Dall’inizio di quest’anno, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha stimato in circa 124.380 il numero di immigrati giunti in Europa dal mare. Cifre decisamente impressionanti soprattutto se messe a confronto coi “soli” 60mila arrivi avvenuti durante il 2013. Ancor più sconcertante è poi l’alto numero di minori in fuga dalla povertà e dalla guerra in cerca di speranza nel vecchio continente: il progetto di assistenza Praesidium di Save the Children, svolto in collaborazione con l’Unchr, al 31 agosto ne contava circa 17.700, 9.700 dei quali senza la propria famiglia e giunti principalmente da Eritrea, Siria, Egitto e Somalia.

Melissa Fleming, portavoce dell’Unhrc, ha recentemente indicato l’attuale situazione di instabilità in Libia come uno dei principali fattori scatenanti un vero e proprio esodo di massa in direzione dell’Europa. Il deteriorarsi degli equilibri politici formatisi dopo Gheddafi, ha difatti stimolato con forza un aumento delle operazioni dei trafficanti e costretto i rifugiati già presenti nel paese nordafricano ad arrischiarsi avventurandosi per mare in cerca di salvezza.

Nonostante la crisi umanitaria in corso, la questione degli sbarchi di profughi è divenuta realmente materia europea solo col recente sostegno di Francia e Germania ad una operazione volta a fronteggiare il fenomeno, e concertata stavolta ad un livello sovranazionale. Da questo novembre infatti la missione denominata Frontex Plus andrà affiancando dapprima Mare Nostrum per il pattugliamento delle acque dello stretto di Sicilia, operazione che all’Italia costa all’incirca 9.5 milioni di euro alla settimana per le sole attività di search and rescue. L’operazione made in Italy, che il 18 ottobre compirà un anno dal suo inizio, prevede ad ora che le navi della marina militare battenti bandiera tricolore vadano in aiuto di una “carretta del mare” sia che si trovi in acque nazionali od internazionali, soccorrendone i migranti a bordo. Questi vengono poi trasportati sulle coste italiane dove ricevono assistenza e le cure di cui necessitano; la nave utilizzata dai clandestini viene però abbandonata in alto mare venendo spesso recuperata proprio da quelle organizzazioni criminali a cui sono state sottratte.

Quali saranno quindi le principali novità introdotte da Frontex Plus? In sostanza, l’azione di pattugliamento delle frontiere meridionali dell’Unione verrà rafforzata incorporando ed integrando due missioni internazionali già esistenti nel Mediterraneo, la Hermes e la Enea, ed affiancando Mare Nostrum (che dovrebbe così terminare entro la fine dell’anno). Un punto molto controverso riguarda però le nuove regole di ingaggio in caso di avvistamenti di “carrette” colme di migranti. Le navi UE infatti non si spingeranno più in acque internazionali, ed avranno primariamente un ruolo di controllo più che di soccorso umanitario. Quando verrà avvistata un’imbarcazione saranno da applicarsi quindi le regole del diritto del mare, ripristinando così il protocollo vigente prima della missione umanitaria italiana. Precedentemente a Mare Nostrum infatti, si attendeva l’avvicinamento dei barconi alle coste nazionali mentre Malta e l’Italia coordinavano gli aiuti ordinando alle navi mercantili più prossime le operazioni di primo soccorso.

Inoltre, come è emerso nel corso del vertice tra il ministro degli interni italiano Angelino Alfano e il commissario UE Cecilia Malmstrom, le barche utilizzate dai trafficanti saranno stavolta distrutte per evitare così un loro riutilizzo.

Un ulteriore punto critico è quello delle risorse a sostegno di tale iniziativa: come chiosato dal commissario UE Malmstrom infatti, senza l’apporto dei singoli governi la struttura comunitaria non ha la capacità di farsi carico da sola del problema migratorio. Il commissario ha quindi chiaramente sottolineato come il successo di Frontex Plus dipenda dalla partecipazione dei singoli Paesi, i quali potranno però decidere autonomamente se prendere parte o meno alla stessa. Ed è proprio su tale punto che un’osservazione sorge spontanea, alla luce dei risultati elettorali delle ultime elezioni europee: il successo di numerosi partiti più o meno apertamente xenofobi (si pensi ad esempio al partito Front National di Marine Le Pen che ha ottenuto un sorprendente 26% in Francia, o del 31% di Ukip in Gran Bretagna) ha indicato chiaramente quale sia al momento l’orientamento di una buona fetta dell’elettorato europeo in tema di immigrazione. La disponibilità anche dei partiti di maggioranza ad appoggiare e sostenere Frontex Plus (rischiando così di perdere voti preziosi) potrebbe rivelarsi più limitata di quanto previsto.