicativa che sta distorcendo il grande sogno del web come forza liberatrice in un vaso di pandora i cui demoni potrebbero, per anni avvenire, perseguitare tutti noi.