C’è chi decide di fare musica nel suo modo, nel suo mondo, nel suo stile, senza sottostare. Lisa Germano ne è un esempio perfetto.

La stanza dei musicisti sottovalutati del nostro tempo è piuttosto affollata. Questo perché ci si aspetta sempre che un disco venda milioni di copie, che venga recensito ottimamente dal Rolling Stone, che raggiunga le vette della classifica, che venga passato dalle radio senza soluzione di continuità. Eppure (e in certi casi aggiungo fortunatamente) non è sempre così che deve andare.

Eppure c’è chi decide di fare musica nel suo modo, nel suo mondo, nel suo stile, senza sottostare. E questo spesso  significa fare una musica di qualità, rivolgersi a un mercato ridotto, purtroppo a volte vivere di qualcos’altro oltre che di musica. Perché l’urgenza non è il semplice edonismo, ma è quella di suonare, ispirarsi, emozionarsi e condividere l’emozione. Inseguire l’energia.

 

Nella stanza dei musicisti sottovalutati del nostro tempo c’è anche Lisa Germano, piccolo fenomeno musicale degli anni Novanta, sconosciuta ai più, nonostante il suo talento compositivo e la sua sensibilità visionaria. Quello di Lisa Germano è un mondo a sé stante, esattamente come quello di tutti i grandi cantautori, non la si riesce ad inquadrare e ad inscatolare in formati standard.

Piccole grandi sfortune di produzione e distribuzione, unite a una voglia di preservare il suo talento senza darlo in pasto alle mode del momento, hanno determinato la sua carriera musicale, che in punta di piedi, continua tutt’oggi, senza però aver mai ricevuto il riscontro che si merita.

 

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Nella stanza dei musicisti sottovalutati del nostro tempo c’è anche Lisa Germano

 

Lisa Germano nasce il giorno di Capodanno del 1958 a Mishawaka, in Indiana da una coppia di musicisti.  Terza di sei figli, grazie all’ambiente familiare musicalmente attivo,  inizia a studiare violino da giovanissima. Si specializza poi negli strumenti a corda, prediligendo i generi country e folk. Intorno ai 18 anni, stanca della musica classica cerca di virare verso altri generi, ma non le piace la propria voce e non vuole certo diventare una cantante. Giovanissima si sposa  a 20 anni e lascia momentaneamente l’ambiente musicale, per riapprodarvi otto anni dopo, con un divorzio alle spalle.

 

Sulla scena musicale quindi rientra molto più tardi, alla fine degli anni ’80. Kenny Aronoff, il batterista del compositore americano John Cougar Mellencamp la scova in un country bar  e la presenta allo stesso Mellencamp, che  in quel periodo stava cercando una violinista che potesse supportarlo nel suo tour. Il compositore e musicista americano stava riscuotendo un discreto successo, dopo essere entrato nella top 10 delle classifiche americane. Aveva quindi messo su una band di tutto rispetto che nel 1988 la rivista Rolling Stone ha definito “una delle band più potenti e versatili che siano mai state create“.

 

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Lisa Germano lasciò momentaneamente l’ambiente musicale, per riapprodarvi otto anni dopo, con un divorzio alle spalle

 

Non è un caso che fosse stata chiamata per aggiungersi al gruppo anche Lisa Germano. La sua carriera inizia ufficialmente da lì, collaborerà con Mallencamp per i successivi 7 anni suonando nei dischi Big Daddy e Lonesome Jubilee.

Lo stile è tutt’altro che accademico e si dimostra subito versatile, fluido e ricco di spunti melodici. Questo è solo il primo di un lunghissimo percorso di collaborazioni incredibili. Subito dopo Mellencamp, collaborerà con Simple Minds, U2, Johnny Marr, Eels, David Bowie, Iggy Pop, Ed Harcourt, Yann Tiersen, Sheryl Crow, Tracy Bonham, Craig Ross, Billy Joel, artisti che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro.

 

Lisa registra soltanto nel 1991, a trentatrè anni il suo primo album, On The Way Down From Moon Palace per l’etichetta Major Bill, scrivendo tutti i pezzi e suonando tutti gli strumenti.

I brani strumentali, soprattutto la title-track e Screaming Angels, in cui lei suona da sola violino, chitarra, mandolino, piano, fisarmonica, sono pezzi che oscillano fra new age, musica classica e country.

 

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I primi brani di Lisa Germano sono pezzi che oscillano fra new age, musica classica e country

 

I pezzi cantati invece fanno leva sulla sua voce fragile e vellutata, che non ha il classico timbro nasale delle interpreti country ma neanche  il boato roco delle interpreti gospel.  E’ tutto più intimo e a portata di mano. Ad accentuare il senso di vulnerabilità è un arrangiamento ridotto ai minimi termini. Quelli del Moon Palace sono pensieri più che canzoni. Lisa Germano trova la sua vocazione in timidi pezzi come Hanging With A Deadman e Cry Baby, caratterizzati da un ritornello  appena bisbigliato, che svolta inaspettato in armonie quasi silenziose, suonati quasi tutti in solitario.  Si cambia stile poi con il  blues-jazz notturno di Blue Monday e la filastrocca per banda paesana di Bye Bye Little Doggie.

 

Il modo spettrale in cui racconta i drammi quotidiani delle donne è al tempo stesso commovente e spaventosamente malinconico. Al centro della sua scrittura ci sono relazioni difficili e controverse, il ruolo della donna nelle piccole comunità di provincia, fino all’incubo noir di Riding My Bike (He followed me home/ He knows where I live/ He knows my name/ He followed me home/ He knows my name) dove Lisa usa solo il mandolino e colpi di tamburo in lontananza.  C’è ancora la scia del modello folk Mellencamp nel disco, come nei brani Guessing Game e Dig My Own Grave ma il tutto, nonostante sia un “debutto” musicale, è debitamente filtrato da una forte personalità musicale.

 

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Il debutto di Lisa Germano è debitamente filtrato da una forte personalità musicale

 

Lo stile della Germano mostra subito fattezze gentili, ricercate, inedite e Moon Palace passa alla storia come uno dei dischi più originali e creativi del canto d’autore del momento.

Nonostante le scarse vendite, il disco attira l’attenzione della Capitol Records, con cui pubblicò il successivo Happiness, nel 1993.

Happyness è un disco che, abbandonati i residui di country-folk dell’esordio, si permette sterzate più rock, come in You Make Me Want to Wear Dresses, Happiness, Sycophant, Energy, Puppet, These Boots Were Made For Walking, Everyone’s Victim.

 

Happiness rimane l’album più energico della discografia e segnerà anche l’inizio di un avvicinamento verso spazi sonori più dreamy. Nel lento incidere di Bad Attitude c’è tutta la musica della Germano: chitarre effettate, violino immancabile, batteria cadenzata, voce sussurrata, testi sarcastici ( You wish it was sunny, but it’s not…hahaha/ The sun will come out the day after tomorrow..haha […] You wish you were pretty, but you’re not…hahaha/ But your baby loves you, he tells you so all the time). Un disco importante, con continui cambi di ritmo e ambientazione, come un castello musicale dalle mille stanze, ogni stanza è un discorso a parte.

 

 

Sycophant è un’altra efficace scenografia psicologica, con la voce che si sdoppia e si triplica nel finale e la presenza del  piano va a  marcare una melodia eterea. Su You Make Me Want to WearDresses e Breathe Across Texas la parte del leone la fa il violino, ispirandosi ad arie celtiche nella prima e echi di romanticismo classico nella seconda. Once Around The World è un girotondo pensieroso che anticipa le atmosfere più dreamy del disco successivo Love Circus e la title-track, con quell’ intro e il suono di chitarra quasi shoegaze sarà un giusto lasciapassare per un approdo all’etichetta  4AD.

 

Non soddisfatta dalla produzione della Capitol, recise il contratto con essa, per accasarsi con la più piccola 4AD Records. La 4AD è un’etichetta indipendente britannica che ha pubblicato gruppi importanti della scena new wave degli anni ‘80 come i Cocteau Twins o i Dead Can Dance. Nel 1994 con questa nuova produzione esce l’album Geek the Girl, per molti critici il suo capolavoro nonché uno dei dischi più importanti del periodo.

L’album è un romanzo di formazione musicale a tratti  nichilista a tratti infestato dalle insicurezze e dai fantasmi di una donna che ripercorre le angosce, i problemi, le paure incontrate lungo il percorso che porta dall’adolescenza alla maturità, tematiche fino a quel momento perlopiù trascurate dal rock. Non è un caso che sia proprio questo il suo disco più conosciuto e amato.

 

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La copertina di Geek the Girl, l’album capolavoro di Lisa Germano

 

La chitarra elettrica  è grave, sporca,  quasi sempre in bassa fedeltà e la voce affianca scarni arrangiamenti, minimali, ma sufficienti a raccontarti una vicenda personale. Tutti possono riconoscersi nelle parole, nelle impressioni e nelle paure di questa geek, che altri non è se non un’ironica incarnazione dell’artista. Le note di copertina lo dicono chiaramente: questa è la storia di una ragazza che non riesce a rapportarsi con il mondo esterno, vittima delle proprie paure e insicurezze, ma che forse crede ancora nella possibilità di rivalsa contro un sistema intrecciato di incomprensioni.

 

Il disco è un grande classico, e come tale è molto  slegato dagli schemi. Il terzo album dell’artista di Mishawaka rappresenta uno dei maggiori sforzi autoriali degli anni Novanta: un gioiello ibrido capace di raccogliere il rock alternativo di fine anni Ottanta e riproporlo in una chiave personalissima a tratti slowcore e un po’ dream pop.

 

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Il terzo album dell’artista di Lisa Germano rappresenta uno dei maggiori sforzi autoriali degli anni Novanta

 

Trouble, cupa traccia dream-folk a base di piano e basso racconta la necessità di superare le proprie paure a qualunque costo, mentre in Geek the Girl,  spunta per la prima volta un ritmo con bassi e delay , seppur essenziale.

My Secret Reason è l’accettazione del male (In my secret reason, my secret reasons/ If no one’s right and no one’s wrong/ In between this we are learning much about evil, it’s just evil), mentre il momento più nero del disco è la terrificante A Psychopath. Ritmica esangue, un fraseggio greve di violino, poche parole cantate alternate alla registrazione di una telefonata al 911 americano, dove una donna urla la testimonianza del proprio stupro.

 

E ancora, la cupa auto-ironia di Cancer Of Everything (This is a happy song/ ‘Cause I want cancer of everything, yeah right / And if I fall down in a face of scars, I get attention) avvicina alla chiusura dell’album, tra  speranza e  presagio con A Guy Like You e Stars.

 

 

A fare da intermezzo ai pezzi si ripete un  motivetto siciliano totalmente fuori posto, leitmotiv surreale  che rende l’atmosfera ancora più straniante.

Rolling Stone chiude la sua recensione  del disco con un “unforgettable” e la rivista Spin con un profetico “some may find it depressing.  But that’s because it’s pushing their buttons- and revealing things they don’t want to see“. A dispetto del positivo riscontro critico, ritardi nella distribuzione compromettono l’effetto commerciale e il disco non vende molto. Quando il disco si trova finalmente negli scaffali dei negozi, molti avevano già dimenticato le recensioni. Il dado è però tratto e il destino di Lisa rimane incastrato in questo destino avverso.

 

Con il quarto album Excerpts From A Love Circus, sempre prodotto dalla 4AD nel 1996, Lisa attenua la componente più spigolosa e noir e tira fuori dal cilindro una serie di pop songs dalle vaghe atmosfere oniriche. Questi estratti dal circo dell’amore sono i pensieri di storie ed affetti che si rincorrono, si intrecciano e si tradiscono l’un l’altro.

 

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Con il quarto album Excerpts From A Love Circus Lisa attenua la componente più spigolosa e noir

 

Anche i testi  si addolciscono e Lisa esplora le mille risorse delle relazioni umane, come l’ironica I Love A Snot (Shaky shaky thoughts/ Each and everyone/ When I am with you /Run tubby, run to) o Small Heads (The world revolves around you/ But it revolves around me too/ So how could we see the same one).

 

Certo Lisa Germano non potrà mai essere una indie girl superficiale, i fantasmi interiori e le paure verso il mondo circostante tornano anche qui. We Suck è una confessione di sfiducia verso gli uomini e l’incomunicabilità tra i sessi e con il pezzo Victoria’s Secret, si rincara la dose (si riferisce al catalogo ricolmo di bellissime donne in lingerie) è il chiaro segnale di tristezza per un mondo sempre più attratto dalla bellezza perfetta quanto finta. Le fotografie stampate delle modelle salutano Lisa e quante non riescono ad essere così perfette, in un sarcastico e ipotetico dialogo (She says you are ugly I am pretty / Your man wishes you looked like me).In un tempo in cui il corpo e il sesso è così mercificato e onnipresente, la vera sensualità sembra passare in secondo piano.

 

Lisa Germano non potrà mai essere una indie girl superficiale

 

L’altro grande protagonista del disco è Miamo-tutti, l’amato gatto di Lisa, che torna a più riprese, con dei brevi intermezzi tra un brano e l’altro, miagolando e facendo le fusa, aggiungendo una nota ancora più casalinga a tutta la composizione.

L’album Slide uscì nel 1998 sempre per la 4AD Records e non ebbe un grande riscontro, tanto che Lisa decise di recidere il contratto. Si trasferì a Los Angeles,  e iniziò a lavorare come commessa in un negozio di libri, continuando comunque a comporre e a collaborare con altri musicisti.

 

Gli album successivi: Lullaby For A Liquid Pig , In The Maybe WorldMagic Neighbor furono prodotti dalla Young God Records e non fanno che aggiungere un tassello importante alla sua carriera compositiva. Ma è con No Elephants, uscito nel 2013, che Lisa distoglie lo sguardo da sé stessa e si apre al mondo. Ci sono infatti, incastonati nei vari brani,  inserti di registrazioni di versi di animali, sono un invito a  prendersi un po’ di tempo per ascoltare le esigenze del nostro pianeta e provare a ritrovare con esso un equilibrio.  Suoni di campanacci di un gregge in lontananza, il ronzare di uno sciame d’api e quel persistente cinguettare di uccelli che ci scorta fino al concludersi di Strange Bird (per l’appunto) pare che l’intero regno animale abbia voluto unirsi in coro e ammonire l’essere umano che non lo rispetta.

 

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La copertina di No Elephants

 

Il disco però si concede un messaggio di speranza: non smettere di lottare per un domani diverso, possibilmente migliore, che l’autoanalisi è importante quanto prendere un respiro e guardare oltre. Ad ogni modo, è tangibile la dimostrazione che anche con questo lavoro Lisa Germano sia, con oltre vent’anni di carriera alle spalle, nella posizione privilegiata di poter lanciare sfide, ancora una volta.

Solo i migliori riescono a trasformare una montagna di paure esistenziali in un tripudio di suoni nei quali ritrovarsi.

 

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