Lindsay Lohan, la teen star ribelle.

«Allora, mi raccomando, una volta che sarai dentro non parlare troppo di suo padre, della sua infanzia nella pubblicità e nella moda».

«In realtà, in realtà…», provo a farfugliare qualcosa ma vengo subito interrotto e spinto in una stanza adiacente alla hall dell’albergo: sui muri bianchi, fastidiosamente bianchi, ci sono quattro maxi schermi spenti.

 

«Ovvio, potrai chiederle – e mi raccomando quando lo farai sii delicato – della sua infanzia. Capisco che ai giornali serva una storia strappalacrime per vendere, ma ti prego, ti prego, non essere stucchevole e, soprattutto,» scandisce così tanto il “soprattutto” che temo si possa slogare la lingua da un momento all’altro, «non essere superficiale. Bello, è di una persona che stiamo parlando».

Detto questo l’assistente della star mi chiude la porta, bianca, in faccia, lasciandomi solo in questa specie di stanza eterea ma senza le statue e i dipinti del film di Kubrick.

 

Non pensavo che in un hotel di lusso potesse esistere una stanza del genere per noi giornalisti. Si, quali giornalisti? Sono l’unico in questo posto.

Quei pagliacci nella hall si staranno mangiando le mani e sparlando del sottoscritto, bastardi.

Magari pensano pure sia felice di essere qui, certo, come no.

Sognavo di diventare un nuovo e migliore Dave Eggers (autore di The Circle) e devo intervistare una teen star: Lindsay Lohan.

Lindsay Dee Lohan è nata il 2 luglio 1986, figlia di Dina Lohan (sua manager) e Michael Douglas Lohan Sr., un operatore finanziario di Wall Street.

 

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Lindsay Lohan è nata il 2 luglio 1986

 

Ok, questo è l’inizio degli appunti. Forse devo partire dal suo inizio come modella alla Ford Model Agency a soli tre anni.

A quanto pare si è fatta notare da subito per le sue doti attoriali.

Sì, certo, la nuova Bette Davis. Ma come fai a capirlo con due copertine di Vogue o Elle?

Che appunti inutili, forse avrei dovuto vedermi il film che le ha fatto vincere un MTV Movie Award. È stata la rivelazione dell’anno appena passato, il 2004.

Il film è Freaky Friday (Quel pazzo venerdì), ah, sì, avevo visto la replica del film originale con Jodie Foster. Carino, carino.

Jamie Lee Curtis è stata nominata al Golden Globe; certo che è stato nominato a parecchi premi questo film: Young Artist Awards, Teen Choice Awards, Satellite Awards, BMI Film & Tv Awards, e la lista continua.

 

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Lindsay Lohan e Jamie Lee Curtis in Quel pazzo venerdì

 

Ciao, mi chiamo Lindsay Lohan

Oddio è qui! Raccolgo in modo frettoloso e confusionale i fogli e li rimetto nella cartellina.

«È un piacere conoscerla miss Lohan, sono…», non faccio in tempo a stendere la mano e non c’è nessuno. Mi guardo attorno e il maxischermo alle mie spalle è accesso.

“Ciao, mi chiamo Lindsay Lohan”, lo schermo alla mia sinistra si è acceso.

“Ciao, mi chiamo Lindsay Lohan”, ora quello a destra.

Infine il quarto. Tutti si bloccano allo stesso punto. Chissà chi ha fermato i video.

 

Il faccione rassicurante e lentigginoso dell’attrice mi si para davanti, dietro e attorno: ha gli occhi di un bel taglio felino, non molto grandi, forse sono ancora nascosti dai residui dell’adipe adolescenziale. Con questo non sto dicendo che è grassa, anzi. Dicevo, ha gli occhi di un bel verde, a seconda della luce sembrano verdeazzurro, con delle piccolissime macchie scure sull’iride come Stockard Channing.

I capelli sono rossi e con delle meches bionde, orribili, per colpa di questa orribile moda. Il rosso è vero, forse perché sua madre ha origini irlandesi (ma è per metà italiana).

“Sono nata il 2 luglio…”, ripartono i video e questa volta all’unisono.

Devo rivedere gli appunti, tra poco arriverà.

La carriera cinematografica è iniziata a dodici anni, nel 1998, con Genitori in trappola. Sì, me lo ricordo. Era il film con Dennis Quaid, carino dai. Ovviamente è un altro remake, l’originale si chiamava Il cowboy col velo da sposa.

 

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La carriera di Lindsay Lohan è iniziata a dodici anni, nel 1998, con Genitori in trappola

 

Possibile che negli ultimi anni il cinema si limiti a riciclare a spacciare per nuovi film degli anni ’60?

Alzo lo sguardo e vedo le foto di famiglia di Lindsay Lohan coi genitori e i tre fratelli più piccoli: Michael Jr. Aliana e Dakota.

Ma quanti sono? Quasi quanto i Coppola.

Ora Lin parla della sua infanzia, di come i suoi genitori abbiamo deciso di divorziare quando aveva tre anni. Ma, ehi, attenzione, sono tornati insieme anche se, a quanto pare, si stanno per separare di nuovo. Micheal Lohan Sr. è stato appena condannato a quattro anni di carcere. Dopo i tre già scontati tra il 1990 e il 1993. A quanto pare c’è stata una lite domestica col cognato il giorno della comunione di Dakota e poi un incidente per guida in stato ebbrezza.

 

Anche questa ragazza alta 165 cm, con parte del viso obnubilato di graziose lentiggini, è vittima di una famiglia disfunzionale; come per la maggior parte dei teen idol.

Chissà cosa si cela dietro le copertine patinate di una rivista per adolescenti e ragazzine in età prepuberale.

Sono ovunque, allucinante, delle macchine da guerra costruite dall’industria culturale.

Speak è il mio primo album, è diventato disco di platino”, le quattro Lohan continuano a parlare, incessantemente.

Se non posso insistere troppo sulla figura del padre sicuramente posso puntare sulla poliedricità di Lindsay.

 

 

L’album smaccatamente pop lascia presagire una continuazione nell’ambito musicale?

Ciò che è certo è che al momento la ragazzina di Long Island è un’attrice. Un’attrice brava secondo la critica.

Mean Girls, il film diretto da Mark Waters e sceneggiato dalla comica Tina Fey, è un successo mondiale.

Non paga di Freaky Friday Lindsay Lohan è diventata la Molly Ringwald di questa generazione.

No, no, no devo prepararmi, non ho tempo per ascoltare il singolo Rumors.

Fortunatamente la porta si apre: è l’assistente che, trafelato, si appoggia al pomello guardandomi stralunato.

«Ehi, bello, hai sentito? Il video di Rumors ha vinto gli MTV Video Music Awards. Chiedile del premio ma, e stai ben attento, non far parola del fiasco di Herbie, il super maggiolino e del Razzie Awards a LiLo».

«Cosa? Non ho sentito niente! Quel film non doveva uscire prossimamente?», ma è troppo tardi si è richiuso la porta alle spalle.

I quattro video ripartono dall’inizio e, febbrilmente, controllo i miei fogli.

Razzie Awards, no qui non c’è niente!

 

Sugli schermi di nuovo Lindsay sulle copertine di moda, lei che parla della sua infanzia turbolenta, delle liti tra i suoi; della soap opera Destini; del contratto con la Disney per tre film; la collaborazione con Tyra Banks nel film tv La mia amica speciale; del non troppo apprezzato Quanto è difficile essere teenager; la candidatura per lei e la collega Jamie Lee Curtis; la storia con l’attore di That ‘70s Show Wilmer Valderrama (facendo un cameo nello show della FOX); il successo di Mean Girls; e il Razzie Award per Herbie e, udite udite, della fortuna di poter collaborare con un regista del calibro di Robert Altman in Radio America.

Ma come!?

Nella sua filmografia non compare niente di tutto questo!

«Senti, ti hanno già detto di non essere troppo duro per l’incidente d’auto

Il tirapiedi di Lindsay è di nuovo nella stanza, ma sempre sulla soglia, col fragore dei quattro video non l’ho sentito arrivare.

«Io non ne so nulla! Quale incidente d’auto? Quello del padre?».

«Cerca di capire, la signorina Lohan vuole parlare dei suoi 45 giorni di riabilitazione in California, soprattutto per aiutare i più giovani a non commettere gli stessi errori e bla bla bla, ma non devi farne il punto focale del pezzo», e allarga le braccia alzandole in aria muovendo le mani freneticamente. Indica il nulla, sta affogando nelle sue stesse parole.

 

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Lindsay Lohan, gli arresti e il rehab

 

«Stai calmo, un momento. Un momento. L’ufficio stampa non mi ha parlato di queste stronzate», mi avvicino alla porta. Tutta la situazione mi sta stufando e le voci di ben quattro Lohan mi rincoglioniscono.

«Stai fermo, lì, a cuccia. Lei sta arrivando», si guarda alle spalle e, in questo preciso istante mi manca un po’ il fiato. L’intervista sarà un disastro e non riuscirò mai a ripagare i debiti universitari.

«Sorvola sugli 84 minuti di prigione dello scorso novembre», i suoi occhi sono sempre più stralunati.

«Novembre 2004?»

Gli occhi stanno per schizzare in tutta la stanza. Ricorda troppo Schwarzenegger in Atto di Forza.

«2007!»

«Senti ciccio, cosa stai dicendo? Mi sbatti qui, in una stanza fottutamente bianca con quattro megaschermi che continuano a parlare…», e mentre digrigno i denti mi arriva la voce di Lindsay Lohan che parla dei 14 giorni di carcere, scontati nel 2010, per avere violato la libertà condizionale.

 

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Lindsay Lohan ha scontato 14 giorni di carcere nel 2010, per avere violato la libertà condizionale

 

«No,» e batte una mano sulla superficie liscia della porta, «tutto è iniziato nel 2007, seguimi: prima è stata arrestata per un incidente d’auto e condannata per possesso di coca; poi di nuovo problemi per guida in stato di ebbrezza (due volte), e poi, nel 2009 per non avere partecipato alle sedute di terapia. Ci sei?».

«No, e non m’interessa più. Voglio parlare con Lindsay Lohan».

Sbatte la porta senza lasciarsi sfuggire la possibilità di sbuffare bile in mia direzione.

Torno a guardare i video in cerca di una risposta, una qualsiasi.

Dopo Bobby di Emilio Estevez la sua carriera è nel pieno di una parabola discendente: Il nome del mio assassino, Donne, regole… e tanti guai! Tra i titoli l’unico degno di nota Incinta o… quasi.

Lindsay sembra aver perso il tocco magico, anche nelle scelte. Però, sembra felice con…la sua ragazza, ma dai: la dj inglese Samantha Ronson. Ma, ehi, è già finita.

 

«Allora, devo dirtelo: è ancora scossa per aver perso il bambino».

Eccolo è tornato di nuovo, ma non ci pensa minimamente a entrare.

«Ha perso anche un bambino?», torno al centro della stanza dandogli le spalle. Non voglio più vederlo.

«Aborto, un aborto spontaneo come per la grande Marilyn Monroe. Aveva proprio ragione Paul ad accostarla alla Monroe».

«Paul?»

«Il grandissimo regista e sceneggiatore Paul Schrader. Non hai visto il film The Canyons? L’hanno presentato anche al Festival del cinema di Venezia!»

«Oh, no», sullo schermo davanti a me vedo la ragazzina lentigginosa a tratti sfigurata. Si è rifatta? Però gli occhi sono sempre quelli.

 

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Lindsay Lohan in The Canyons

 

«Ecco, la vedi? Quella è una scena del film con l’attore James Deen. Famosissimo nel mondo dei porno».

«Immagino».

«E lì è nel documentario sulla sua vita: Lindsay».

«Ma quella è Oprah!»

«Sì sì, lei crede molto in Lindsay. Dopo quella docu serie ha iniziato a lavorare in teatro».

«Addirittura?»

«Senti bello, lei è una vera attrice. Lascia perdere tutta quella storia degli arresti e degli abusi di alcol e droga. Ormai ha completato pure i servizi socialmente utili».

«Di cosa parlo? Sta con qualcuno ora?»

«Tutta la faccenda dell’ereditiere russo…»

«Ehm».

«Egor Tarabasov, un vero miliardario. Una vera piaga per LiLo, ora l’ha pure accusata di furto: ci sono di mezzo dei rolex d’oro e cose varie. Sorvola. L’ha sposato ma è stato un disastro».

E, come suo solito, alza i tacchi.

 

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Oprah crede molto in Lindsay Lohan

 

Mi giro verso lo schermo di destra dove LiLo racconta di quanto è stato difficile occuparsi dei genitori quando era solo una ragazzina. Lei era sempre al centro di litigi, sì, al centro, ma solo per separare i genitori.

E segue la carrellata di tabloid e titolo scandalistici: irrequieta è l’aggettivo usato con più facilità. Irrequiete sono quelle persone che non si accontentano delle cose così come sono.

Autodistruttiva è l’altro aggettivo.

In questa stanza priva di una logica spazio tempo mi chiedo: ma Lindsay Lohan recita ancora? C’è traccia di quel talento evaporato sotto il dolore di una chirurgia plastica di troppo?

Sick Note, LiLo interpreterà la figlia di Don Johnson nella serie inglese con una delle star di Harry Potter, Rupert Grint.

Finalmente!

Lo esclamo per sbaglio ad alta voce.

 

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Lindsay Lohan interpreterà la figlia di Don Johnson nella serie inglese Sick Note

 

«Sì, ecco bravo», urla dalla soglia l’assistente. «Parla di quello ma non di Dina».

«Perché no?»

«Dina Lohan sta per perdere la casa dove è cresciuta Lindsay».

«Debiti?»

«A quanto pare».

«Meglio così, non pensi?».

Riprende a ignorarmi parlando della carriera da modello di Dakota Lohan, però non m’interessa.

Se la radice di tutti i mali di Lindsay è la casa materna be’, allora è meglio perderla.

Torno a guardare lo schermo, l’unico posto in cui dovrebbe stare Lindsay Lohan.

 

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