Capodanno incombe e con esso anche il bilancio di quegli ambiziosi propositi dell’anno precedente che contribuirà ad acuire la frustrazione del prossimo cenone, altrimenti detto il momento del rendiconto esistenziale. Fra di voi ci saranno alcuni che rinnoveranno gli impegni ed altri che desisteranno e sceglieranno di ubriacarsi e dimenticare, ma soprattutto ci saranno coloro che hanno atteso la fine di un intenso 2014 per fare il grande salto e andare a vivere all’estero. Che sia per studio, lavoro o piacere, noi de Il cARTEllo abbiamo deciso di darvi una mano e condividere con voi, cervelli in fuga, informazioni utili ed esperienze personali che hanno avuto come teatro una delle vostre possibili destinazioni.

Iniziamo con una “mite” città costiera, Copenhagen.

Come ci ricordano i nostri amici dell’Huffington Post, nel 2013 la Danimarca è stata designata la nazione più felice del pianeta. Ovviamente le ragioni di un tale giubilo collettivo non hanno nulla a che vedere con il clima che perfino i vichinghi rifuggivano per andare a razziare una più accogliente Normandia. Un elemento fondamentale è senz’altro il prodotto interno pro capite, trovare un buon lavoro è un po’ come vincere alla lotteria e, considerato il costo della vita, il potere d’acquisto all’estero di un reddito medio è clamoroso. Economicamente parlando, per un danese soggiornare a Roma è vantaggioso quanto per noi andare a Karachi. In più il mercato del lavoro non è ancora stato affondato dalla crisi, un altro buon motivo per comprarsi un parka e prenotare il biglietto aereo. Se invece siete interessati a un percorso di studi di alto livello, c’è da dire che l’Università di Copenhagen è la terza migliore università d’Europa continentale e la Copenhagen Business School è una delle più prestigiose del settore.

Tuttavia ogni luogo ha le sue pecche ed il problema per eccellenza a Copenhagen si chiama mercato immobiliare. Difficilmente ho visto qualcosa di più stagnante; in agosto e settembre la disperazione aleggia sui tetti dei bei palazzi in mattoni del centro cittadino ed è facile imbattersi in giovani migranti che vagano o dormono sdraiati sulle proprie valigie. La domanda di case, in quel periodo, schizza alle stelle e trovarne una non è semplice se non parli danese, non sei una bella gnocca, se non sei disposto a pagare più di 400 euro per una stanza o non te ne vuoi andare in periferia perché non puoi permetterti di pagare anche un abbonamento dei mezzi pubblici. Per usare un francesismo, in Danimarca i locatori ti tengono veramente per le palle. Il tempo standard per trovare qualcosa in quel periodo è di circa un mese, poi esistono anche i colpi di fortuna e gli immancabili casi clinici (io ci ho messo un mese e mezzo). Ricordo che il momento di massima disperazione è stato quando l’ostello in cui stavamo ha chiuso i battenti e ha messo me e tutti gli altri disperati alla porta senza un altro posto dove alloggiare. Alcuni se ne sono andati a Malmo, in Svezia, perché non c’era più un letto libero in tutta la città, un mio amico ha invece scelto di sistemarsi in una confortevole biblioteca mentre un altro ha optato per il Mc Donald’s della stazione centrale. Quanto a me, ho preferito andare a dormire da uno sconosciuto piuttosto che starmene sotto la pioggia e ancora gli sono grato di avermi aperto la porta anche se ero l’amico di un’amica, di un amico… Detto questo si capisce che “organizzazione” è la parola d’ordine.

cervelli in fuga

Esistono degli appositi siti internet per cercare una stanza (Boligportal, Findroommate, etc), sono tutti a pagamento ed io non ci ho mai trovato una mazza, oltre al fatto che i proprietari continuavano a rispondermi che se ero una ragazza sarebbe stato ok. Un altro strumento che ultimamente va per la maggiore è senza dubbio facebook, dove si possono trovare una miriade di pagine in cui la gente posta i propri annunci (anche di biciclette di seconda mano in vendita) e si può trovare una bella stanza. L’unico problema è che il far west è niente a confronto, la velocità con cui si risponde ad un annuncio è fondamentale e spesso tali pagine diventano praticamente case d’aste dove la gente rilancia sul prezzo pur di mettere il deretano al riparo da intemperie. Dire che ho assistito a scene disgustose è un eufemismo. Non mi piace unirmi al coro ma stavolta è necessario ribadirlo: il passaparola è il mezzo migliore per trovare un alloggio, è così che la maggior parte dei miei amici ha trovato il suo nuovo nido.

Le cose sono un po’ diverse se il “room-hunter” è iscritto all’università di Copenhagen. Infatti quest’ultima dispone di centinaia di alloggi in tutta la città che mette a disposizione su un sito web speciale accessibile solo agli studenti. Chi prima arriva, meglio alloggia è la regola e talvolta i prezzi delle stanze sono leggermente scandalosi, ma è comunque un grande vantaggio rispetto a chi cerca esclusivamente nel settore privato. Inutile aggiungere che per trovare qualcosa su questo sito è consigliato spendere un buon 99% del proprio tempo davanti al pc, neanche parlassimo di World of Warcraft…

Presupponendo che tutto proceda per il meglio, una volta firmato il contratto di locazione non vi resta che sbrigare le minuzie burocratiche al fine di ottenere il numero CPR, la porta d’ingresso dell’Eden. Senza di esso per lo stato danese non esistete nemmeno e se per caso avete bisogno del medico è il caso di farsi una bella risata che sicuramente vi costa molto meno. Ottenere il CPR è semplice e richiede circa una giornata per i cittadini EU, se non altro qui la burocrazia non se ne è completamente andata sulla tangenziale a cercare donzelle di facili costumi. L’ulteriore step, se non è stato ancora fatto, è acquistare una bella ed affidabile bicicletta ed un completo contro la pioggia. Oltre a farvi rassodare i glutei, andare in bicicletta vi farà risparmiare tempo e denaro; perfino sotto la neve si pedala impavidamente e gli onnipresenti spargisale si assicurano che non lasciate i quadricipiti a riposo.

Contro il clima avverso e la mancanza di luce ci sono pochi rimedi purtroppo, eppure vivere a Copenhagen ha i suoi lati positivi se vi definite animali notturni e vi piace riscaldarvi sotto il piumone con qualcuno. D’inverno pedalare sulla riva dei canali respirando il salmastro odore del mare è impagabile, specialmente quando non soffia impietoso il vento del Nord e le bestemmie non si sprecano come sospiri. Ritagliarsi il proprio spazio nella capitale danese è complicato e costa sacrifici, la sofferenza è parte integrante di un gioco in cui il vincente avrà più di un buon motivo per essere felice. D’altronde si sa, il rammarico per le sofferenze passate accresce l’estasi delle vittorie future. Per dirla in tre parole, vorrei citare quel volpone di Gerry Scotti che in un inglese degno di Renato Carosone soleva dire ai concorrenti del milionario: “only the brave”, solo gli impavidi riescono.
Quindi, cervelli in fuga, buona fortuna e scriveteci se volete altre informazioni!