Un racconto breve sugli attentati di Charlie Hebdo. Oppure no?

“Oh mio dio…stanno arrivando a 50k…”

“50…51….56!!!”

“Probabilmente non si fermeranno prima di toccare quota 100…come avevo previsto…”

“Bla bla bla…le tue previsioni sono sempre azzeccate eh Specchio…allora perché abbiamo presentato un’offerta?”

“Ve l’avevo detto che non ne valeva la pena di sprecare altre unità temporali…”

“In realtà credo che…che…oh al diavolo sono troppo sbronzo”

“Ahahahah…tutto bene Jerky?”

“Ahahaha…diglielo dai”

“Sì…in effetti la tua bevuta era particolare…ho provveduto a sciogliere al suo interno un po’ di C9H13N”

“Cazzo…siete dei virus belli tosti voi…adesso dovrò riconsiderare il mio sistema catecolaminergico”

“Dopamina a go-go mein bruder”

“Siete veramente dei Macintosh”

“E dai Jerky…non ci friggere i chip”

Eravamo io, Jerky, Specchio e Otaku. Il motivo del nostro ritrovo era assistere all’asta illegale dell’anno, il momento sognato da ogni collezionista: la vendita dell’ultima copia rimasta sul mercato del videogioco Jesus Charlie I. Anche noi avevamo provato a fare un’offerta, unendo tutti gli AnonCoin che ci eravamo messi da parte durante l’anno. Ma, naturalmente, il sogno sfumò dopo un secondo, vedendo la nostra misera offerta sorpassata a suon di dollari. Ma valeva ugualmente la pena di osservare lo spettacolo. Tramite I2P potevi entrare in cRoad, il più grande sito di aste nere al mondo, dove vedevi in streaming dei banditori indossanti la Maschera dell’Anonimato che presentavano la merce seguendo le offerte in tempo reale. Fare auctionwatching era diventato un rito ormai, un appuntamento fisso. Un vero e proprio show. Jerky perdeva lentamente il controllo a causa del nostro scherzo, Specchio calcolava spazi vettoriali per ingannare il tempo da genietto quale era e Otaku si sforzava di capire tutto quel caos. In verità Otaku era il nerd del gruppo, totalmente disinformato riguardo alla tecnologia ed ai campionati di videogiochi. Che birbantello sfigato.

“Ragazzi 68k!!!”

“Oooh..urca che upgrade!!!”

“Aung aung aung”

“Insomma Jerky…un po’ di contegno”

“Comunque ancora non sono riuscito a capire esaustivamente cos’è sto Jesus Charlie I guys”

“Gesù…sei un caso perso Otaku…Jesus Charlie I è una leggenda…è un vecchio videogioco in 2D, quando ancora non esisteva l’Oculus Rift …vera e propria preistoria…”

“Parlare di archeologia può essere corretto?”

“In un certo senso sì…comunque J.C. I è un videogioco per consolle a 8 bit di cui sappiamo veramente poco, visto che sono rimaste pochissime consolle del genere a giro…in verità potevamo anche vincere l’asta, ma non potevamo giocarci visto che comprare un 8-bit avrebbe richiesto una spesa simile a quella fatta per il gioco”

“Perché tu avresti trovato il coraggio di giocare ad una cosa pagata così tanto?”

“Certo…altrimenti perché spendere cifre talmente alte?”

“Comunque leggetevi Riondon ragazzi…nel suo libro “Storia dei Videogames ed altri passi dell’Umanità” ci sono abbastanza info…e studiate un po’ di storia cazzo!”

Riondon era una figura totalmente emblematica. Nessuno l’aveva mai visto, ma lui, con i suoi testi sulla storia dei videogiochi, era divenuto un’autorità sulla materia, tanto da entrare all’interno delle scuole come oggetto di studio. In una delle sue poche dichiarazioni proclamava di essere capace di risalire alle origini di Super Mario. In “Storia dei Videogames” scriveva a proposito di Jesus Charlie I:

Jesus Charlie, I (1) : Jesus Charlie I è il primo episodio di una saga divenuta di successo solo in seguito. Rilasciato nel 1986 dalla Charloi per il sistema di gioco a 8-bit NES, aveva come protagonista un Gesù rivisitato in chiave moderna e 2D di nome Charlie (dopo attente analisi di mercato la società che rilasciò il videogioco decise di accompagnare a Gesù un nome diffuso e simpatico che lo rendesse umano senza allontanare troppo i bambini che rischiavano di non riconoscere nella figura del Cristo una figura d’azione) che lottava contro forze infernali per difendere il paradiso terrestre. Il gioco presentava la classica struttura a scorrimento dei platform 2D dell’epoca, unita ad una serie di puzzle impegnativi. In realtà inizialmente fu un flop (il gioco divenne di successo solo con il terzo capitolo, che permise altri cinque seguiti) e furono rilasciate sul mercato solo poche centinaia di copie. Ad oggi siamo a conoscenza di sole tre copie del prodotto, di cui solo due vendute alle cifre record di 20000 e 70000 dollari.

“80K…incredibile!!!”

“Ehy Misc…sai che le quotazioni dei Darkcoin sono salite molto?…ti avevo detto che dovevamo investirci!!!”

“Ah…fa niente…il guadagno era veramente poco…mi accontento dei miei Anoncoin…l’orologio dice 5 min. left…comincia adesso la vera battaglia”

“Gh gh gh”

“Cristo Jerky…forse non dovevo esagerare con le dosi…hai…hai la mascella bloccata per caso?”

“Uuuh…è arrivata un’offerta da Anonymous 22…buddies sono quasi emozionato…tutto questo è epico”

Anonymous 22 era un account storico della rete. Era famoso per aver hackerato alcuni dei siti più protetti al mondo. Ma al momento non pensavo ad Anonymous, ne a Riondon. Neanche a Jesus Charlie I, forse. In verità all’epoca stavo rivalutando un sacco di cose e, sorpassata l’attesa spasmodica per l’evento serale che avevamo organizzato, cercai di astrarmi dalla situazione, in cerca di un attimo di pausa per pensare. Quelle persone, quegli ammassi di acqua, grassi, proteine, etc., che chiamavo amici e con cui ero cresciuto, probabilmente non si stavano rendendo conto di ciò che accadeva al di là dello schermo. E cresceva in me un senso di insoddisfazione. Quell’insoddisfazione che arriva dopo essersi sparati ogni tipo di trip, ogni tipo di esperienza sessuale interattiva, ogni tipo di luce stroboscopica, una forza immensa che arriva a toccare il nervo ottico. Ecco il mondo di J.C. I, abitato da ladri di ID, estremisti noir dall’accento sconosciuto, toccanti sfere di nulla, queruli scaricatori di merce di contrabbando toccanti la mezzanotte in un porto sconosciuto avvolto dall’oscurità. Ci siamo scopati tutto. Abbiamo riempito ogni oggetto, ogni pezzo di plastica, di metallo, ogni circuito, ogni bot con il nostro liquido seminale. Ora questi prodotti, saturi, si alternano alla vita.

“I-incredibile…120k”

“130”

“150”

“Sembrano non volersi fermare più”

Le previsioni di Specchio saranno smentite. Jesus Charlie I sarà venduto ad una cifra molto più alta di 100k. Probabilmente l’asta, questa vendita sproporzionata, sarà ricordata solo come un piccolo caso di satira contemporanea, una maschera grottesca dei nostri tempi destinata a ripetersi all’infinito.