I Tribuna Ludu sono una delle nuove realtà del panorama musicale italiano più belle. Perché? Perché, diamine, i ragazzi hanno gli attributi.

I Tribuna Ludu sono una delle nuove realtà del panorama musicale italiano più belle. Perché? Perché, diamine, i ragazzi hanno gli attributi. In un mondo dominato dallo show business, loro decidono di buttarsi nell’underground, nel lato oscuro (e selvaggio) della musica. E lo fanno splendidamente. La parola revival ormai è all’ordine del giorno, e sentiamo continuamente gruppi che dicono di ispirarsi al passato (abusando dei vari Beatles e Beach Boys di turno). Loro invece provengono da tutti i lavori più scioccanti e rivoluzionari che siano stati concepiti. Provengono dai Suicide, dai Gang Of Four, dai Tuxedomoon, dai This Heat. Gruppi probabilmente oscuri ai più, ma che hanno contribuito notevolmente all’evoluzione massima della musica. E per questo li adoriamo. Ma adesso basta con le sviolinate e passiamo all’intervista.

ilcARTEllo: Ciao ragazzi. Per prima cosa complimenti, era da molto che non sentivo così tanto furore nel fare musica e mi chiedevo: da dove proviene tale rabbia?

Federico Fragasso (voce, chitarra, sinth): Grazie mille dei complimenti. Molto semplicemente, esternare la propria rabbia in musica ha notevoli proprietà catartiche. Urlare in un microfono per 40 minuti ti lascia totalmente spossato, ma anche piuttosto rilassato. Tanto che, quando torni a casa, sei sicuramente meno propenso a bere, a drogarti o a picchiare tua moglie. Per citare un immortale brano degli 883, è una maniera costruttiva di riempire quel “vuoto di tutti noi”, quello che “ci sbattiamo tanto per chiuderlo, ci proviamo e non ci riusciamo mai, allora tanto vale conviverci”. Ecco, noi ci conviviamo così. Poi, ad un livello più terra terra, potrei dirti che vengo da un background di ascolti heavy metal, punk e hardcore, e che quindi cerco fondamentalmente di riproporre l’intensità che avvertivo nei dischi consumati durante l’adolescenza, e che non sento più molto in giro.
 
Simone Vassallo (tamburi e lamiere): Rispondo citando una recensione al nostro primo disco, In Etere, che diceva “questo disco educa all’odio”. Di rabbia ce n’è a palate in questo mondo. Basta trovare un buon modo di sfogarla.
 
ilcARTELLO:  Ascoltando il nuovo ep si possono trovare un sacco di influenze anche di gruppi rock italiani, a partire dai Cccp fino ad arrivare a Juri Camisasca che avete omaggiato con la cover de “Il Galantuomo”.

FF: Confermo. Ma qual’è esattamente la domanda? Se ti interessa una panoramica sui nostri ascolti Italiani ti dirò questo: secondo me i CCCP Fedeli alla Linea sono la cosa migliore successa in Italia a livello musicale, in assoluto. Li metto proprio davanti a tutto, anche ai cantautori intoccabili, tipo De André, o a personaggi palesemente geniali, tipo Battiato. La natura viscerale, la forza, l’impatto, la carica innovativa di quel tipo di discorso erano qualcosa di incredibile a metà anni ’80 e rimangono incredibili tutt’ora. Voglio dire, cosa c’era – anche volendo allargare il campo a livello internazionale – di altrettanto completo a livello concettuale? Forse giusto gli Einstuerzende Neubauten. La riprova di tale potenza l’ho avuta quando li ho fatti conoscere ad un mio carissimo amico di Londra. Che non parla italiano. E’ impazzito, si è procurato la discografia e mi cita le frasi di Ferretti con una pronuncia improbabile. Io li ho scoperti quando ormai non esistevano più, durante l’adolescenza. Un po’ perché nel ’96 uscirono le raccolte della Virgin Enjoy CCCP e Live in Punkow, un po’ perché mio fratello più grande era un fan accanito, mi registrò un mix in cassetta e mi portò a vedere i CSI durante il tour di Tabula Rasa Elettrificata. Da lì ho proceduto a ritroso nel tempo con un lavoro di ricerca bibliografica. Juri Camisasca l’ho incontrato molti anni dopo, nel 2007, grazie a Michele Faggi di Indie-eye che lo citò in occasione della recensione del nostro primo demo. Sono andato a vedere di che si trattava, e mi si è spalancato un abisso sotto i piedi. La Finestra Dentro rimane un album potentissimo, non solo per gli standard del 1974. E comunque in seguito l’ho scoperto anche come autore di canzoni tout court, voglio dire, Nomadi – incisa sia da Alice che da Battiato –  è un pezzo bellissimo, ed esistono brani incredibili firmati da lui anche in Il Sole nella Pioggia, sempre di Alice. Dovendo fare una postilla, ammetto che nella mia formazione, a livello italiano, hanno contato molto anche i Marlene Kuntz. Quelli di quando erano i Marlene Kuntz, però.
 
SV: Personalmente ritengo che la lingua italiana si sposi molto male col rock. Per questo i gruppi rock “in italiano” che mi piacciono sono quelli che ne hanno un pò stravolto gli stilemi musicali, fregandosene di metriche e melodie. Vedi CCCP, Area , Skiantos, Battiato e Camisasca  o – più di recente – Bachi da Pietra, Offlaga o il primissimo Teatro degli Orrori.
 
ilcARTEllo: Beh, visto che mi avete risposto così la citazione mi viene obbligatoria: voi studiate? Lavorate? Guardate la TV? Andate al cinema, fate sport?

FF: Ho studiato, poi ho lavorato. Ora che esistono canali che trasmettono film 24 ore su 24, la TV la guardo più spesso, la sera. Al cinema ci vado ogni volta che posso. Da alcuni anni ho scoperto che il pugilato ha su di me lo stesso effetto catartico dell’urlare 40 minuti in un microfono. La differenza è che, invece di perdere la voce, ogni tanto mi incrinano una costola.
 
SV: Ho provato a studiare, ma non fa per me. Poi… faccio il grafico, guardo X Factor e il calcio, non vado al cinema dopo il trauma di aver speso 8 mila lire per Tutti Pazzi Per Mary, e ogni tanto mi faccio del male giocando a pallone.

 

TL 4

 

ilcARTEllo: Trybuna Ludu era anche un giornale comunista edito dal Partito Operaio Unificato Polacco. Qual è la vostra idea sulla politica odierna?

FF: Perdonami, ma preferirei astenermi dall’esprimere giudizi politici in questa sede, perché in materia non mi ritengo sufficientemente attendibile. Devo ammettere a malincuore che più invecchio, meno ho le idee chiare al riguardo, e meno l’argomento in sé riesce ad appassionarmi. Parlo della “Politica” intesa come situazione politica italiana. Perché poi tutto è politica, volendo. Ma lì il discorso si allarga un po’ troppo. A scanso di equivoci, mi sembra il caso di precisare che nemmeno il nome del gruppo ha una precisa connotazione politica. Trae ispirazione dallo stream of consciousness del solito Ferretti, che in CCCP (la canzone) citava vari quotidiani comunisti, tra cui Pravda e Trybuna Ludu. All’epoca non avevo nemmeno idea di cosa fosse Trybuna Ludu, né di come si scrivesse. Tant’è che abbiamo usato la “i” invece della “y”, e poi era troppo tardi per cambiare. Ma va benissimo così. Mi affascinava il suono, trovo ancora che sia eccezionale. Comunque le implicazioni ambigue del significato, rapportate alla realtà politica della Polonia odierna, mi esaltano. Quando ci siamo formati  la Polonia era uno stato piuttosto reazionario, ultra-liberista e spudoratamente filo-americano. Chiamarsi col nome del giornale edito dal Partito Operaio Unificato Polacco aveva una certa valenza dissacratoria nei confronti di tutto ciò. Considerato che in Italia abbiamo i supergiovani di sinistra al governo, ci sarebbe bisogno di un gruppo rock Polacco che si presenti a noi come “Il Popolo d’Italia”.

 
SV: Io credo che il principale obiettivo degli ultimi 20 anni di politica sia stato quello di farci disinteressare della politica stessa. E ci sono riusciti. E me ne dispiaccio molto, ma aprire un giornale mi genera ulcere insanabili, sebbene il mio background sia tutt’altro. Però voglio essere orgoglioso che l’incrocio tra Vespa e Jovanotti sia al governo. Firenze regna, e questo è l’importante.
 
ilcARTEllo: Torniamo a parlare di musica. Secondo voi il rock ha un futuro? Se sì quale genere può riportarlo in auge? Per esempio ascoltando i The Men (gruppo indie-punk americano) ho notato come l’hardcore può essere un giusto punto di ripartenza, perchè è meno usato del punk ma proviene da esso, è un genere decisamente incazzato e di protesta con una propria identità stilistica e si può prestare molto alla sperimentazione puntando verso sonorità noise, mentre ascoltando voi si può capire come gli anni 80 con il post-punk e la new wave possano essere una fonte di ispirazione infinita.

FF: Il rock ormai è il genere ibrido per eccellenza, vuol dire tutto e niente. Quindi direi di sì. Fino a che qualcuno deciderà di prendere in mano uno strumento e produrre note (o rumori), il rock avrà un futuro. Non necessariamente lo strumento deve essere una chitarra, si può essere rock anche facendo musica basata sulle macchine. Vedi l’esempio di un gruppo come i Death Grips. I The Men non li conosco ad essere sincero, ma mi informerò. Per quanto riguarda l’hardcore… Quello duro e puro degli anni ’80 non mi ha preso molto a lungo. Ma in effetti sono d’accordo nell’affermare che da quella stessa scena sono nati alcuni gruppi interessantissimi, molto sperimentali. Parlo sempre degli anni ’80, roba tipo i Black Flag fase 2,  i Flipper, i Big Black, i Melvins, i Jesus Lizard. Però, appunto, era gente che andava in controtendenza rispetto ai dettami di un genere che nasce per definizione reazionario. Sullo stato odierno dell’hardcore, invece, non sono molto aggiornato. Sono arrivato fino ai Refused, qualcosa dei Converge, queste ibridazioni con il metal. Ma credo che tu ti riferisca a roba più recente, che va ben oltre in termini di natura sperimentale. Per quanto riguarda il cosiddetto post-punk… sicuramente costituisce una fonte d’ispirazione molto ricca. Se ci fai caso, tra il 1977 e il 1982/83 in America, così come in Inghilterra e in Europa, è stata prodotta una mole impressionante di musica davvero innovativa. A parer mio, una mole non paragonabile a nessun altro periodo nella storia, a parità di tempo. Perché? L’idea che mi sono fatto al riguardo è che tutto sia dovuto al tipo di messaggio che il punk propagandava, o meglio al modo in cui questo messaggio veniva interpretato dai diretti interessati. Si tratta infatti del messaggio meno vincolante nella storia dei messaggi, e quindi di quello che spalanca orizzonti più vasti a chi lo decifra. Fondamentalmente, assistendo ad un concerto dei Ramones o dei Sex Pistols, la gente non poteva che pensare: “sono dei cani, quindi posso farcela anche io”. Ovvio che se davanti hai i King Crimson o gli ELP prima di imbracciare uno strumento ci pensi due volte. E magari neghi al mondo la possibilità di ascoltare qualcosa di particolare. Salvo rari casi, ho sempre ritenuto più interessante la musica prodotta da non-musicisti. Comunque, tornando ai Pistols… ecco, il messaggio si ferma lì. L’unica regola è che non ci sono regole. Infatti, a ridosso dei primi gruppi punk – che musicalmente non erano eccezionali, una tabula rasa sul rock per come veniva concepito all’epoca, ma poco più – sono nate formazioni meravigliose, tutte con caratteristiche comuni eppure tutte estremamente differenti fra loro. Insomma, ognuno si dedicava al genere che apprezzava di più, e lo rendeva… punk. Pensa a gente come Pil, Pop Group, Gang of Four o Slits, che guardavano al funk e al dub, agli Wire che riprendono Brian Eno, ai Joy Division che ripropongono Low e The Idiot… un gran senso di libertà insomma… perché questi personaggi hanno mutuato dal punk un messaggio di natura attitudinale, non musicale… Che, in definitiva, è quello che guida anche le nostre azioni. Quando è successo che le regole fossero di natura musicale, beh, è arrivato l’hardcore, e in un oplà ci siamo ritrovati a dare legittimità a gente come gli SSD o gli Exploited. Grosso errore, secondo me.  
 
SV: Si può dire che il Punk abbia aperto il Vaso di Pandora. Per quanto riguarda l’hardcore sono piuttosto ignorante, anche se mi piace vedermelo dal vivo. Però ritengo che le cifre stilistiche di Jazz-Core, Math-Core e tutti i… core italiani degli ultimi anni siano qualcosa che ci porteremo dietro per un po’, qualcosa che rimarrà – anche all’estero – come uno dei nostri prodotti d’eccellenza (un po’ come il prog nei ’70).

ilcARTEllo: Oggi come non mai la cultura mondiale e specialmente quella italiana ha bisogno di figure di riferimento. Sapreste dirci 5 gruppi italiani ed esteri rock che possono far nascere un movimento rappresentativo per la nostra generazione?

FF: domanda difficilissima, ti dico subito che non sono nemmeno sicuro di arrivarci, a 5… poi ecco, parlare di movimento rappresentativo mi risulta complicato, perché vedo le cose che mi piacciono come abbastanza scollegate fra loro…. E inoltre, bisognerebbe capire a quale generazione stiamo facendo riferimento con “nostra”… per dirti, io ho 33 anni, e mi sembra anche normale che i miei riferimenti musicali siano diversi da quelli di uno che ne ha 23 o anche solo 28…. Comunque, a livello estero l’unica cosa recente che ho apprezzato molto sono i Death Grips. Che però si sono già sciolti. Data la loro natura di teste calde, tuttavia, non so se avrebbero potuto costituire un riferimento per nessuno. Intorno al 2004/2007 credevo che  i Liars fossero il più grande dono di Dio® alla musica. Così selvaggi, così viscerali, ma al contempo così artistoidi e avanguardisti… li continuo a seguire e mi interessano ancora, tutto sommato, ma credo che con le prove recenti abbiano un po’ perso la carica innovativa che li contraddistingueva un tempo. Gli Xiu Xiu e i The Faint continuano a tenere banco, più o meno, mentre gli Old Time Relijun sono ormai definitivamente sepolti, e Arrington De Dyoniso appare solo sporadicamente… ecco, ci siamo arrivati a 5, ma come vedi sono tutti gruppi nati una quindicina di anni fa. Non so se in questo senso posso essere considerato attendibile, in termini musicali sono piuttosto legato a modelli antichi, roba che va dai ’70 ai ’90, e quindi non proprio rappresentativa in merito alla questione…   A livello Italiano ho apprezzato le ultime prove di Massimo Volume, Bachi da Pietra, Altro, Father Murphy, Uochi Toki. Anche qui non si parla di sbarbatelli, come vedi. Mi astengo dal citare i pur validi rappresentanti dell’area metropolitana Firenze/Prato/Pistoia, perché sono amici e dunque sarei troppo di parte, ma anche perché sicuramente finirei per fare un torto a qualcuno causa dimenticanza. Menzione d’onore invece per i Livornesi Appaloosa, da cui recentemente abbiamo registrato il disco (e anche l’EP che hai ascoltato). Dal vivo sono degli schiacciassi, e Trance 44 è un disco bellissimo.
 
SV: Ci provo: su tutti i Death Grips (sia per la musica, sia per l’assoluta inopportunità della proposta estetica e di “marketing”), poi Cut Hands o Die Antwoord (che sono spassosi). Passando a cose più allegre: Squarcicatrici (per citare uno dei tanti progetti di Jacopo Andreini e tutti gli amici suoi, dove fantasia e spunti si sprecano), ma anche Tune-Yards, che dal vivo mi ha lasciato a bocca aperta. Boh. 5! Dura questa risposta.

ilcARTEllo: Fuoco!(Sul quartier generale) è un collage di influenze 80’s, Un Gentiluomo è il sincero omaggio ad un autore di culto della scena prog italiana, e del remix di Backwords cosa mi dite?

FF: Ti dico che è stato davvero interessante collaborare con lui. Nessuno aveva mai remixato la nostra musica prima d’ora, nonostante avessimo sempre pensato che – data la natura beat-oriented dei brani  – la cosa avrebbe potuto portare a risultati interessanti. E in questo sta il bello di uscire per un’etichetta come Fresh Yo!, a cui dobbiamo l’idea del remix e il lavoro di contatto con Backwords. Dato che si occupano prevalentemente di musica elettronica, ci aiutano ad abbattere gli steccati fra generi. Steccati che, per inciso, non ci sono mai particolarmente piaciuti. E infatti sono in cantiere remix di nuovi brani, nel futuro prossimo…Comunque tornando a Backwords… devo ammettere che quando ho sentito per la prima volta il suo remix sono rimasto spiazzato. In origine il pezzo è molto aggressivo, veloce, furioso. Pensavamo che un eventuale remix dovesse insistere su questi aspetti, pompando la cassa fissa, fino ad ottenere un risultato persino più tamarro dell’originale. Invece lui ne ha fatto qualcosa di etereo, con un beat molto deciso, ma al contempo strano, un beat che sembra quasi tirare indietro la musica, e bassi profondissimi. Ha preso alcuni elementi (la lamiera che scandisce il tempo, la voce), li ha smembrati e rimontati secondo un ordine diverso, dando al brano una scansione ritmica completamente differente. Insomma, più che lo ascolto, più che il risultato mi cattura. Anche solo il fatto che Pardo abbia apprezzato il pezzo e abbia deciso di remixarlo, è già qualcosa che ci fa molto piacere. In fondo stiamo parlando di un personaggio che ha fatto la storia della musica Italiana. Devo ammettere che all’epoca in cui i Casino Royale stavano facendo il botto io ero più orientato su altri lidi (vedi domanda 2). Ma ho sempre pensato che CRX fosse un gran bel disco. Quel video con le facce di Alioscia e Giuliano Palma deformate dagli specchi mi è sempre rimasto in testa.
 
SV: Fuoco! mi ricorda più robaccia anni ’90 (Usura-Datura, tanto per intenderci), mentre per Un Galantuomo abbiamo cercato di aggiornare l’idea etno-psichedelica dell’arrangiamento originale. Quella canzone e quel disco tutto (La Finestra Dentro) ci hanno segnato profondamente. Era bello matto!

Ok, dopo questa intervista siamo ancora più convinti di amare i Tribuna Ludu (citare in una sola botta Black Flag, Flipper, Melvins, Joy Division, Big Black, Wire, PIL, Gang of Four, Slits etc non è da tutti!!). Non resta altro che una speranza: Dio® salvi l’underground!!!