A 150 anni dalla nascita di Luigi Pirandello, uno sguardo alternativo sul gigante della Letteratura.

Molti pensano che il web sia fatto solo di distrazioni, di vacuità dalle quali non possa uscire nulla di costruttivo, di profondo. Non è vero. Spesso la rete ci costringe a raccontare le storie in maniera più completa, più coinvolgente e, perché no, anche più divertente. Tocca a noi cogliere queste storie, annotarle e poi tramandarle, affinché non si perdano in quel territorio fitto di zone d’ombra che è la memoria degli uomini.

 

Cercherò di spiegare questa mia piccola intuizione partendo dal racconto di come un giorno, senza volerlo particolarmente, mi sono appassionato alla storia di Fausto Pirandello: figlio ultimogenito del noto scrittore e drammaturgo siciliano Luigi Pirandello, e grande dimenticato dell’arte. All’inizio, galeotto fu un piccolo trafiletto di giornale, che con l’oggetto della mia ricerca non c’entrava granché.

 

Fausto Pirandello 1

La famiglia Pirandello

 

Quando ho cominciato a raccogliere dati sulla sua vita mi trovavo in macchina, metà del corpo esposto a un sole cocente, in attesa che la mia ragazza terminasse il suo turno di lavoro. Nel momento in cui avevo incrociato il suo sguardo nello specchietto retrovisore, mi ero subito guardato le gambe accorgendomi che se non le sentivo più era perché frattanto le avevo sepolte sotto una caterva di piccoli foglietti pieni di decine e decine di informazioni sulla famiglia Pirandello. Erano vecchi scontrini, biglietti del parchimetro usati, volantini elettorali raccolti sui tergi cristalli, biglietti del treno.

 

Appena era entrata in macchina, avevo tolto tutta la roba che era sul sedile e le avevo detto, laconico: «non ci posso credere. Dal nulla, ho scoperto una figura straordinaria» e passandomi il polsino sinistro della camicia sulla fronte, per asciugare il sudore, avevo aggiunto: «Tu fai finta di niente. Poi mi passa. Se non mi passa sono costretto a chiedere alla mia responsabile qualche giorno di ferie perché devo mettermi subito alla scrivania.». Ora, sia detto chiaramente: se sono qui è perché mi sono preso dei giorni di ferie – anche se tutti i miei colleghi sanno che sono a Tenerife. Si sa. Scrivere è sempre stata vista come un’attività strana (se non inutile) e, come minimo, qualche scusa bisogna pure inventarsela. Se non altro per non farsi prendere in giro.

 

Comunque, lo spunto per questo racconto me lo forniva un piccolo articolo che disquisiva sulla prima mostra dedicata dall’Accademia di Belle Arti di Foggia, al pittore lucerino Emanuele Cavalli. Tra quelle righe si sottolineava come Cavalli fosse stato un esponente di punta del tonalismo e della Scuola Romana e stabilendosi, dapprima a Roma e poi a Parigi, avesse dato vita a contatti di rilievo con un folto numero di grandi pittori. C’erano tutti: da Giorgio De Chirico al fratello Alberto Savinio; da Onofrio Martinelli a Giuseppe Capogrossi. Fino ad arrivare, per l’appunto, al nostro Fausto Pirandello.

 

All’inizio, per onor del vero, non sapevo nemmeno che il figlio di Pirandello fosse stato un talentuoso pittore italiano. Il che lì per lì si trattava di una presa di coscienza che non mi faceva sentire ignorante. Pensavo: «e chi li conosce, in Italia, i più grandi pittori italiani?». Magari è più facile trovare a Londra, uno che conosca Roberto Melli, o Federico Zandomeneghi, o ancora, Fausto Pirandello. Ma non voglio parlare degli altri. Per quanto mi riguarda mi era subito venuta in soccorso la donna più corteggiata al mondo: Wikipedia. Il nome – questo l’ho appreso da un altro sito, invece – era stato scelto da Luigi in onore di Goethe come tributo nei confronti della cultura tedesca.

 

Fausto Pirandello 2

Fausto Pirandello era un pittore talentuoso

 

Fausto è nato a Roma, nel 1899. Era fratello di Stefano e di Lia (detta Lietta), nati entrambi prima di lui. A Roma aveva trascorso l’infanzia con la famiglia e svolto i primi studi classici, finché nel 1917, avendo 18 anni, aveva ricevuto la prima chiamata alle armi tra “i ragazzi del ’99”, la denominazione data durante la prima guerra mondiale, ai coscritti negli elenchi di leva che nel 1917 compivano diciotto anni e che pertanto potevano essere impiegati sul campo di battaglia. Tuttavia, al contrario del fratello Stefano, non era stato subito inviato al Fronte, ma aveva trascorso parte del tempo in Ospedale per problemi di salute. Mesi difficili, giorni da eliminare dal calendario, ma proficui per la sua maturità artistica. Dopo la guerra aveva voluto infatti lasciare gli studi per dedicarsi alla scultura, ma, sempre per motivi di salute (la creta gli irritava i polmoni) era passato alla pittura; disciplina già praticata in casa, sia dal padre, che dal fratello maggiore Stefano. A proposito, sapevate che Luigi Pirandello dipingesse? In un saggio di Carlo Di Lieto sul rapporto tra il Nobel e la pittura (altro libro scoperto grazie alla rete), si dirà che il suo soggetto prediletto fosse il mare.

 

Ma torniamo a Fausto. A 23 anni si era iscritto alla scuola d’arte romana degli Orti Sallustiani, dove aveva conosciuto il suddetto Cavalli, e a 25 anni aveva aperto il primo studio di pittura. Un anno cruciale della sua vita, visto che aveva conosciuto per la prima volta – non ridete, bisogna avere rispetto dei nomi delle altre epoche – Pompilia D’Aprile: una modella di posa nata ad Anticoli Corrado che aveva sposato in gran segreto nel 1927. Tanto è vero che lo stesso Luigi Pirandello sarebbe venuto a conoscenza del matrimonio solo nel 1930, e qualche anno dopo ancora della nascita del suo primo nipotino da parte di Fausto, ossia Pierluigi.

 

Fausto Pirandello 3

Padre e figlio, Fausto Pirandello

 

Avvocato rispettabile e discreto mecenate, di Pierluigi si possono trovare un bel po’ di interviste, su Youtube – sebbene tutte con pochissime visualizzazioni. E tuttavia sono interviste nelle quali si può venire a conoscenza di numerosi aneddoti su Fausto e soprattutto su Luigi che non troveremo mai nei libri di storia della Letteratura e dell’Arte – se tutto va bene solo in qualche saggio pubblicato da qualche piccola casa editrice, che nessuno leggerà. Una è questa, in cui il figlio di Fausto racconta di quando la madre si recava al mercato dove comprava gli ortaggi in relazione non al sapore, ma ai colori, sapendo che prima o poi il marito li avrebbe dipinti:

 

 

La mia ricerca mi portava ad apprendere che Fausto, man mano che andava componendo la sua opera, diventava nient’altro che la testimonianza unica e irripetibile di un poeta che interpretava con i colori lo spirito opprimente e talvolta di carattere psicologico del padre Luigi. Un padre difficile da amare, ma anche da odiare. C’è un bellissimo ritratto di Luigi Pirandello, ad opera del figlio, che vale più di mille libri di fotografie sul Nobel. Per non parlare dell’opera “padre e figlio”, del ’34, sulla quale il noto psicanalista Massimo Recalcati potrebbe tenere convegni per una vita intera. 

 

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Ritratto di Luigi Pirandello, Fausto Pirandello

 

A questo punto evito di dilungarmi sulla vita del figlio di Luigi, che per quanto interessante ci porterebbe troppo fuori strada. Ed evito pure di citarvi le altre decine di video interviste fatte agli altri nipoti del Luigi nazionale. Sarebbe uno spreco di suggerimenti, dato che il bello è metterle insieme da noi. Spero solo che la lettura di questo racconto vi spinga a cercarle sul web.

 

In fondo, ho scritto tutto questo per dire che le storie sono come le galassie: solo l’insieme delle stelle, dei sistemi, degli ammassi e delle associazioni stellari, dei gas e delle polveri possono dare vita (in modo completo) a questi oggetti di vastissime dimensioni. E oggi è molto più facile radunare queste componenti grazie alla rete. Ammesso che troviamo la pazienza di farlo.

 

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