Il grande Gatsby è il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald.

Una luce verde. Una luce verde in lontananza, affascinante, sensuale come le labbra di una donna. Una luce verde così bella quanto irraggiungibile, che assorbe nel suo raggio colorato infondendo desiderio. Ed è il desiderio uno dei temi ricorrenti de “Il Grande Gatsby”, capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, probabilmente la summa della sua bibliografia insieme a “Tenera è la notte”. Desiderio che equivale a sogno, il sogno del misterioso protagonista del romanzo, Jay Gatsby (o James Gatz, fate voi). Un Jay Gatsby quasi come un Edmond Dantes moderno, che risuscita da un passato nebbioso ricorrendo all’inganno pur di arrivare a raggiungere il suo obiettivo (sogno), riconquistare la donna che gli è stata rubata, che ha perso. La responsabilità di raccontare tutto questo se la prende il giovane Nick Carraway, ragazzo proveniente da una famiglia agiata appena trasferitosi a West Egg, che si ritrova ad essere il vicino del ricco proprietario di una villa splendida, che organizza feste su feste. Incontra la cugina Daisy, sposata al ricco giocatore di polo Tom Buchanan, e la giocatrice di golf Jordan Baker (con il quale avrà una relazione). Da qui comincerà a sentir parlare più approfonditamente del suo vicino, che un giorno lo inviterà all’ennesima sua festa. E finirà anche per conoscerlo, arrivando a scoprire lentamente il suo piano e la sua persona.

 

Il grande Gatsby 1

La famosa luce verde de Il grande Gatsby

 

Jay Gatsby non è altro che un truffatore (Gatsby non è neanche il suo veo nome, che è James Gatz), un ragazzo di origini povere che si è fatto strada grazie al contrabbando e al crimine, aiutato da un certo Dan Cody da lui salvato tempo prima. Tutto questo per arrivare alla luce verde, il suo vecchio amore conosciuto durante l’addestramento militare, Daisy (la luce infatti non è altro che un faro situato nella sponda opposta del villaggio, East Egg, dove abita l’amata). Proprio la cugina di Nick. Così chiederà il suo aiuto, dando il via ad una sequenza di eventi che terminerà tragicamente. “Il Grande Gatsby” per prima cosa è un’autobiografia. L’autobiografia dello scrittore, che si volta indietro osservando il suo passato fatto di party alcolici e di donne, rimanendo solo con un mucchio di polvere tra le mani. Come sono polvere le feste di Gatsby, che si circonda di perfetti sconosciuti che lo frequentano trascinati dall’ondata mondana delle sue feste, senza interessarsi del padrone di casa. La società descritta da Fitgerald è una società fatta di ipocrisia, marcia e corrotta dalla ricchezza, una società che vive solo di apparenze, costruita attorno al mito del dio denaro. La società dell’incomunicabilità, che sfocia inevitabilmente nella solitudine. Difatti Gatsby è un uomo terribilmente solo, conosce esclusivamente pedine da lui manovrate per arrivare a raggiungere il suo sogno.

 

Il grande Gatsby 4

Le feste ne Il grande Gatsby sono lo specchio dell’ipocrisia degli anni 20

 

La villa diviene quasi terrificante una volta abbandonata dagli ospiti, uno scenario che porta al suo interno il fantasma di figure ingrassate e ben vestite anch’esse terribilmente spaventose. E la solitudine raggiungerà il culmine alla fine del romanzo, quando nessuno vorrà assistere neanche al funerale del protagonista. Il “Grande Gatsby” è anche il ritratto di un’epoca, l’epoca dei “Roaring Twenties“, i ruggenti anni 20, e il ritratto della generazione che li ha vissuti. Una generazione ormai sorpassata, e quindi emarginata dai più, priva di interesse proprio come Gatsby da morto. Infine “Il Grande Gatsby” è il ritratto di un sogno, quel sogno americano che ha risucchiato così tante persone. Quella lucina verde dall’altra parte del fiume che attira con il suo sorriso ammiccante, promettendo fortuna e ricchezza, gioia e amore. Un sogno che non è soltanto americano, ma globale. Un sogno adesso incoraggiato dalle TV con le loro pubblicità, che non smetteranno mai di mietere vittime. Un sogno che Fitgerald aveva già riconosciuto come fasullo. E infatti Gatsby, da uomo dal passato incerto e dalla dubbia moralità, finisce per essere la vittima, il sognatore sconfitto da chi non ha mai sognato, perchè non ne ha bisogno. Un mondo in recessione continua, come sarà l’America qualche anno dopo l’uscita del romanzo. Un mondo costruito da un’umanità ormai priva di principi, indifferente a tutto. E chi non lo è, sarà destinato proprio a capitolare come ha fatto il grande Jay Gatsby. Anzi, il grande James Gatz.

 

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La luce verde è il simbolo dell’american dream

 

 1929. L’America vive uno dei suoi periodi peggiori. E’ la Grande Depressione, dovuta al crollo di Wall Street. Un periodo di crisi che ingloberà il mondo intero e che spezzerà molte vite, un periodo che decreterà definitivamente la fine di un sogno, quell’American Dream morto alla nascita.