Cos'è la dipendenza? Ecco un'analisi di cosa possa essere la dipendenza nella nostra società e di come influisca sull'essere umano.

Al tempo legavo la dipendenza al suono. In particolare la associavo al suono stonato di uno strumento, in mezzo a un’orchestra. Una cacofonia di cui avevo paura. Ma cos’è la dipendenza?

Raggiravo il suo vero significato come una radice per trovare l’acqua, e mi lasciavo bastare quel mezzo condizionamento che rendeva quella parola raccapricciante, come un tamburo che suona in soffitta, in piena notte.
Non so ben dire se ci fosse di mezzo l’educazione oppure l’esperienza, so solo che il mio cervello associava la dipendenza alla non vita, o meglio, alla morte della vita naturale e lo scomodo passaggio alla vita artificiale, in cui l’uomo necessita solo dell’uomo o dei suoi derivati.
Non si parla di oggetti. Non si parla di rappresentazioni. Cos’è la dipendenza?
Adesso, per me, la dipendenza sta in bilico.
Da una parte si parla di legame che trascende, dall’altra si cade in un legame che discende.
Da una parte c’è “quiddità” e “ecceietà”: c’è l’amore, il profumo, l’aria, il respiro… e tutto ciò di cui l’organismo si nutre per ancorarsi alla realtà, sentirsi parte di essa e dei suoi significati, e una volta sicuro, andare oltre. Qui si va oltre il giardino…
L’altra parte, quella putrida, è il passo sbagliato, successivo al peccato originale.
Qui l’uomo si svela, si libera dei vestiti e rimane nudo della sua storia.
Abbandona quello che avrebbe potuto essere e abbraccia sé stesso (per come è) e i suoi derivati.
Non va oltre, non gli importa più.
Ha paura adesso. Ha superato le colonne d’Ercole e ha conosciuto.
Il sapere lo uccide. Allora cosa può fare?
Abbraccia la follia, annega in un bicchiere e, flebitico, si lascia morire, iniettandosi qualcosa nelle vene. Ma non muore, sopravvive, ma adesso gli basta camminare e sentire la polvere sotto i piedi. Cade nell’ucronia e scoppia in un lamentoso ripetersi di dannato piacere e beato dolore.
Qui c’è la sofferenza. Il benessere è viscerale e mimetizza il sentimento, che si nasconde dietro una corteccia di sensazioni sporche, di droga sintetizzata, e di continue cadute.
La terra ha il sapore della fine, della sabbia tra i denti che scricchiola e graffia le gengive. L’uomo qui non fa un viaggio, gira in tondo e, ogni volta, ritorna al punto di partenza accorciando sempre di più le distanze per fare più veloce ogni volta, ogni volta.
Le due parti sono funzione dello stesso significato. Sono vicine. Ma non si toccano mai, come due rette parallele fottute dalla geometria descrittiva dei punti impropri.
Non sono mutuamente esclusive, anzi l’uomo tende a cibarsi di entrambe, abusandone.
La dipendenza è una voglia che supera la soglia del piacere e torna a essere voglia, ma più forte. Più forte. Ancora.
Pensa se non ci fosse il linguaggio, e i suoi significati. Cos’è la dipendenza? Forse solo un uomo, che piange, inginocchiato di fronte a una donna, o gli effetti dell’ecstasy accompagnati dai mugolii: “Smetto quando voglio”… forse la dipendenza non esiste davvero.
E’ solo una parola inventata, come il tempo.
Forse è solo un’invenzione da cui vogliono farci guarire.
Sì, sicuramente è così.
Sono loro, loro ci stanno uccid…..