Quattro giorni agli Oscar 2015 e poi tutto sarà svelato. Birdman, Boyhood e Grand Budapest Hotel. Chi fra questi si aggiudicherà la tanto ambita statuetta?

Cinefili e cineamatori di tutto il globo, siete pronti? Il 22 febbraio andrà finalmente in onda l’87esima edizione degli Oscar. A condurre i giochi, in veste di presentatore biondissimo, sarà Neil Patrick Harris, conosciuto dai più come il simpatico Barney Stinson di How I Met Your Mother. La scelta di questo frizzante presentatore mi pare particolarmente azzeccata: gli Oscar sono (diciamolo) abbastanza noiosi e per questo credo sia fondamentale la presenza di un presentatore carismatico e divertente. Ricordatevi che se guarderete la diretta con gli States sarete costretti ad ascoltare per ore la traduzione flemmatica e monocorde dei soliti due doppiatori italiani (che sono bravissimi in realtà, ma l’effetto complessivo resta comunque noioso). Ma andiamo a vedere meglio questi Oscar 2015.

 

Il 15 gennaio sono uscite pubblicamente tutte le nomination. Anche quest’anno salta all’occhio la mancanza di varietà dei film in concorso. Ma in fondo è sempre la stessa storia: pochi i titoli, troppe le candidature. Si sa, questi sono gli Oscar. Al di là di ciò, proseguiamo e scopriamo quali film concorrono e a quali premi aspirano.

 

Per quanto riguarda le categorie prettamente tecniche (montaggio, montaggio sonoro, scenografia, fotografia, regia ecc.) padroneggia minacciosamente l’Interstellar di Christopher Nolan, con ben cinque candidature all’attivo (miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, migliori effetti speciali, migliore scenografia, miglior colonna sonora). Le categorie “tecniche”, spesso considerate le meno importanti, sono però quelle che sicuramente subiscono meno il giudizio della giuria, regalando perciò le vittorie più imparziali. Detto questo, personalmente credo che Interstellar potrebbe ottenere la statuina sia per i migliori effetti speciali che per la migliore colonna sonora (quest’ultima grazie al grandissimo professionista Hans Zimmer, autore di colonne sonore tra le più celebri).

 

Sei nomination se le aggiudica American Sniper di Clint Eastwood: montaggio, montaggio sonoro, sonoro, sceneggiatura non originale, attore protagonista (Bradley Cooper) e, dulcis in fundo, miglior film. E qui, lascio parlare per me la mia recensione. Per chi lo avesse visto, a ciascuno il suo parere. Per chi non avesse avuto ancora il piacere, posso solo dirvi che il film di Eastwood, a mio modesto parere, non è all’altezza di tale candidatura. Il film sul super cecchino americano ha diviso il pubblico italiano: c’è chi lo ha amato e chi lo ha detestato. In patria invece, a sorpresa, il filmone filoamericano inizialmente ha avuto un incasso piuttosto basso. In seguito ha recuperato, accendendo un dibattito simile a quello scatenatosi in Italia. Bradley Cooper se la cava decentemente nonostante il ruolo da cavernicolo, ma in questa nuova edizione degli Oscar si trova davanti ad avversari di notevole bravura. Primi fra tutti, il Michael Keaton di Birdman e il superbo Eddie Redmayne (La teoria del tutto) nei panni del geniale fisico Stephen Hawking. Difficile capire chi si aggiudicherà l’ambito Best Actor in a Leading Role. Io punto sul giovane Redmayne.

 

Le attrici protagoniste in lizza per il titolo di Best Actress in a Leading Role sarebbero tutte da premiare. Meravigliosamente delicata Felicity Jones (La teoria del tutto); diversa dal solito Reese Whiterspoon (Wild); credibilissima e agguerritissima Rosamund Pike (Gone Girl – L’amore bugiardo); alle prese con un dramma attualissimo Marion Cotillard (Due giorni, una notte), infine molto credibile e perfetta per il ruolo Julianne Moore (Still Alice). Personalmente? Io voto Rosamund Pike: bravissima.

 

Ed arriviamo finalmente ai due campioni dell’87esima edizione, almeno stando al loro numero di nomination: Birdman di Alejandro González Iñárritu e Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. Entrambi hanno ricevuto nove nomination. Miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura originale e migliore fotografia: queste quattro categorie saranno il terreno di battaglia in cui i due colossi si scontreranno all’ultimo sangue. Le restanti cinque nomination che entrambi i film hanno ricevuto sono, fortunatamente, differenti. [Non sono del tutto convinta di quelle ricevute dal film di Anderson: la pellicola è senza dubbio notevole, raffinatezze e tecnicismi non mancano in Grand Budapest Hotel, ma mi pare che alcune nomine, tra cui quella a miglior film, siano una forzatura.]

 

A gareggiare con questi due colossi c’è anche una pellicola meravigliosa, il gioiellino di Richard Linklater, Boyhood, ultimo incredibile e riuscito esperimento cinematografico del regista. Il miracoloso prodotto di Linklater sfida i suoi forti concorrenti per il titolo di miglior film, migliore sceneggiatura originale e migliore regia. Ethan Hawke e Patricia Arquette hanno ricevuto entrambi la nomination come migliori attori non protagonisti. I loro avversari, purtroppo, non saranno facili da battere e la lotta sarà dura. Ma per quanto riguarda il premio per la sceneggiatura originale, sono fermamente convinta che debba vincerlo proprio Boyhood. Nessun altro film candidato per tale premio lo merita quanto il film di Linklater. L’unicità di questa pellicola è evidente. Molto probabilmente la migliore sceneggiatura originale se la giocheranno Boyhood, Birdman e Grand Budapest Hotel.

 

Parlano chiaro anche le cifre di The Imitation Game di Morten Tyldum: otto nomination, tra le quali gridano “Attenzione! Non sottovalutatemi!” quella a miglior film, a miglior regia e a miglior attore protagonista (Benedict Cumberbatch). La brillante pellicola racconta la drammatica e complessa storia di Alan Turing, geniale matematico inglese esperto di crittografia. Il film vanta tra le sue candidature quella a miglior film, ma soprattutto quella a migliore sceneggiatura non originale. Sottolineo quest’ultima nomination perché sono convinta che la dettagliata sceneggiatura di Graham Moore sia la più degna del titolo.

Al titolo di Best Picture aspira un altro meraviglioso film biografico, La teoria del tutto (diretto da James Marsh), adattamento cinematografico della vita di Stephen Hawking. Questo film è quello che più mi ha stupita: delicato e di una dolcezza profonda, La teoria del tutto è una pellicola stupenda, impregnata di sentimento senza mai scadere nel sentimentalismo. Gli attori protagonisti (Eddie Redmayne e Felicity Jones) sono particolarmente bravi. Non a caso, anche in qui abbiamo una doppietta: entrambi sono in corsa per il titolo di Best Actor/Best Actress in a Leading Role. Non credo che La teoria del tutto vincerà il premio come miglior film, ma una parte di me lo spera davvero.

 

Cinque nomination vanno anche a Whiplash diretto da Damien Chazelle (miglior film, migliore sceneggiatura non originale, miglior attore non protagonista, miglior montaggio, miglior sonoro). Il film narra le vicende di un ragazzo che ambisce a tutti i costi al posto di primo batterista jazz in un’orchestra. Non ho avuto ancora il piacere di vedere questa pellicola, ma non dubito che sia interessante.

Nominato a miglior film è anche il dramma storico Selma di Ava DuVernay. La lotta per i diritti civili, e umani, è il tema di questa intensa pellicola. La tematica forse non è delle più innovative, ma dobbiamo comunque ricordarci che l’anno scorso 12 anni schiavo è stato dichiarato il miglior film dall’Accademy.

Vorrei spendere un’ultima parola sulla categoria dedicata al miglior documentario: Il sale della terra concorre per il titolo e sarei molto contenta se riuscisse a vincere.

Molti film biografici dunque. Molti drammi intensi e profondi. Un esperimento interessante. Attori e attrici in ruoli splendidi. Tante bellissime sceneggiature, originali e non. Qualche film che non merita determinate candidature. Altri che le meritano fino in fondo. Cosa resta da dire? Che vinca il migliore.