Copycat Club esce con il suo nuovo Kosmische Ep, un tuffo cosmico nell'elettronica degli anni '70.

A Berlino si deve respirare proprio una bella aria. Quell’aria che, nell’arco degli anni, ha ispirato artisti come David Bowie, che nel periodo tedesco sfornò capolavori come Low, Heroes e Lodger. Adesso tutto quel fermento di idee sembra essersi spostato dall’epopea new wave per approdare verso lidi più elettronici. La musica dei robot, il canto freddo delle macchine per molti. In realtà nell’elettronica c’è molto di più. Non a caso pure la “trilogia di Berlino” di Bowie veniva influenzata da quel krautrock che fece dei sintetizzatori il proprio marchio di fabbrica. E Copycat Club è un’ennesima dimostrazione di come questo genere snobbato da molti , celi in realtà una cultura musicale che deve le sue origini alla psichedelica degli anni 60 (addirittura). Ma questa è una storia lunga, che può cominciare tranquillamente con i capolavori dei Silver Apples, tra i primi visionari dell’elettronica.

 

E questa storia arriva ai nostri giorni con Copycat Club, progetto di Diego Parravano con base a Berlino. Tutto comincia nel 2013 e dall’amore verso il filone tedesco del kraut, per evolversi ulteriormente nel 2016 con il singolo Fall in coppia con la cantante AZZURRA e con l’esordio  Death to the Copycat Club, dal quale è stato tratto il singolo Ganz Berlin. Il singolo ha poi ispirato un bellissimo video firmato da Riccardo Torresi, con il quale ha partecipato a diversi festival internazionali (tra questi il Berlin Music Video Award e l’ARFF di Barcellona). Un’unione audiovisiva che ha portato anche alla collaborazione con la fotografa Marta Gobbi (Closing Time, girato all’acquario di Berlino, e Panorama) e con il set designer Federico Faini, che ha scritto e diretto il video di Aeropain.

 

 

La nuova fatica di Copycat Club è Kosmische EP, una raccolta di 4 brani inediti, tutti legati tra loro, con l’intento di omaggiare i grandi maestri del krautrock degli anni 70. Si sente chiaramente l’influenza di artisti come Cluster, Can, Kraftwerk e Harmonia traslati nello stile compositivo che Copycat Club ha già mostrato nel suo disco d’esordio.

 

I circa 20 minuti dell’ep si diramano partendo da un’elettronica spaziale, quasi sospesa in una dimensione indefinita, sino ad arrivare ad una sperimentazione che ci tuffa dritti nel passato. Un passato glorioso che ha segnato la storia della musica. Le due parti di Traumer, prima e ultima traccia dell’ep, sono i due poli allucinati che si attraggono, avvicinandosi sempre di più nell’arco dell’opera intera. Eppure non è semplice rivisitazione, o un’operazione nostalgia. I suoni del passato diventano attuali, in un’etica 70’s che si proietta nei 2000.

 

Copycat Club 1

La copertina di Kosmische Ep. L’artwork del disco consta di un dettaglio del quadro “The lantern bearers”, opera dello statunitense Maxfield Parrish

 

Difatti tutti i suoni del disco sono stati prodotti con l’utilizzo di un sistema modulare costruito dall’artista stesso, con l’aggiunta di un Korg Doncamatic (drum machine di inizio anni ’60) per la maggior parte delle sezioni ritmiche. Al disco ha collaborato in fase di mastering un altro artista da tenere d’occhio, ovvero Mattia Schroeder (metà maschile del duo Blauss e factotum del progetto MatSch).

 

In attesa del secondo album, ancora da annunciare, Copycat Club prende con Kosmische Ep la strada della sperimentazione e dell’improvvisazione, lanciandosi in un tuffo cosmico che attraversa gran parte dell’elettronica anni 70 fatta di sistemi modulari e di brani dilatati nel tempo.

Auf Wiedersehen Berlin.

 

 

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