Io: “Mentire sapendo di mentire o dire la verità senza conoscerla, Riccardo, per te c’è differenza?”.

… “Riccardo?”.

Alla sua età, quando mio padre parlava, avevamo il dovere ed il piacere di ascoltare. Il tempo che potevamo condividere con lui era strettamente limitato al convito. Lui amava stimolarci con le argomentazioni più disparate, ascoltava i nostri punti di vista e tentava, all’occorrenza, di indicarci prospettive diverse. Il dialogare esclusivamente a tavola non era un principio dettato da chissà quale strambo dogma ma semplicemente l’unico spazio possibile per farlo; la patologia che affliggeva mio padre era l’assenza di tempo: il lavoro e le vicissitudini familiari lo oberavano completamente.

Oggi con mio figlio è lo stesso. Lui soffre di una cronica carenza di tempo. Gli amici, caratterizzati dai soprannomi più bizzarri (Trespolo, Gnucco, Pasta, Tapioca, Mastro), l’mp3, lo smartphone e la scuola lo tormentano e saturano la sua giornata a tal punto che l’unico spazio che mi viene lasciato per provare a discorrere con lui sono i pasti. “Di padre in figlio, di figlio in figlio…”.

Io: “Riccardo, ti prego, almeno mentre mangi puoi provare ad ascoltarmi? Non vedi poi che stai ungendo tutto il touchscreen?”.

Riccardo: “Pa’, con ste domande…”.

Io: “Troppo complesse?”.

Riccardo: “No troppo astratte. Non capisco nemmeno a cosa ti riferisci. Se ho fatto o detto qualcosa di cui vuoi discutere dillo e basta”.

Io: “Non ce l’ho con te. Volevo avere una tua opinione, tutto qua?”.

Riccardo: “La mia opinione è che se non sai le cose come stanno è meglio che stai zitto”.

Io: “Si ma se il tuo dovere ti obbliga a dover riferire?”.

Riccardo: “Be cercherei di informarmi, non mentirei e non direi nemmeno fischi per fiaschi”.

Io: “Quanto vorrei che fossi tu il Ministro degli Interni”.

Riccardo: “Lo vedi che sei astratto, mi potevi dire, Riccardo secondo te il ministro Alfano ha sbagliato a far manganellare gli operai?”.

Io: “Che? Secondo te io penso che il Ministro degli Interni abbia fatto deliberatamente picchiare gli operai? Sei lontanissimo. Quello che trovo grave invece è che un Ministro della Repubblica vada a riferire al Senato, quindi alla nostra rappresentanza, dei fatti non per come si sono svolti realmente”.

Riccardo: “Quindi accetti quello che è accaduto alla manifestazione? Pa’ eri diverso prima…”.

Io: “Riccardo, quello che è accaduto alla manifestazione degli operai dell’AST di Terni è stato un incidente. Esattamente come in un tamponamento. Se la macchina davanti a te si ferma e tu la tamponi hai torto punto e basta. I poliziotti hanno sbagliato, invece di pigiare il freno hanno spinto l’acceleratore, non hanno saputo gestire la situazione, sventolando i manganelli all’ordine di caricare. Ordine che non sarebbe mai dovuto partire e di conseguenza sangue che non sarebbe dovuto scorrere”.

Riccardo: “A Pa’, l’ordine l’ha dato il governo…”.

Io: “Si, l’ho sentito anche io… al bar…”.

Riccardo: “Vabbè allora si risolve tutto con delle scuse e buonanotte”.

Io: “Bravo, esattamente. Purtroppo però non è andata così. Alfano non solo non ha chiesto scusa ma al contrario ha fornito una ricostruzione dei fatti lontanissima dalla realtà”.

Riccardo: “Si l’ho sentita sta cosa, pare che gli operai avessero deciso di raggiungere il ministero dello sviluppo economico ma trovando le vie sbarrate abbiano tentato di raggiungerlo attraverso strade limitrofe”.

Io: “Non sapevano neanche bene come arrivarci al Ministero. Erano infervorati per non aver avuto le attenzioni sperate durante l’incontro con il portavoce dell’ambasciatore tedesco presso la sede diplomatica a Roma, e la concitazione del momento lì ha portati, come si suole dire, “fuori strada””.

Riccardo: “Ed è lì che li hanno manganellati…”.

Io: “Si. Ma secondo la ricostruzione di Alfano, avevano il timore che potessero raggiungere la Stazione Termini e le manganellate sarebbero arrivate solo dopo avergli intimato l’Alt. E qui c’è la doppia bugia del Ministro. Come dimostrato dal video trasmesso dalla trasmissione Gazebo su rai tre, nessuno aveva mai nemmeno ipotizzato di andare alla Stazione ed inoltre poi si vede chiaramente un funzionario della polizia urlare “Caricateee!”, senza che questi fossero nemmeno entrati in contatto con gli agenti. Nessun Alt! Quello è stato il momento del tamponamento”.

Riccardo: “Bella sfiga per Alfano il video di Rai Tre trasmesso dopo il suo intervento al senato!”.

Io: “Si, è stato sbugiardato in tutto. Pure sull’arrivo di Landini”.

Riccardo: “Quello con i capelli bianchi che dava in escandescenza?”

Io: “Si, il segretario della FIOM. Era lì dall’inizio, non è arrivato dopo. Era in prima linea e c’è mancato che non ci finisse in mezzo pure lui!”.

Riccardo: “Allora perché mentire sapendo di mentire o dire la verità senza conoscerla?”.

Io: “Perché se lo possono permettere. Perché non hanno nessuno a cui rendere davvero conto. La cosa grave non sono le sue mancate dimissioni per i fatti accaduti, ma per le falsità dette dinanzi al Senato della Repubblica. Dinanzi a Noi quindi. E la cosa ancora più grave è che a seguito di una mozione di sfiducia che ha visto 367 senatori contro 125 respingerla, Alfano non ha fatto il mea culpa aspettato ma ha detto, e ti cito testuali parole perché mi sono rimaste impresse, “Le immagini mandate in onda su rai tre non contraddicono la mia ricostruzione di quanto è accaduto””.

Riccardo: “Beati loro Pa’…in pratica è come se non dovessero fare la costatazione amichevole d’incidente?”.

Io: “Esatto, possono tamponare, possono avere torto e possono non pagare”.