La scienza perde il suo miglior poeta Oliver Sacks… O viceversa!

Forse aveva capito che la vita non è un copione già scritto e che la malattia non ha niente di sacro e di immutabile. Di sicuro ha provato a dare all’uomo il coraggio di rialzarsi dalle cadute ogni volta che è possibile risvegliandosi anche dal sonno più cupo e annichilente. Oliver Sacks è stato una mente brillante, un uomo dai molteplici interessi e talenti. Un neurologo-psichiatra-scrittore e tanto altro. Fin qui un dono prezioso ma condiviso con molti altri. Il valore aggiunto è consistito nella sua abilità di divulgare le sue idee, condividendole con tutti, facendo sì che ognuno potesse appropriarsene e sentirle sue, come propri figli, come frutti del proprio albero. Ha avuto la capacità, Oliver Sacks, di far capire che non è necessario essere superuomini per dare agli uomini la volontà di cercare una condizione più degna e profonda, perfino nel dolore. Lui stesso è stato un uomo con un vissuto personale segnato da traumi infantili, malattie mentali, uso di droghe e altre avventure e disavventure. Ma ha sempre conservato viva la passione per la musica, lo sport, la motocicletta e mille altre attività creativamente utili ed inutili, e quindi belle, per definizione. Oliver Sacks è stato capace di pensare oltre gli steccati, di osare e sperimentare sulla propria pelle l’intera gamma delle percezioni umane arricchendo di nuovi significati il termine ‘empatia’. La fama arrivò prima come scrittore che come scienziato, con il libro del 1985 L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello (genialmente surreale, e realistico allo stesso tempo, fin dal titolo) che venne rappresentato a teatro a Londra nel 1986. Fu poi la volta nel 1990 della pellicola Awakenings – Risvegli tratto dal suo omonimo libro, portato al successo da Robin Williams e Robert De Niro.

Ebbene, dove finisce lo scienziato e inizia lo scrittore non è dato saperlo, e, forse, poco importa. Ci rimane in dote un patrimonio di conoscenze basate sull’osservazione clinica, il suo lavoro pionieristico con i malati di mente e l’idea che sia possibile coltivare un approccio olistico alla vita capace di coniugare scienza, arte e umanità, mente e spirito, sorriso e poesia. Perché in fondo tutti noi a volte scambiamo nostra moglie o ciò che amiamo per un cappello. Ma, guardandoci negli occhi e dentro, tra noi stessi e con gli altri, può voler dire, anche grazie alle parole di questo scienziato-artista così autentico e atipico, ritrovarlo, e ritrovarci.

“I have been able to see my life as from a great altitude, as a sort of landscape, and with a deepening sense of the connection of all its parts”.

 

Nota dell’autore:   Questo specifico articolo, così come molti altri saggi e testi che ho scritto da un anno a questa parte, sono stati ispirati, coordinati e realizzati grazie alla collaborazione di un’autrice che mi ha chiesto di rimanere anonima finché non sarà portato a termine il progetto editoriale connesso e a cui va la mia gratitudine.