Andiamo a scoprire gli ingredienti che rendono Masterchef Italia appetibile ai telespettatori.

La cucina contemporanea fonda la sua formazione su due componenti essenziali: materie prime di qualità e cotture veloci. La televisione, al contrario, utilizza strumenti diversi: pessime materie prime, cotte, ricotte e stracotte. Masterchef  è, se lo trasformassimo in una ricetta, il perfetto connubio tra le parti. È un format rapido, che ha puntato sull’alta qualità della produzione (una sorta di materia prima), ma che ha saputo sfruttare al meglio alcuni ingredienti di accompagnamento, ingredienti figli della televisione degli ultimi vent’anni: reality e talent show. Ora vedremo come si sono fuse le due correnti e quale, tra le due, sia stata la più importante per la formazione di un programma che, al netto dei dati statistici, continua ad aumentare i propri consensi analizzando Masterchef Italia.

                                                                                      

Ingredienti:

200 g di talent

400 g di show

reality q.b. (una spolverata alla fine, come si fa col parmigiano sulla pasta)

Come il buon vino, Masterchef Italia (non parlo delle edizioni straniere, per Masterchef intendo solo quello italiano) è migliorato invecchiando, malgrado in tanti, me compreso, credevano diventasse aceto dopo pochi anni. L’equilibrio della trasmissione, che abbiamo diviso come fosse una ricetta, ha saputo offrire al pubblico una nuova visione della televisione, la quale, tutt’ora, continua a riproporre, senza troppa convinzione, programmi come Grande Fratello e L’isola dei famosi, reality allo stato puro (ormai superati), in alternanza ai talent musicali/artistici (letali in fatto di ascolti sul breve termine, noiosi alla lunga).

 

Masterchef 1

I talent show musicali, letali per gli ascolti

 

Masterchef, che al primo impatto non sembrerebbe una vera e propria alternativa, ha saputo ponderare il peggio ed il meglio dei suoi predecessori senza però inceppare nell’insuccesso, portando con sé il vanto di aver reso più digeribile una televisione che pareva sull’orlo della crisi. Abbiamo gli “ingredienti”, ora vediamo la loro “preparazione”.

 

200 g di talent – I concorrenti

Masterchef è una gara e, checché se ne dica e se ne dirà, quelli che contano sono i concorrenti con le loro abilità. Non tutti trovano fortuna dopo la competizione, ma per tutti è un palcoscenico molto importante, proprio come diretta conseguenza della popolarità del programma. Tutti sappiamo come il requisito minimo necessario per partecipare a Masterchef sia l’assoluto dilettantismo dei cuochi, ma ciò non ha impedito negli anni di ritrovare concorrenti in grado di saper cucinare ottimi piatti. Saper cucinare è ben diverso dal saper fare il cuoco, chiunque abbia mai visto i ritmi di una qualsiasi cucina lo può tranquillamente capire, ma lo scopo del programma è proprio quello di formare talenti, dunque di fornire loro basi sufficienti per poter, una volta finita la gara, aspirare a trovare un lavoro nella ristorazione. In questa intervista di qualche anno fa a Massimiliano Mezzanotte, si capiscono molto bene le dinamiche del talent, del nostro primo ingrediente.

 

Masterchef Italia 2

Massimiliano Mezzanotte, che ha collaborato con Masterchef Italia, nel suo habitat naturale

 

Le trasmissioni sono solo una parte del lavoro che si nasconde dietro a Masterchef Italia e, soprattutto, non aspettatevi di trovare Cracco o Barbieri nel salotto dei concorrenti, durante i fuori onda, a spiegare i segreti della cucina. No, questo compito è affidato ad un supporting cast qualificato – come lo chef Mezzanotte – che, però, agisce unicamente dietro le quinte. Quindi non vi stupite se tutti i concorrenti hanno una preparazione basica di gran lunga superiore alla vostra, pur non essendo cuochi. Parte è dovuto sicuramente allo studio personale, ma parte è anche merito di una produzione presente nella vita quotidiana dei partecipanti.

 

Masterchef Italia 3

Gli chef di Masterchef Italia

 

Diffidate però da chi crede che sia tutto finto: stando alle dichiarazioni di ex concorrenti – una, per esempio – lo stupore e la suspense non sono proprie del solo telespettatore, ma anche degli sfidanti in gara, i quali non sanno nemmeno dove andranno a fare le prove in esterna. Poveri concorrenti, mi verrebbe da dire, in parte utilizzati come marionette durante le giornate di registrazione, che hanno tempi lunghissimi all’interno di una giornata intera, ma soprattutto costretti a sopportare i rimproveri di quattro giudici che neppure conoscono. C’è un fondo di verità in questa mia affermazione, sebbene la scelta di mantenere un distacco sia propria della produzione, mirata in qualche modo a preservare l’aspetto di austerità dei giudici verso i concorrenti. Eppure, farsi insultare da sconosciuti non è proprio piacevole e ci può scappare anche qualche risposta non desiderata: al resto, pensa tutto il montaggio, ma qui passiamo ad un altro ingrediente, quello principale.

 

400 g di show – Il format e i giudici

Come si è capito, parlare di cucina non mi interessa. O meglio, mi interessa marginalmente. Quindi non vi aspettate che vi parli dei piatti memorabili o dei concorrenti più bravi: per la par condicio non ne ho citato nemmeno uno, così possiamo concentrarci su quello che davvero mi importa.

“Quando di colpo comincia lo Show”, diceva Vasco nel 1993, ma diciamo anche noi, sì mi ci inserisco anch’io, fan di Masterchef, quando comincia una puntata. Perché sì, abbiamo parlato del talent, ma ricordo ancora che è questo il piatto forte del programma. Dai dati sugli ascolti, è chiaro come il programma sia, malgrado le sei edizioni, in netta crescita, costante stagione dopo stagione. Se consideriamo il fatto che, oltre alla “diretta” su Sky, ci sono le repliche in chiaro sui canali satellite della piattaforma pay e i mille link per lo streaming sparsi sul web, allora è facile capire come la portata di questo programma sia ancor più notevole di quanto già non dicano i numeri. Perché tutto ciò è possibile?

 

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Concorrenti di Masterchef Italia al lavoro

 

Partiamo dalla cucina, che ho estromesso dagli ingredienti perché troppo palese: un po’ come l’aglio o l’olio tra i fornelli, la cucina è un elemento basico nella tradizione occidentale, ma ancor più in quella italiana. È facile quindi attirare ascolti parlando di cucina, ma è difficile mantenerli senza un apparato funzionante intorno: lo show, declinato qui nel format e nella scelta dei giudici.

Mistery Box, Invention Test o Pressure Game sono ormai noti a tutti, quasi quanto Probabilità ed Imprevisti del Monopoly e proprio attorno a queste sfide, e alla prova in esterna, ruota la trasmissione. La vera forza però, non è tanto nelle sfide o negli ospiti, quanto nella scelta di montaggio. Il fatto che sia registrato ha tolto il pathos del reality, ma ciò è stato recuperato nell’assemblaggio delle scene, nelle mini interviste ai concorrenti, nelle inquadrature e, perché no, anche negli stacchi pubblicitari con conseguenti reprise di quanto accaduto sino a quel momento. In sostanza, sembrerebbe un regalo di seconda mano, confezionato però con cura e dovizia, tanto da splendere nuovamente, e meglio di prima, di luce propria. Onore alla regia, come detto al montaggio, ma onore anche al cast, quello fisso, quello che più di tutti strappa consensi: i giudici.

 

Masterchef Italia 4

I giudici di Masterchef Italia

 

Su di loro se ne sono dette e se ne dicono in continuazione: presuntuosi, arroganti, irriverenti, ogni aggettivo di sorta sarebbe valido per definire una visione superficiale dei personaggi. Eppure, come capita nei film, in cui spesso ci si affeziona più ai “cattivi” che ai “buoni”, anche a Masterchef Italia, se si prendono le debite distanze dai giudizi di valore, ci si rende conto di come Barbieri, Cracco, Cannavacciuolo e, su tutti, Bastianich, siano la vera anima del programma. Talvolta appaiono “finti”, con siparietti da copione e strigliate ai concorrenti senza vere e proprie cognizioni di causa, ma, ancora una volta, appena si realizza che non stiamo parlando di un reality, ma di uno show, risulta chiaro come questo apparato preconfezionato calzi a pennello con le intenzioni originarie del programma. Intrattenimento, ma senza improvvisazione, lasciando solamente aleggiare nell’aria la possibilità che sia la casualità a definire la trasmissione. Una menzione speciale deve essere riservata al solo Joe Bastianich, il quale, con l’istrionismo tipico di chi fonde America e Italia nella propria formazione, trascina letteralmente gli altri giudici verso una teatralità quasi professionistica.

 

Insomma, fosse davvero una ricetta e fossimo su un qualsiasi blog di cucina, vi chiederei “provate e commentate”. Eppure, per quanto la cucina sia elemento basico del programma, è ancora la televisione a rompere gli schemi e a cercare, come una fenice dalle sue ceneri, di sopravvivere in un mondo in cui non è più priva di concorrenza.

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