Il progetto fotogiornalistico 'Confine' racconta uno dei tanti scenari della crisi dei migranti.
«Senti la distanza nel cammino, tra le tue origini e il tuo destino»
Waltz degli scafisti,
Le Luci della Centrale Elettrica
Luoghi di scontro, incontro, connessioni in varie forme e articolazioni, scambio di lingua, cultura, tradizioni, merci, pensieri, genti: ‘confine’ è sostanzialmente questo e deriva dal latino confinire che vuol dire ‘delimitare’. È un punto preciso nello spazio di fine di qualcosa e inizio di qualcos’altro.
È un punto, però, anche nel tempo: nella Storia i confini pur rimanendo solitamente, ma non sempre, dov’erano collocati da millenni, sono stati caricati di significati diversi.
A Como, nell’estate del 2016, è accaduta una cosa simile. Immaginate centinaia di migranti diretti in Europa del Nord bloccati sul confine tra Italia e Svizzera, fermi per tre mesi circa, giorno e notte, nel parco davanti la stazione ferroviaria della città lombarda. Immaginate adesso di come, alcuni uomini di genio, abbiano dato voce a speranze e dubbi di gente sospesa in un luogo nello spazio-tempo che non era la loro meta prescelta, con la fotografia. Questi uomini hanno un nome: Mattia Vacca e Emanuele Amighetti. Sono due brillanti fotogiornalisti italiani che hanno raccontato tramite i loro scatti folgoranti di come, in un dato momento, la città comasca abbia dovuto riconoscere e ricordare quello che veramente è: terra di confine.
Dal lavoro ‘reportagistico’ di Vacca e Amighetti – scatti che tra l’altro sono stati pubblicati su diverse testate internazionali, quelli di Vacca nel Die Zeit, Corriere della Sera, La Stampa, Open Migration Italia; quelli di Amighetti nel Politico Europe, Open Migration Italia, The Towner Italia – corredati da diversi articoli (anche articoli pubblicati da The Towner e Open Migration Italia) che raccontavano di quella “crisi” da cui nasce il progetto Confine che si risolve fondamentalmente in un volume in lingua inglese con traduzioni in italiano, un libro a metà tra photobook e documento giornalistico, contenente immagini e parole. Niente di più azzeccato per raccontare di come 500 anime siano approdate in un posto così lontano dalle loro case, e di come quella gente sia rimasta ferma in un dato momento, in un certo luogo.
Il progetto, realizzato interamente da comaschi, vede tra le personalità coinvolte non solo Vacca e Amighetti per le fotografie, ma anche Philip Di Salvo, ricercatore, collaboratore di Wired ed esperto di whistleblowing, che ha curato i testi; indispensabili inoltre contributi dei giornalisti Luigi Mastrodonato e Andrea Quadroni, oltre che di Alessandro Ronchi. Il layout del libro è del visual designer Giovanni Marchi.
Come spiega Philip Di Salvo:
«Confine parla di come il parco della stazione della nostra città sia diventato improvvisamente un campo profughi e di come Como abbia dovuto guardarsi allo specchio e riscoprire il suo status di città di confine, troppo a lungo dimenticato».
Open Migration supporta questo affascinante lavoro avviato e sostenuto su Kickstarter, la grande piattaforma di crowdfunding che sostiene chiunque abbia grandi o piccole idee creative degne di nota.
La priorità fondamentale è di raggiungere la somma necessaria alla distribuzione del libro entro la data limite, ovvero venerdì 1° settembre 2017, ore 9.30. Essendo un progetto in crowdfunding – ossia un micro-finanziamento collettivo che mobilita persone e risorse e che pertanto si basa su fondi provenienti “dal basso” – fino a quella data ognuno di noi che si stia imbattendo in quest’articolo, può sostenere Confine. Basta un clic: con i nostri schermi touch, con la blanda e meravigliosa tecnologia digitale, passiamo ore delle nostre giornate a fare clic, spesso inutilmente, ma questa volta invece abbiamo l’opportunità di riscattare gli attimi spesi male, sostenendo questo progetto (basta un piccolo contributo, ognuno può scegliere la cifra) – ma facciamolo in fretta perché il tempo scorre.
Ecco il link al progetto su Kickstarter: https://www.kickstarter.com/projects/1375320608/confine-0/description
Vi assicuriamo che ne varrà la pena.
Una parte dei fondi raccolti con questa campagna di crowdfunding sarà donata ad una associazione locale che assiste i migranti nella città di Como: quando l’impegno creativo si intreccia con quello sociale, il nostro sostegno diventa anche un modo per contrastare – per davvero – la preoccupante quanto rivoltante ondata di xenofobia che pare diffondersi come un cancro nella nostra società. E lo fa grazie soprattutto all’indifferenza, vera arma nelle mani del più becero populismo.
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