Al Qaeda e l’ISIS vengono spesso paragonate. Abbiamo approfondito gli elementi che accomunano questi due gruppi terroristici per mostrare le loro differenze.

Dopo aver illustrato approfonditamente nell’ultimo articolo la storia dell’Isis, e aver spiegato cosa questa milizia rappresenti,  ritengo altrettanto importante dare spazio, in questa seconda parte, alle notevoli discrepanze che separano il gruppo di Al-Bagdadi da quello del defunto Bin Laden. Come ho già sottolineato la scorsa settimana, il 2010  ha rappresentato l’anno della separazione dell’Isis da Al Qaeda (di cui era una cellula subordinata);  la scissione ha dato inizio a una “rivalità” tra le due fazioni, le quali puntano a scatenare una jihad internazionale a scapito di tutti coloro che sono considerati “miscredenti”, sufi e sciiti in primis.

È opportuno riconoscere che, nonostante le molteplici diversità, le due fazioni sono altresì accomunate in vari aspetti, a partire dalle origini. Entrambe nascono infatti da conflitti armati: Al Qaeda dall’invasione della Russia in Afghanistan, mentre l’Isis dalla spedizione americana in Iraq. Condividono inoltre, come accennato all’inizio, i propri obiettivi (la creazione di un Califfato islamico), da perseguire anche con la violenza, concepita come un efficiente strumento di propaganda. Ma è proprio dal diverso modo di concepire la violenza che cominciamo a intravedere le prime differenze: se per Al Qaeda l’attenzione del mondo va ricercata attraverso attacchi terroristici ad alto impatto, per l’Isis tale richiamo mediatico va ottenuto attraverso la forza del proprio esercito e la crudeltà dei propri miliziani.  E’ però qui presente una forte contraddizione da parte di Al Quaeda, dato che fu la stessa a iniziare l’ondata delle decapitazioni a danno di ostaggi innocenti (vedasi i casi Nicholas Berg e il caso Quattrocchi). La presa di distanza dalle esecuzioni dell’Isis sono quindi da considerarsi niente più che una mossa politica, atta ad evitare  che gli eccessi di violenza filmati e diffusi in rete diventino controproducenti. Al Qaeda è infatti fermamente convinta che la jihad sia perseguibile soltanto attraverso il sostegno popolare, il quale  crollerebbe se si perpetuassero ulteriormente tali esecuzioni. Da lì la presa di posizione contro l’Isis, finalizzata esclusivamente a mostrare la propria organizzazione come una alternativa più “compassionevole” e credibile rispetto ai miliziani di Al Bagdadi.

Ma la più evidente divergenza riguarda senza alcun dubbio il  modo di comunicare. Da questo punto di vista l’Isis si mostra veramente al passo con i tempi: notevole è la sua capacità di utilizzo dei social network, così come notevole è la qualita dei suoi video, montati con notevole precisione e costruiti secondo una precisa logica narrativa allo scopo di reclutare il maggior numero possibile di guerriglieri. Un approccio decisamente opposto rispetto alla logica tradizionalista di Al Qaeda, nota per  i suoi filmati in qualità piuttosto amatoriale, ritraenti sempre il leader di turno atto a presentare il suo discorso davanti a una telecamera con un kalashnikov in mano. Inoltre, i video di Al Qaeda erano incentrati in tutto e per tutto sul suo leader, mentre i video dell’Isis non si limitano a questo; essi propongono anche immagini di jihadisti europei che abbracciano la causa, degli sconfitti e del proprio esercito che esulta per i successi ottenuti. Nei fatti, Al Bagdadi è un leader che può contare su un carisma e una potenza equiparabili a quelli di Bin Laden, ma allo stesso tempo è un leader che si espone molto meno. Diverso è, in sintesi, quello che molti esperti definiscono il modo di concepire il “marketing del terrore”.

Bin_Laden - Al Qaeda

Completamente opposti sono poi il modo di vedere la nascita del Califfato, nonché l’organizzazione militare. Bin Laden vedeva nella sua creazione la meta finale del suo progetto, da attuarsi nel momento in cui si fosse raggiunta una certa unità nel mondo islamico; Al Bagdadi, invece, si è immediatamente autoproclamato Califfo nel momento della presa di varie porzioni di territorio in Siria e Iraq. Esso chiede semplicemente di sottomettersi al suo volere, e concepisce il suo Califfato all’interno di una area di territorio ben definita. L’Isis può inoltre contare su un esercito “regolare”, con cui persegue i propri fini attraverso le tradizionali battaglie in trincea; anche qui si presenta un approccio  differente rispetto ad Al Qaeda, solita nell’organizzare attacchi irregolari,  ma dal forte impatto. Al Bagdadi è inoltre meno selettivo nel reclutamento dei suoi uomini, non fa discriminazioni tra arabi e non-arabi o tra convertiti e musulmani di nascita, il che ovviamente li permette di mobilitare un maggior numero di seguaci.

Isis_Army - Al Qaeda

In definitiva, le due organizzazioni hanno sì tra loro alcune cose in comune, ma sono più le differenze che le somiglianze. Ritengo quindi decisamente sbagliata la diffusione dello stereotipo che definisce l’Isis il successore di Al Qaeda nell’ambito del terrorismo islamico. Nella pratica l’Isis va pensata come una milizia a sé stante, un gruppo militare che ha, nei fatti, già superato la potenza di Al Qaeda. Al Bagdadi e soci stanno riuscendo nell’impresa di mobilitare a sé combattenti occidentali, provenienti da varie zone dell’Europa e degli Stati Uniti. Essi stanno velocemente penetrando in Pakistan, India e Afghanistan, da cui stanno progressivamente partendo guerriglieri per la Siria e l’Iraq, pronti ad abbracciare la causa del Califfato. Tutti segnali che ci fanno comprendere il potere acquisito da tale milizia, e che devono tenere viva l’attenzione delle principali potenze mondiali.

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