La schiuma dei giorni di Michel Gondry è una favola allucinata e allucinante.

Terminato di vedere l’ultimo film del regista francese Michel Gondry, dopo oltre due ore, ci sentiamo piuttosto confusi, probabilmente un po’ delusi, sicuramente commossi. Quello cui abbiamo assistito non è certamente un film semplice come non lo sono quelli che aspirano a rappresentare la vita, in tutta la sua complessità. Il romanzo di Boris Vian, da cui è tratto La schiuma dei giorni, sembra scritto su misura per il visionario Gondry che mette in scena una favola allucinata e allucinante.

 

Quello di Vian (e di Gondry) è un mondo fantastico, straordinario, dove è possibile cucinare seguendo le ricette di uno chef che ci guida attraverso il forno (o il frigorifero, secondo le necessità), dove è possibile volare sopra i tetti di Parigi, accomodati sopra una nuvoletta, dove il campanello di casa è un fastidioso insetto meccanico, dove, ancora, si può avere per coinquilino un topolino dalle sembianze umane (meglio, un uomo dalle sembianze di un topolino).

 

La schiuma dei giorni 1

Romain Duris e Audrey Tautou sono i due protagonisti de La schiuma dei giorni

 

Il protagonista (un convincente Romain Duris) trascorre le sue giornate consumando, assieme al suo inseparabile amico, pittoreschi piatti cucinati dal suo cuoco di fiducia (Omar Sy, visto in Quasi amici). Di lavorare non se ne parla, ma del resto la cassaforte è piena. Sente però che gli manca qualcosa, una donna, l’amore. Che puntualmente arriva (Audrey Tautou). La vita gli sorride in tutta la sua bellezza, il mondo è un grande giardino colorato. Fino a quando dentro la ragazza si insinua un male incurabile.

 

Una ninfea (un tumore?) le cresce dentro un polmone e lentamente la consuma. Insieme con lei si spegne lentamente il mondo che la circonda: i colori da sgargianti si fanno sempre più cupi fino a scomparire del tutto lasciando il posto a un bianco e nero cupo e deprimente. Gli spazi rimpiccioliscono (letteralmente) e il tempo adesso scorre più velocemente lasciando sugli uomini e sulle cose i segni di un precoce invecchiamento. La vita, dicevamo. E la morte, che è parte di essa, in un mondo che sartrianamente (il grande filosofo francese del novecento è del resto chiaramente citato) non ha senso.