Ecco la nostra intervista ai La Femme, gruppo francese capace di unire il surf-punk alla psichedelica.

Il gruppo francese La Femme, capace di unire surf-punk alla psichedelica, è una delle cose belle di un tranquillo sabato sera a Firenze. Noi siamo andati ad intervistarli prima del loro concerto all’Auditorium Flog.

Mi apparto con Sacha e Marlon (chitarrista e cantante de La Femme), dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Clèmence presso il loro bus. Hanno appena finito il sound check e l’atmosfera è quella del relax prima dello show. Qualcuno dorme sul loro mega bus, qualcuno si rilassa al sole con un gin tonic. Io mi apparto con i ragazzi mentre si fumano una cannetta. Ci spostiamo dal pullman per non dar noia a qualcuno dello staff che stava dormendo mentre mi raccontano delle due precedenti serate a Milano e Bologna. Il front man è, mentre mi dice di Milano, impegnato a caricare un video sul loro canale Instagram.

Sacha ha un paio di mutande con un fungo di fronte al pacco e si dimena di fronte ad un vetro da cui si intravedono i passanti. Mi dicono che dopo il concerto si son voluti divertire e hanno fatto un po’ di casino (a vedere il loro Instagram e considerando che lo hanno fatto anche a fine concerto, sembra una “cosa” questa del balletto mezzi nudi che gli piace fare).

 

Stereolab, Air, Kraftwerk sono solo alcuni dei nomi di grandi gruppi che vi sono stati accostati. Voi cosa ascoltate e da chi prendete maggiormente ispirazione?

Gli Stereolab non li conosciamo, mentre ascoltiamo molto i Kraftwerk e i Velvet Undergound. Inoltre ci piace La Bambola, di Patty Pravo, degli anni ’60.

 

Nel vostro nuovo album Mystère, come nel precedente Psycho Tropical Berlin, si leggono testi surreali sull’amore. C’è un concept che guida l’intera opera?

Vogliamo fare della buona musica. Con il nostro stile. E la maggior parte del tempo si, parliamo di amore verso le donne.

 

La copertina di Mystère è realizzata da Tanino Liberatore. Come siete entrati in contatto con uno dei nomi storici del fumetto italiano?

Siamo dei grandi fan di Tanino, che sappiamo essere italiano. Vive a Parigi ed abbiamo un amico in comune e sapeva che volevamo lavorare con lui. Eravamo un po’ nervosi all’idea di chiamarlo, perché sappiamo che è uno serio, un vero artista. E alla fine lo abbiamo chiamato ed è stato molto disponibile. Lo abbiamo incontrato al suo studio e gli abbiamo detto che ci sarebbe piaciuto che ci facesse la cover dell’album. Ed ha accettato. È stato lui a creare il personaggio della ragazza.

 

La Femme 2

La copertina realizzata da Tanino Liberatore per il nuovo album dei La Femme, Mystère

 

Anche in Italia è molto apprezzato…

Ah si? Mio padre mi ha mostrato i fumetti di quando era piccolo, questa è la ragione per cui lo conosco. Un altro disegnatore che apprezziamo molto è Manara e i suoi ritratti di donne.

 

Che altro vi piace dell’Italia?

Cibo e donne.

 

Dai puoi fare meglio, ne sono sicuro…

L’architettura. Firenze è bellissima. Ma si, credo che cibo, donne e architettura sono le tre cose principali. Anche l’atmosfera, la “dolce vita”. Una volta siamo stati con alcuni amici italiani in uno spazio pubblico a dare i voti alle ragazze, da 1 a 10.

 

Nella vostra musica si possono sentire lontani rimandi a Plastic Bertrand, autore cult di Ça Plane Pour Moi. Cosa amate della scena punk/new wave francese?

Non so, credo la buona energia e anche le buone canzoni che vengono prodotte. Nella scena underground punk ci sono davvero moltissimi bravi artisti francesi che non sono per niente conosciuti. Dunque è un fenomeno interessante perché è qualitativamente molto sviluppato ma rimane comunque piccolo.

 

La Femme 3

I La Femme

 

Lo scorso anno siete andati in tour insieme ai Red Hot Chili Peppers. Cosa vi ha lasciato questa esperienza?

È stato davvero imponente e intenso. È stato interessante vedere come una band di quelle dimensioni lavora. Sai, nel team hanno 80 persone e passa, hanno più di 6 pullman, un jet privato e altre cose così. E anche i palchi su cui suonano sono solo all’interno di grosse arene che possono ospitare migliaia di persone.

 

E come vi siete sentiti ad aprire i loro concerti?

È stata una bella esperienza che ti obbliga ad essere molto professionale, a rispettare i tempi.

 

E preferite suonare di fronte a mille persone o quindici mila?

Il problema con i grandi pubblici è che l’energia si dissipa maggiormente. Per esempio stasera alla Flog suoneremo di fronte ad un migliaio di persone, l’energia sarà sicuramente maggiore che di fronte ad un grosso pubblico e sarà più facile catturare l’attenzione del pubblico. Un’altra cosa che è difficile quando apri per una grande band è che le persone sono venute per sentire i Red Hot Chili Peppers, non per sentire te, dunque non è facile far impazzire il pubblico. A volte vogliono solo che tu finisca, per sentire gli headliner, a volte invece si scaldano e si crea una bella connessione col pubblico. È una bella sfida.

 

Invece per questa data fiorentina avete scelto gli Aquarama come band di supporto. Come li avete conosciuti?

Conosciamo Dario, il frontman di Aquarama. È lui che ci ha portato a Firenze 3 anni fa e da lì siamo rimasti in contatto e diventati amici. Ci siamo totalmente innamorati di Firenze e della gente di qua. È la prima volta che li sentiamo live, abbiamo ascoltato qualcosa del nuovo album, e ci è piaciuto molto quello che fanno, gli auguriamo il meglio!

 

Ou Va Le Monde, dove va il mondo, è il titolo di una delle canzoni del nuovo album Mystere. Verso quale direzione sta andando secondo voi il mondo? 

È difficile da dire, non lo so bene. Credo che stiamo andando verso un qualche punto di non ritorno, siamo fottuti. Ma allo stesso tempo possiamo ancora divertirci, dipende da quanto ci mettiamo a mandare tutto a puttane. Credo che per la nostra generazione saremo più o meno ok, ma per le generazioni che verranno la situazione sarà più difficile. Qualche persona di merda ha rovinato tutto, dunque è positivo vedere come altre persone cercano di fare cose buone, che ribilanciano il mondo: qualcuno vuole tornare alle origini, e piantare verdure e vivere bene a contatto con la natura, mentre ad altri non frega niente. Alcune persone hanno fatto davvero dei grandi progressi con la tecnologia.

 

Quanto la tecnologia cambierà il vostro modo di fare musica?

Molto. Lo sta già cambiando a dir la verità. Con i computer il processo creativo è completamente diverso. Ma non faremo vincere i robot, continueremo a far musica dal vivo con chitarre e che si possa ballare.

 

Qual è il prossimo grosso progetto?

Saremo per lo più in Europa quest’estate, ad alcuni festival, poi faremo un altro tour in ottobre e ci fermeremo un po’ per registrare un po’ di nuovo materiale.

 

Passerete per Barcellona?

Saremo anche ad un festival francese a Barcellona, a giugno.

 

Ci vedremo lì. 

 

Intervista scritta da Daniele Minucci

e realizzata da Iacopo Tonini

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