Non esiste Natale senza film di Natale!

Grinch di tutto il mondo non fatevi ingannare dalle apparenze, questa non è una recensione che sostiene lo spirito natalizio, né tantomeno film di Natale.
Pur non amando il genere devo ammettere che ce ne sono alcuni davvero sorprendenti e originali, come per esempio Una famiglia perfetta del regista Paolo Genovese.
Sfruttando il pretesto del Natale come momento di riunione e condivisione il regista fa il processo inverso parlandoci di un misantropo, un uomo solo e irascibile dai toni burberi e misteriosi.
Lontano dai cinepanettoni, Paolo Genovese ci propone una commedia per tutta la famiglia, brillante e originale, nonostante il marcatissimo happy-ending.

 

Leone, trovandosi solo per le feste, ingaggia una troupe di attori squattrinati e sgangherati per mettere in scena il giorno di “Natale perfetto” da condividere con una “famiglia perfetta”.

 

Il soggetto volutamente ispirato a una fortunata pellicola spagnola: Familia di Fernardo Leon de Aranoa del 1996, ci rimanda anche alla tipica atmosfera della commedia all’italiana grazie ai contenuti ironici, ai continui cambiamenti di ruolo dei personaggi e alle scene corali e ben ritmate.
Interessanti inoltre le numerose citazioni che possiamo cogliere durante la visione del film, una su tutte quella che ci rimanda a Canto di Natale.
Leone, interpretato da uno straordinario Sergio Castellitto, assomiglia all’arido Ebenezer Scrooge e il soggetto della storia non è altro che la reinterpretazione dello spirito dei natali passati, presenti e futuri del dickensiano racconto.
Ma soprattutto, questo, è un film che ci svela la sottile linea che separa realtà e finzione, “così è se vi pare” (esprimendoci in termini pirandelliani).
Una grande dichiarazione d’amore, quella del regista, nei confronti della recitazione e degli attori, cuore pulsante del teatro.
C’è la giovane attrice che alla domanda “che cos’è il teatro?” risponde: “è la vita”; e quella più anziana della compagnia che svela i segreti del mestiere: “Una brava attrice deve saper fare bene due cose: piangere e morire”.
Attraverso le loro maschere comiche, questi straordinari personaggi ci danno una grande lezione di vita.
Il teatro non si nutre di finzione ma di emozioni vere poiché, senza queste, la recitazione non esisterebbe. Così come la più grande difficoltà dell’uomo non è interpretare quei centomila diversi da lui ma essere quell’ “uno” unico e irripetibile…
Leone lo capirà a sue spese durante l’epilogo finale quando rivelando la verità capirà l’inutilità di tutta quella farsa.

 

Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene… È la vecchia passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato dai fantasmi della mia mente…. è una strana sensazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi…”   [Luigi Pirandello, lettera ai famigliari 1887 ] 

 

Insomma Paolo Genovese ci dimostra che è possibile parlare di Natale e far ridere senza necessariamente sconfinare nella pura demenzialità.
E poi diciamocelo, non esiste Natale senza film di Natale!