La dipendenza da tabacco arriva nella vita umana con il capitalismo invertendo i normali processi di sopravvivenza darwiniana, creando simboli.

Non è facile presentare in modo singolare la dipendenza da tabacco. È un tema così ridondante che tende a stuccare in qualunque forma venga presentato.

Dal maschio coraggioso e vincente, come marine americano votato alla libertà dei popoli oppressi, sempre sorridente, forte e ottimista presentato da Marlboro Country a ideale attributo di personalità sul teleschermo, il tabacco è sempre stato mezzo di propaganda e simbolo di emancipazione degli ultimi 80 anni.
James Dean, Audrey Hepburn, Bette Davis, Vivian Leigh sono le prime figure, portavoce di un processo che si è rafforzato nel tempo tramite messaggi sempre più intensi e persuasivi.
E la cosa interessante è che, su scala globale, il consumo femminile di tabacco stia, in parte, compensando il declino dei fumatori maschi.
Prendendo in considerazione i dati epidemiologici postati dal Cesda si nota che nella maggior parte dei paesi con capitalismo avanzato è in corso un declino del tasso globale di fumatori. Queste evidenze hanno le stesse cause del motivo per cui la sigaretta stia spopolando nel gender femminile. C’entrano fattori socio economici, la riduzione di divieti e soprattutto un allentamento delle norme, le stesse che nel passato scoraggiavano le donne ad intraprendere la degustazione del tabacco.
C’è da dire che il tabacco non agisce mai da solo.

 

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Il tabacco non agisce mai da solo

 

La sua presenza è sempre accompagnata da attribuzioni e messaggi di variabile intensità che caricano il gesto di fumare o il fumo stesso di un incredibile potenza allegorica, cui le stesse persone rispondono con percezione e atteggiamento diverso.
Tale diversità trova risposta nella genetica o nella biologia, stessa fonte che spiega la maggiore vulnerabilità alla dipendenza e agli effetti delle sostanze cancerogene del tabacco del gender femminile rispetto a quello maschile.
Tornando alle attribuzioni simboliche che il tabacco usa, si ritiene, infatti, che le campagne pubblicitarie siano il primo fattore che spinge le donne a iniziare a fumare.
I mezzi e le simbologie sono alla base della forte carica pulsionale che deriva dai messaggi mediatici che riflettono emancipazione, indipendenza, attrazione e carica sessuale.
In realtà siamo passati dalla presentazione di un concetto, il fumo, il cui prodotto principale si sublima nell’alterazione metabolica del corpo (data dall’inspirazione di prodotti tossici chimici che danneggiano direttamente e indirettamente il nostro organismo), a parlare di come l’uomo nuocia a se stesso tramite le proprie capacità di inventore, e distruttore nello stesso tempo.
Il problema è che il concetto di sopravvivenza darwiniana qui non attecchisce.
“L’uomo non si spiega tramite regole”, sussurra Zola, e il fatto che i nostri atteggiamenti non coincidano con le aspettative darwiniane ne è un esempio palese. I nostri pensieri superano le leggi finite e edificano uno spazio ucronico in cui nutrimento, accoppiamento e morte retrocedono a bisogni secondari. La storia è il ring di questi pensieri che si susseguono, si rincorrono, si picchiano e non hanno mai un fine, perché trovare un fine significherebbe non poter andare oltre.

 

Di nostro interesse, per la modalità con cui il tabacco continua ad espandersi a macchia di leopardo, sono le correnti del positivismo decadente e del socialismo. Queste superano i principi di proprietà conseguenti al rifiuto dell’individualismo liberale e portano un radicale mutamento della società.
Dal liberalismo post-medievale, che aveva cancellato la società chiusa e tipica del medioevo, in quel momento viene spazzato via l’astrattismo per abbracciare una nuova dottrina che si identifica nella giustizia sociale. Anarchismo e socialismo rivendicano l’espansione sostanziale dei diritti umani come mezzo per superare gradualmente il capitalismo.
Capitalismo…ismo…ismo….ismo. Come una campana che rintocca e richiama stormi, il capitalismo è una parola che incute sottomissione e incombe sulla società come un falco che si butta in picchiata sulla preda per afferrarla e poi lasciarla schiantare al suolo alla stessa velocità con cui uno shuttle decolla.
Il capitalismo ha portato alla luce l’analisi dell’essere umano per un guadagno di bisogni secondari, veniali, sofistici, materiali. Il capitalismo si è stabilizzato e poi ha destabilizzato le certezze antropologiche tramite la curiosità e la brama e la scoperta di altri paesi e nuove culture. Il capitalismo ci ha fatti conoscere e uccidere, allo stesso tempo. (Non potevamo accettare di non essere soli).

 

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Il capitalismo ci ha fatti conoscere e uccidere

 

Con la scoperta di neorealtà connesse a nuove culture e arcaismi legati a vecchie conoscenze le guerre sono state inneggiate come il mezzo per portare pace e distruggere le monarchie per creare altre monarchie, producendo destabilizzazioni e scombussolamenti, mentre gli unici che continuavano ad arricchirsi erano sempre gli stessi, gli investitori.
Coloro che investivano sulle idee. Idee che rivoluzionassero gli atteggiamenti delle persone a pro o contro di altre persone. Eccoci qui. Cosa c’entra il tabacco?
Il tabacco è un’idea rivoluzionaria che guadagna nell’ucciderci e dagli stessi processi di cambiamento in cui cerca di renderci coscienti della sua pericolosità (stiamo morendo respirando).
È un meccanismo sottile quello del ti uccido e poi ti salvo, ma riesce a inserirsi a fondo nelle vite delle persone perché agisce tramite vie ben precise, inafferrabili: affettive, cognitive, comportamentali.
La prima via è quella affettiva; essa comprende i sentimenti, gli stati d’animo, le emozioni e le reazioni del sistema nervoso che accompagnano l’atteggiamento stesso.
La seconda via è quella comportamentale; quella definibile tramite azioni esplicite e implicite, quella alla base della valutazione che l’atteggiamento stesso veicola: le ricerche fondamentali prese in considerazione sono quelle che cercano di rilevare la predittività dell’atteggiamento nei confronti del comportamento o quanto l’atteggiamento si associa ai bisogni.
Per esempio la sigarettina post-sesso, post-pasto, post-caffè e pre-defecazione, la sigaretta diventa un’estroflessione di un bisogno, perciò, usata con o senza le sostanze per appagare i nostri bisogni. Diventa lei stessa, da sola, tramite un semplice condizionamento, un nostro fabbisogno. Il sottoinsieme prende il posto dell’insieme, la protesi prende il posto dell’estroflessione naturale, la sigaretta assume la sua importanza, tanto da dover essere sempre più ricercata, sempre più di singolare sapore e con la possibilità di scelta.

 

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La sigaretta post-sesso diventa un’estroflessione di un bisogno

 

Ecco che la sigaretta assume il valore di simbolo e rientra nella terza via, quella cognitiva.
Forse la via più importante, la stessa via che ci mette a confronto la sigaretta con Batman perché entrambi simboli di un insieme di credenze associate alla valutazione globale che consta dell’atteggiamento stesso. La sigaretta non è distrutta se la spengi, il suo gorgoglio e la sua dipendenza rimangono dentro per lo stesso motivo per cui non puoi uccidere il pipistrello di Gotham City.
In questi termini le teorie cognitive fondamentali hanno direzionato gli studi sulle capacità delle persone di resistere o cedere non alle dipendenze in senso biologico, ma all’accessibilità e resistenza più o meno forte che esiste dietro gli atteggiamenti, i comportamenti e le abitudini sul fumo e alla possibilità di cambiare.
Su questa linea si studiarono gli atteggiamenti in termini di credenze e si evince che i processi cognitivi che agivano in concomitanza con gli atteggiamenti erano l’accessibilità, intesa come influenza nei processi cognitivi dell’atteggiamento in una specifica situazione, e la disponibilità, definita come la presenza o meno delle connessioni tra atteggiamento e schemi cognitivi.
La peculiarità che ne pervenne in sostanza fu che gli atteggiamenti a elevata accessibilità fossero i più resistenti ai cambiamenti: in poche parole “siamo fottuti”.
Perché il concetto espresso sopra significa che se incontriamo un messaggio persuasivo che ci colpisce, questo lo fa per poco tempo perché essendo molto accessibile è anche il più resistente, perciò passato un lasso di tempo si ricostituisce, come prima se non più forte. Non rimane che lasciare che il corpo anneghi la mente e torni a essere dipendente.
Io voglio soffrire di astinenza, voglio vedermi le unghie marcire e le dita ingiallire, voglio sentire i miei polmoni perdere sensibilità; al diavolo la mente e la perdita di identità legata alle sigarette.

 

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