Il loro sound ha impressionato i The Soft Moon, la mitica band di Oakland

Abbiamo incontrato Matteo Salviato, metà del duo veneto Warias. In attesa di vederli in azione stasera a Firenze gli abbiamo fatto qualche domanda per capire da dove viene e a cosa si ispira un progetto musicale che trova difficilmente equivalenti nel panorama nostrano (l’unico nome che ci viene in mente è Above The Tree). Il loro mix di elettronica, wave, psichedelia e ritmi tribali ha persino impressionato la mitica band di Oakland, The Soft Moon, che hanno deciso di prendere a bordo Matteo.

ilcARTEllo: Comincio col farti i complimenti per il tuo progetto, Warias ha un sound davvero affascinante e molto distante da ciò che sentiamo oggi nel nostro paese. Come è nata la formazione? Qual’è stato il tuo incontro con Giulio Marzaro?

Matteo Salviato: Grazie per i complimenti! L’incontro con Giulio c’è stato molto tempo fa, ci siamo conosciuti quando lavoravo alla Green Records, un etichetta punk hardcore (tramutatasi negli anni in uno skateshop) di Padova, ci siamo conosciuti in negozio e abbiamo iniziato insieme un progetto garage punk chiamato Dancers 5 o 6 anni fa . 

ilcARTEllo: Il concerto dei Warias incorpora molti strumenti: chitarra, basso, sintetizzatori e percussioni varie che concorrono alla creazione del sound del progetto. Cosa ne pensi di tutta quella musica elettronica che, pur essendo eccellente, viene resa dal vivo attraverso dei set che potremmo definire di computer music? Concordi con me nel credere che togliere a della musica il suo aspetto performativo ed una sua dimensione live equivalga a privarla di buona parte del suo fascino e del suo potenziale?

Matteo Salviato: Si, la nostra generazione è ancora abituata secondo me a percepire la musica in questo modo, a volte fatica ad accettare che il computer è a tutti gli effetti uno strumento musicale. I producer in generale, dopo aver fatto il disco pensano a come portarlo in giro e si fanno aiutare dal computer, non ci vedo nulla di male in realtà se il computer lo suoni, lo devi saper fare bene comunque.

ilcARTEllo: Vedo la vostra musica come dotata di due profili: da una parte aspetti puramente elettronici attinenti anche al mondo della wave e del kraut, dall’altro una sezione ritmica che definirei tribale. Ci racconteresti quali sono le influenze dei Warias sia da un lato che dall’altro?

Matteo Salviato: Le percussioni ci sono sempre piaciute, suoniamo entrambi la batteria (Giulio decisamente meglio di me) e da sempre collezioniamo un sacco di percussioni e strumenti etnici in generale. Ci piacciono le sperimentazioni, le contaminazioni, l’ossessività dei ritmi che va fuori dai canoni. 

ilcARTEllo: La copertina del vostro “Wools Ep” (edito per Cybertree Records) è molto bella ed evocativa. A chi dobbiamo quel bellissimo collage di colori?

Matteo Salviato: Si è molto bella, è stata un’idea della mia ragazza, dipinge quando ha tempo e le riesce molto bene.

ilcARTEllo: Tu sei impregnate come bassista live per The Soft Moon. Ci racconteresti come è nata questa collaborazione di assoluto rilievo?

Matteo Salviato: Ci siamo conosciuti tramite un amico in comune, loro avevano bisogno di un turnista che suonasse il basso e hanno chiamato me, abbiamo fatto un mese intenso di prove e poi siamo partiti per il primo tour due anni fa, una bellissima esperienza!

ilcARTEllo: Grazie Matteo, ci vediamo stasera al tender club di Firenze!

Matteo Salviato: Grazie a te, a stasera!