La ''solita'' Italia, il Parlamento e il Salone Margherita, nuovi e vecchi personaggi, con un sempre grande Stefano Accorsi. Il 1993 è tornato.

Che anno pazzesco il 1993. Pieno di avvenimenti, pregno di innovazione culturale, popolare, storica. Che anno, quello che segnò, a conti fatti, il vero inizio dell’epoca contemporanea, quando alla Casa Bianca si insediò Bill Clinton, dopo dodici anni repubblicani, qualche mese prima dell’attentato nel parcheggio sotterraneo del Word Trade Center. Oppure, come non ripensare al premio Nobel per la pace andato a Nelson Mandela, e ancora a Jurassic Park e Philadelphia che uscivano nelle sale. E poi la musica, così colorata e freak, così fresca e nuova, con i Counting Crows e i Radiohead che incidevano il loro primo album, con Haddaway che con la hit ‘What is Love’ faceva ballare mezzo mondo. Che anno pazzesco il 1993, quando sotto l’Hotel Raphael a Roma usciva sotto una pioggia di monetine (e insulti) il segretario del Psi Bettino Craxi, a seguito della non autorizzazione a procedere, da parte della Camera, nell’inchiesta di Mani Pulite. Parte proprio da qui, da quella sera del 30 aprile, 1993, seguito di 1992, la serie targata Sky e realizzata da Wildside suddivisa in dieci episodi (due a serata), in onda il martedì su Sky Atlantic e Sky Cinema Uno.

 

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Stefano Accorsi è il protagonista di 1993

 

Diretta da Giuseppe Gagliardi, scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo – ma nata da un’idea di Stefano Accorsi –, la serie riprende naturalmente il file rouge che lega gli eventi di Tangentopoli e Mani Pulite, concentrandosi poi sugli aspetti che videro nascere la così detta Seconda Repubblica, con l’annessa ”scesa in campo” di Silvio Berlusconi e la ”sua” Forza Italia. Ed è qui che, da quello che abbiamo visto nei primi due episodi, la serie diventa un libro storico – giustamente e minuziosamente romanzato a livello di fiction – su uno dei periodi italiani più delicati, con l’affermarsi di una controcultura popolare in balia del piccolo schermo fatto di paillettes e salotti impolverati, in cui l’annesso trampolino di lancio con direzione parlamentare era costellato da politici che andavano (con l’uso del passato applicabile anche ad oggi) a braccetto con starlette ormai eclissate. La confezione che tiene incollate poi tutte le varie vicende dei machiavellici personaggi – ritroviamo il Leonardo Notte interpretato da Accorsi, affiancato dalla bravissima Miriam Leone nei panni di Veronica, e con Domenico Diele in quelli del commissario Pastore, fedelissimo del magistrato Di Pietro con il volto di Antonio Gerardi, senza dimenticare la Bibi di Tea Falco, il coriaceo e leghista Guido Caprino alias Pietro Bosco e le new entry di spicco, come Laura Chiatti, Paolo Pierbon e Vinicio Marchioni, rispettivamente Berlusconi e D’Alema – è di quelle di altissima fattura, confermando (e perfezionando) l’ottima annata del ’92.

 

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In 1993 si vedrà anche l’ascesa al potere di Berlusconi

 

Qui, un anno dopo, la tratta che influisce e confluisce nell’escalation delle azioni è un ping pong che ribalza tra Milano e Roma, tra Roma e Milano, con le stanze del potere che mutano e assistono all’andirivieni di quello che oggi è divenuto, dolentemente, il nostro bagagli(n)o socio-politico. In fin dei conti, ciò che è stato fa parte del percorso di nascita e morte di una repubblica (qualcuno direbbe o non direbbe) tanto complessa quanto semplice, dove religione e magia diventano la medesima cosa, dove spettacolo e populismo si fanno manifesto di un anno che avrebbe cambiato il fiume storico delle decisioni cruciali. Come quelle prese, a caldissimo, dopo una finale di Champions League, persa beffardamente contro un Marsiglia dalla filosofia pragmatica e opportunista. Che anno pazzesco, il 1993.

 

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