Gli Xennial si sono formati nel Novecento per poi reinventarsi all’avvento del web, portando nell’universo dei ‘nati digitali’ la percezione del valore e dei rischi della connettività.

Nella seconda metà del Novecento il mondo occidentale ha visto emergere un nuovo soggetto della Storia, con proprie istanze e potere d’acquisto: i “giovani”, parola che fino al 1950 era stata perlopiù un aggettivo. La società, interessata alla comprensione e alla targetizzazione commerciale di questa nuova realtà, ha via via coniato nomi e caratteri specifici per le generazioni che, seppure in apparenza arbitrarii, hanno fornito un’identità ai loro componenti.

 

I nati dal 1946 al 1964 sono stati denominati ‘baby boomer’, figli di quel boom di nascite, avvenuto in particolare nel Nordamerica, che aveva seguito l’immane disastro umano delle due guerre mondiali. Ottimisti, politicamente impegnati, consapevoli, realizzati e spesso, in gioventù, rivoluzionari, i baby boomer sono stati, nel bene e nel male, i padri del mondo che ha visto tramontare il secolo. A loro sono seguiti i nati tra il 1965 e il 1980, la cosiddetta ‘Generazione X’, sviluppatasi durante la Guerra Fredda, la crisi del Medio Oriente (e quindi del petrolio), gli Anni di Piombo (in Italia), il terrorismo politico e il Punk, facendo di Kurt Cobain il loro simbolo. Generalmente scettici, pessimisti, con una vena di apatia disillusa, i membri della Generazione X hanno vissuto l’edonismo dei ruggenti anni ’80 e i movimenti artistici e musicali che dal punk al grunge e all’hip hop hanno mutato per sempre la cultura popolare.

 

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I membri della Generazione X hanno vissuto l’edonismo dei ruggenti anni ’80

 

Pionieri delle tecnologie informatiche di oggi e primi a muovere passi sostanziali nel nuovo universo informatizzato, sono i padri del mondo che ha visto sorgere il nuovo secolo. Nel 1991 Neil Howe e William Strauss coniarono il termine ‘millennial’, nel loro libro Generations: The History of America’s Future, 1584 to 2069 per descrivere invece tutti i nati tra il 1982 e il 2004, accomunati da un generale ottimismo e un approccio digitale al mondo contemporaneo. Ma a questa definizione, da poco tempo, Dan Woodman, professore associato della University of Melbourne, ha aggiunto una sfumatura, una parentesi che connette la Generazione X, predigitale, ai Millennial, digitali: gli Xennial.

 

Se siete nati tra il 1977 e il 1982 appartenete, a detta di Woodman, a questa ‘micro-generazione’, un vero e proprio ponte tra il mondo del Novecento e quello del Duemila. Gli Xennial hanno attraversato due ere, dapprima formandosi nel mondo predigitale per poi reinventarsi all’avvento del web, dei social network, delle app. Sono passati dal walkman a Spotify, dal telefono a gettoni allo smartphone, dagli appuntamenti al buio a Tinder piegando entrambi i mondi alle proprie esigenze e sviluppando una visione della realtà più complessa dei Millennial e più dinamica della Generazione X.

 

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Gli Xennial sono passati dal walkman a Spotify

 

«Hanno organizzato incontri con gli amici solo con telefonate da telefoni fissi: si decideva un appuntamento e ci si presentava a quell’ora, ma hanno saputo adattarsi al web e ora fanno tutto attraverso le app».

 

Un vero simbolo della capacità di adattamento umana perché, seppure tutte le generazioni del Novecento abbiano dimostrato di sapersi muovere attraverso rivoluzioni epocali, questa in particolare ha vissuto sulla propria pelle quella più pervasiva, sapendola gestire e sfruttare. Quanti Xennial oggi sono Social Media Manager, Startuppers e Blogger di successo? Consci dei limiti del mondo precedente, si sono tuffati nelle potenzialità del nuovo con una consapevolezza profonda, portando nell’universo dei ‘nati digitali’ la percezione del valore e dei rischi della connettività.

 

Erano troppo giovani per ricordare la Guerra Fredda, ma abbastanza grandi da assistere speranzosi alla caduta del Muro di Berlino, a quell’anelito di unità col resto del mondo che poi li avrebbe portati a combattere per una globalizzazione più equa alla fine dei ‘90. Dalla Battle of Seattle al G8 di Genova, il Movimento per lo Sviluppo Sostenibile, sommariamente e scorrettamente denominato No Global, era sceso in piazza conscio sia del valore che del prezzo della globalizzazione, finendo poi per essere isolato dalla società civile e diviso all’interno da frange estremiste. La sua sconfitta ha lasciato in eredità al mondo contemporaneo un pianeta unito quanto diviso e una spinta dal basso all’impegno etico e politico che ha influenzato Occupy Wall Street, Anonymous, Podemos. Un’unica scintilla che ancora stenta a diventare incendio.

 

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Dalla Battle of Seattle al G8 di Genova

 

Gli Xennial hanno ascoltato la radio e subìto la dittatura televisiva, ma erano abbastanza giovani da liberarsene quando è emerso il multiforme mondo dello schermo (iphone, ipad, pc, tv, 3d, imax) che li ha trovati pronti e adattabili: chi un tempo prenotava un taxi o fissava con gli amici per un passaggio, oggi è tra i più assidui utenti di Uber e BlaBlaCar. Anche nei divertimenti hanno saputo adattarsi benissimo: un tempo si trovavano in sala giochi, e spendevano 200-500 lire per giocare a Super Mario, Bubble Bubble o Street Fighter II, oggi si raccolgono nei forum online di World of Warcraft o Halo e con un abbonamento mensile viaggiano nei mondi digitali che per tutta l’infanzia hanno immaginato e desiderato. Tecnologicamente sono passati dal gestire un Commodore 64 a un iMac, dall’usare un Amiga o un Atari alla PS4.

 

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Gli Xennial hanno ascoltato la radio e subìto la dittatura televisiva

 

Avendo sognato per anni un film su Il Signore degli Anelli, vero e proprio totem transgenerazionale del Novecento, sono corsi a frotte a vederlo decretandone il successo planetario, e innescando una reazione a catena che ha visto la produzione di numerosissime epopee sul grande schermo. Cresciuti coi fumetti e coi loro primi esperimenti di trasposizione al cinema, hanno amato profondamente l’irruzione degli eroi Marvel e DCnella cultura popolare. L’abitudine alla serialità narrativa di Xennial e Millennial ha permesso l’inizio della Golden Age delle Serie TV nel 2004, contribuendo al definitivo successo di quel format.

 

Come hanno fatto, quindi, gli Xennial a passare da Kenshiro a Toy Story? Cosa ha determinato questa loro adattabilità? Da una parte l’essere cresciuti COL, non NEL, mondo digitale: in un certo modo coetanei, Xennial e Web sono divenuti adulti assieme come amici che si conoscano da sempre. Dall’altra i loro desideri, l’aver sognato fin da piccoli la crescita di quelle potenzialità che prima e meglio di altri avevano visto nell’informatica e nel web.

 

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Come hanno fatto gli Xennial a passare da Kenshiro a Toy Story?

 

Dopo lo studio dell’University of Melbourne, il sito australiano news.com.au ha stilato una serie di caratteristiche, indicative, per determinare se, al di là dei dati anagrafici, una persona appartenga agli Xennial. Ve le proponiamo qui sotto, scoprite se vi corrispondono.

  1. Non hai avuto un cellulare fino alla tarda adolescenza o intorno ai 20 anni, ed era un mattone.
  2. Hai utilizzato un modem 56K per la scuola o all’università.
  3. Hai guardato Willy il principe di Bel-AirFriendsin tv.
  4. I tuoi film del cuore sono stati I GooniesJurassic Park.
  5. Ti piacevano i Nirvana ma sei troppo giovane per averli visti dal vivo.
  6. Eri schierato con gli Oasis o i Blur all’epoca del Britpop.

 

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Se ami I Goonies probabilmente sei uno Xennial

 

  1. Hai scaricato musica su Napster.
  2. Hai avuto un account MySpace, ICQ o MSN Messenger.
  3. Hai fatto compilation su cassette, e avevi un walkman.
  4. Hai avuto o hai ancora un account di posta Hotmail.
  5. Ti ricordi di quando hai sentito parlare per la prima volta di Google e Facebook.
  6. Ascoltavi i Blink 182, gli Incubus, gli Offspring e le Spice Girls.

 

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