In questi giorni è tornata alla ribalta, per l’ennesima volta, la narrativa allarmista sulla Legittima Difesa.

In questi giorni la cronaca nazionale è dominata dalla storia dell’omicidio di Budrio, perpetrato da un ex-militare russo, armato di fucile e pistola, durante una rapina. Immaginiamo quei terribili momenti: la resistenza di Davide, barista 52enne, che con poche speranze ha affrontato un uomo addestrato e disposto a tutto, per difendere non solo il frutto del proprio lavoro, ma anche la propria dignità, la propria impresa, contro un atto di violenza arbitrario e selvaggio. E come sempre accade in questi momenti, non solo ci assale il cordoglio e la rabbia per ciò che è successo, ma anche il disgusto per l’irresponsabile vacuità morale dei nostri governanti, di quei rappresentanti che, eletti alla massima autorità sociale, il politico, invece di gestire e rassicurare una comunità spaventata, la sfruttano e la manipolano, esacerbandone paura, rabbia e irrazionalità.

 

In questi giorni, infatti, è tornata alla ribalta, per l’ennesima volta, la narrativa allarmista sulla Legittima Difesa, su un’Italia ‘far west’ che ci vede vittime spaurite di una criminalità imperante e, peggio ancora, di uno stato che difende i criminali e ci disarma (questo detto proprio dai rappresentanti di quello stato). Niente di più falso, e sotto tutti gli aspetti: primo, la legge sulla legittima difesa, già modificata nel 2006, funziona bene, e lo provano i casi che l’hanno riguardata in questi anni; secondo, l’Italia non è un far west, il numero di rapine e omicidi è in calo costante da anni, con buona pace degli allarmismi di destra e di sinistra, merito dello strenuo lavoro di magistratura e forze dell’ordine, i cui sforzi costanti sono sminuiti proprio da questa narrativa allarmista.

 

legittima difesa 1

Protesta della Lega Nord in Parlamento

 

Tutti gli ultimi quattro e più importanti casi di rapina in cui la vittima ha reagito per difendersi, ovvero Stacchio, Corazzo, Sicignano e Birolo, si sono conclusi con l’archiviazione della posizione dell’imputato. Il caso Stacchio è stato quello più commentato nei talk show e nelle arene politiche ed è emblematico della vergognosa manipolazione portata avanti ogni volta proprio da quei politici che dovrebbero guidare, non spaventare, la popolazione.

Era il 3 Febbraio del 2015 e in provincia di Vicenza, nei pressi di una pompa di benzina, un gruppo di rapinatori assaltò una gioielleria picchiando sulla porta e suonando il clacson. All’interno del negozio c’era una commessa terrorizzata, e per difenderla Graziano Stacchio, benzinaio di 66 anni corse in casa, prese il suo fucile e uscì in strada sparando ai malviventi, scatenando un conflitto a fuoco. Uno dei rapinatori, Alban Cassol, 41 anni, morì a seguito del colpo alle gambe ricevuto dall’anziano ed eroico benzinaio. Nei talk show si scatenò il putiferio, e molti politici cavalcarono l’onda mediatica per chiedere che fosse modificata la legge sulla legittima difesa. Immotivatamente dal momento che tutti i legali coinvolti nel processo avevano, fin dal principio, confermato la quasi inevitabile archiviazione per Stacchio, avvenuta infatti nel giugno 2016 senza neanche arrivare alla fase processuale. Un’archiviazione che si è ripetuta anche per i casi Corazzo e Sicignano, mentre Birolo è stato assolto in appello.

 

legittima difesa 2

Graziano Stacchio, il benzinaio che ha ucciso una persona durante una rapina per difendere una donna

 

Dunque tutto bene. L’articolo 52 del codice penale funziona, direbbe anche un bambino. E invece no. All’epoca come oggi infuriò una polemica infinita durante la quale la Lega propose di modificare quella stessa legge che avrebbe, di lì a poco, prosciolto Graziano Stacchio. Una modifica che, peraltro, violava tutti i trattati internazionali sui Diritti Umani sottoscritti e promossi, con nostro grande orgoglio, dall’Italia.

Tutto questo a fronte di una crescita dei crimini contro le persone e la proprietà? Niente affatto.

A prescindere dal fatto che il crimine è sempre un’emergenza, nel senso che anche un solo omicidio, poiché toglie la vita a un essere umano e priva la sua famiglia di un profondo affetto, non è tollerabile, i dati sulla realtà italiana sono tutt’altro che allarmanti (nonostante Camorra, Mafia e ‘Ndrangheta, chissà perché spesso fuori dai radar dei tanti politici schiamazzanti nei talk show).

 

I dati comunicati dal Ministero degli Interni non lasciano dubbi: furti e rapine sono in decrescita da vent’anni, e hanno toccato livelli minimi rispetto agli anni Novanta; per omicidi, nonostante la presenza sul suolo nazionale di tre delle più potenti e sanguinarie organizzazioni criminali del mondo, siamo 19esimi su 27 paesi in Europa e a 1/3 rispetto alla media statunitense (dove ci sono più armi per legittima difesa); unico caso di reati in aumento? La violenza sessuale e di genere (anche in ragione di un sempre maggior numero di denunce). Eppure pochi di quei deputati simil-sceriffi si sono scagliati, in questi anni, contro la violenza sulle donne.

 

Quindi, con una legge sulla legittima difesa che funziona e un calo delle rapine, i nostri politici gridano all’emergenza, mentre tacciono sonoramente di fronte alla violenza di genere e alle crescenti infiltrazioni mafiose. Perché? Il motivo è semplice, e sta tutto nel tornaconto politico. Il problema ‘difesa’ non esiste ma permette ai politici di mostrarsi forti, polemici verso un’autorità considerata ‘liberale’ e virili come i cowboy del vecchio west, invece di sembrare, dato il loro fatiscente pensiero patriarcale e maschilista, dei buonisti difendendo una donna, un omoessuale o un migrante dalla violenza di genere, razzista o mafiosa, con un atto che al contrario sarebbe, quello si, eroico e necessario per la nostra civiltà.

 

*****

Se ti è piaciuto questo articolo leggi anche: Il carcere dal lato della verità – Testimonianza di un detenuto.