Kendrick Lamar esce con il suo nuovo album DAMN.

Sul nuovo album di Kendrick Lamar si è già parlato davvero tanto, forse troppo. L’hype al momento dell’uscita del disco era talmente alto che poi è andata a finire nel peggiore dei modi. La musica è passata in secondo piano, per fare spazio a stories da Instagram, cinguettii vari e sedicenni completamente a caso che si sono persino presi la bega di caricare video su Youtube in cui descrivono una ad una le tracce dell’album.

Il mio umile pensiero è che ad un artista, seppur ormai affermato come Lamar, non possa piacere tutto questo. Il baraccone mediatico e social ha preso il sopravvento sulla musica, ma a questo punto la domanda sorge spontanea: tra un mese cosa rimarrà di tutto questo?

 

 

DAMN è un bell’album, sicuramente non il migliore di Lamar, ma che vede comunque il rapper di Compton ispirato e sincero. Poi vabbè ci sono i featuring, che a pensarci bene sono anche la parte migliore dell’album, ed è normale che sia cosi quando decidi di chiamare in studio con te due amichetti a caso, gente del calibro di Rihanna, gli U2 (???)Anthony “Top Dawg” Tiffith, DJ Dahi, Mike Will Made It, Sounwave, Zacari, Kid Capri, Thundercat Kamasi Washington (!!!). Perciò non c’è neanche da stupirsi se nel disco pop, soul, trap-hiphop, jazz e elettronica si fondono tutti insieme, facendoci esclamare DAMN!, esattamente come nelle intenzioni di Lamar.

 

C’è chi dice che quando un rapper arriva a comporre un album quasi interamente composto da featuring significa che probabilmente è arrivato al capolinea (almeno per quanto riguarda contenuti e argomenti). Beh allora, verrebbe da pensare, caro Kendrick è giunto il momento dei saluti.

Io la penso diversamente, nell’album i contenuti ci sono eccome. I testi di Kendrick Lamar parlano di religione, di vita, di morte, soldi e ovviamente di tutta la scena hip-hop che ci circonda. Gioca con le parole come ha sempre fatto, autoproclamandosi miglior rapper in circolazione.

 

 

Che Kendrick Lamar fosse un tipo un pò strano comunque già lo si era capito e forse, dopo aver ascoltato DAMN più e più volte, il dubbio che ci assale è che l’apice artistico sia stato già toccato con To Pimp A Buttefly. Ma il mio pensiero, cosi come quello di molti, ritengo sia stato condizionato troppo da tutto ciò che abbiamo visto e sentito a proposito di DAMN prima ancora che il disco effettivamente uscisse. Nella musica l’attesa non sempre amplifica il piacere. Perciò per una volta il mio consiglio è di lasciar perdere le recensioni e di ascoltarvi il disco. Chissà, magari per una volta riuscirete a farvi un’idea vostra.

 

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