Il 18 giugno di duecento anni fa a Waterloo si svolgeva l'ultima e tra le più sanguinose guerre Napoleoniche. Oggi quella battaglia fa ancora discutere.

L’artiglieria di Wellington tira senza sosta sul fianco Ovest della vallata che si staglia sotto la collina del Leone e la fattoria di Hougoumont, ricreata per l’occasione, si perde a poco a poco in una nuvola di fumo grigio pallido. Ogni volta che il pezzo forte della batteria esplode un colpo di cannone, un fremito percorre gli animi degli spettatori accorsi da ogni parte del globo per assistere alla più grande rievocazione storica della battaglia di Waterloo. Sotto i loro sguardi rapiti, britannici e olandesi difendono strenuamente quel punto strategico dall’attacco francese per dar tempo a Blücher e i suoi uomini di accorrere in forze. Quella resistenza disperata porterà alla vittoria della Belle Alliance e alla definitiva capitolazione di Napoleone Bonaparte.

 

Purtroppo per noi, le truppe prussiane non giungeranno prima del giorno seguente a sconvolgere la seconda parte della rievocazione alla quale non parteciperemo per mancanza di biglietti. E non saremo i soli a mancare. Le autorità francesi hanno disertato tutti gli appuntamenti della celebrazione mostrando un’inqualificabile reticenza acuita da una serie di scaramucce a forti tinte nazionaliste, una su tutte l’opposizione di Parigi alla coniatura di una moneta da due euro con l’effige del bicentenario di Waterloo. Lo scopo non sarebbe assolutamente stato quello di rinfacciare alla Francia il suo fallimento quanto commemorare un momento cardine della storia del Vecchio continente.

 

La scelta di commemorare i caduti di Waterloo è una questione di puro romanticismo. La battaglia che ha segnato la fine dell’impero napoleonico si è combattuta a Linz quando l’armata rientrava decimata da una disgraziata campagna di Russia ed era dunque incapace di prevalere sui suoi nemici. Prima dello scontro finale i vincitori si trovavano già a Vienna per negoziare i trattati di pace e la spartizione dell’impero, ma Napoleone ha ritardato questo momento con una comparsata quanto mai futile, considerate le disparità in seno alle fazioni. Suo malgrado, la fuga dall’Isola d’Elba, l’organizzazione dell’offensiva e la tragica disfatta per opera di una coalizione valorosa hanno donato a questo evento l’aura epica di un poema cavalleresco. Ecco svelato l’arcano: Linz è stata un’esigenza tattica da rapaci della prateria, Waterloo l’ultimo grandioso capitolo di un’epopea che anche Tolstoj ha voluto immortalare, quell’epilogo poetico che mancava.

 

Il Bicentenario della Battaglia di Waterloo si è svolto tra le polemiche da parte delle nazioni coinvolte,che nasconde un quadro dell'attuale situazione europea

 

Ad ogni modo, l’’Esagono’ ha tradito le aspettative di quanti auspicavano un coinvolgimento maggiore in onore ad un momento topico della nostra storia. Ci si potrebbe domandare cosa accadrebbe se la Germania reagisse allo stesso modo nel caso in cui una ricostituzione avesse come sfondo l’assedio di Berlino del 1945; tuttavia non gioverebbe a nessuno giacché “con i se non si fa mai la storia, e nessuno può dire con serietà quello che sarebbe avvenuto ove la storia non avesse camminato come effettivamente ha camminato”.

Nella perplessità del post-celebrazione devo comunque appurare che le rimostranze della Francia non sono completamente irragionevoli. Tanta enfasi su un episodio che ci ricorda le nostre divergenze potrebbe perfino essere controproducente e ampliare il fossato che ci divide. Non è un caso peraltro che la Gran Bretagna abbia stanziato più di un milione di euro per questo progetto, a Waterloo erano presenti i reggimenti inglesi e scozzesi e la commemorazione rende omaggio al loro sodalizio sotto il secolare blasone dell’Union Jack. Gli inglesi si sono opposti in ogni modo all’indipendenza della Scozia e continuano a minacciare l’UE con lo spauracchio di un brexit che potrebbe rivelarsi estremamente dannoso. Nella loro ottica tutto è coerente.    

Chi si dovrebbe preoccupare invece siamo noialtri. Se la battaglia ha segnato una svolta di cui Foscolo, tradito nel profondo, si felicita nel suo sepolcro, si tratta comunque di un tornante storico fatto di morte e lotta fratricida. Non dovremmo forse dedicare più tempo e denaro a celebrare i momenti di solidarietà? In parte lo facciamo ma non importa a nessuno. Per esempio, il 9 Maggio era la Festa dell’Europa, lo sapevate voi? Penso di no, o almeno tutte le persone che quel giorno non si trovavano a Place du Luxembourg non ne avevano la minima idea.