Damage and Joy segna il ritorno dei The Jesus and Mary Chain dopo 19 anni.

Nel 1998, gli scozzesi The Jesus and Mary Chain pubblicano la loro sesta fatica discografica, Munki. In seguito alla conquista di un successo quasi leggendario, sia per lavori del calibro di Psychocandy del 1985 (pietra miliare dell’alternative rock e apripista dello shoegaze che sarà perfezionato dai My Bloody Valentine con Loveless) sia per l’attitudine ribelle e distruttiva dei fratelli Jim e William Reid, Munki segna uno scioglimento apparentemente definitivo della band.

 

Sebbene sia un ottimo lavoro, Munki porta in grembo il seme della discordia fraterna che porterà alla divisione, infatti Jim Reid affermó:

 

“Munki è uno dei miei album preferiti, ma è realmente diviso. William andava in studio con il resto del gruppo quando non c’ero io, e io facevo lo stesso quando non c’era lui”.

 

Inaspettatamente, nel 2007 la band decide di unirsi nuovamente e tornare alla ribalta, per la gioia dei fan, suonando in svariati festival internazionali (tra i quali si ricorda il Coachella dello stesso anno, dove furono accompagnati sul palco dall’attrice americana Scarlett Johansson).

 

The Jesus and Mary Chain 1

The Jesus and Mary Chain sul palco del Coachella con Scarlett Johansson

 

L’improvvisata reunion diede nuova linfa vitale alla band, portando alla concretizzazione di un nuovo lavoro in studio diciannove anni dopo Munki, Damage and Joy pubblicato il 24 marzo del 2017, con la collaborazione del produttore e bassista Martin Glover, conosciuto con lo pseudonimo di Youth e noto per aver fatto parte dei Killing Joke e dei The Fireman con Paul McCartney.

Molte delle 14 tracce contenute in Damage and Joy sono registrazioni e ri-arrangiamenti di pezzi già composti per il progetto da solista di Jim Reid o per Sister Vanilla, pseudonimo della cantautrice scozzese Linda Reid e sorella minore di Jim e William.

 

Nonostante siano ben lontani i tempi in cui le loro esibizioni dal vivo raggiungevano picchi di violenza tra distruzione della strumentazione da parte della stessa band e innumerevoli disordini tra il pubblico, Damage and Joy dimostra come, anche avendo raggiunto i 50 anni, l’attitudine insolente dei fratelli Reid di fregarsene semplicemente di ogni aspettativa o giudizio non sia affatto cambiata. Anzi, si può ben dire che abbia acquisito una certa maturità dettata dal raggiungimento di un’età in cui la leggerezza di chi non ha mai avuto nulla da perdere si fa sempre più consapevole. 

E questo è particolarmente evidente anche nei testi, si parla di droga, alcol, sesso e ragazze con uno spirito ancora, si potrebbe dire, adolescenziale. 

 

The Jesus and Mary Chain 2

Jim e William Reid, ovvero The Jesus and Mary Chain

 

Le chitarre distorte di Amputation, primo singolo estratto dall’album, aprono il disco in maniera decisamente significativa. “I’m a rock and roll amputation” canta Jim Reid, il quale in un’intervista ricorderà come quelle parole emergano dalla delusione del dover fare i conti con un pubblico ormai più interessato a band dal sound simile a quello dei The Jesus and Mary Chain che ai lavori dei membri della band stessa:

 

“It felt like we were in exile. Rock’n’roll amputation, that’s exactly what I felt like.”

 

Tuttavia la maturità è un’arma a doppio taglio: se da un lato vi si trova una spensieratezza consolidata in certi temi, dall’altra è inevitabile che l’avanzamento dell’età crei nel duo fraterno la nostalgia di giorni ormai passati, come emerge nell’ottima All Things Pass:

 

Each day I wake

Is gonna be my last

I hope it’s gonna pass

I hope it won’t last

 

The Jesus and Mary Chain 3

La copertina di Damage and Joy

 

Il secondo singolo estratto, Always Sad è una romantica conversazione tra due amanti lontani in cui Bernadette Denning interpreta la controparte femminile della voce di Jim Reid. Una melodia disorientante ma allo stesso tempo dolce e rilassante, che si intreccia con un chorus intriso di rassegnazione:

 

“I think I’m always gonna be sad, ‘cause you’re the best I’ve ever had”.

 

Oltre alla Denning, il disco è arricchito da un trio di voci femminili d’eccezione: la violencellista e cantautrice Isobel Campbell (più volte collaboratrice di Mark Lanegan) presta la delicatezza della sua voce per aggiungere dolcezza alle distorsioni di Song for a Secret (che ricorda inevitabilmente la fantastica Sometimes Always dall’album Stoned & Dethroned) e per The Two Us;  Sky Ferreira collabora in Black and Blues, uno dei pezzi più riusciti del disco; Linda Fox, sorella di Jim e William partecipa alla melanconica ballata notturna Los Feliz (Blues and Greens) e alla traccia di chiusura del disco Can’t Stop the Rock.

 

Considerando le innumerevoli divergenze e i diciannove anni trascorsi dall’ultimo lavoro, Damage and Joy può definirsi un disco ben riuscito. Sebbene non ci si trovi davanti ad un capolavoro e i fasti del passato (tenendo ben presente la discografia e la storia della band) siano abbastanza lontani, il disco procede coerentemente sulla strada interrotta con Munki consolidando gli elementi che hanno contraddistinto l’universo dei Mary Chain anche senza apportare significativi stravolgimenti di sound.

 

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