Nove anni fa Saviano titolava l’ultimo capitolo di Gomorra ‘Terra dei Fuochi’, battezzando emblematicamente parti della provincia del napoletano e del casertano ‘imbottite’ di rifiuti tossici di ogni tipo. Una conversazione con un amico locale, mi ha dimostrato che in definitiva niente stia davvero cambiando.

Erano all’incirca le due di notte ed assieme ad un caro amico originario del casertano stavo percorrendo la via Appia per dirigermi in uno dei tanti locali estivi sulle spiagge basso laziali. Ad un tratto il mio compagno si voltò verso di me esclamando: “questa strada è stata chiusa per diversi mesi poiché la polizia era in cerca di rifiuti interrati. Qualcosa è stato trovato, ma poi hanno dovuto riaprire la viabilità vista l’importanza dell’arteria. Andando verso sinistra si trova Mondragone e alle nostre spalle c’è Sessa Aurunca; qui non siamo molto distanti dalla Terra dei fuochi.

 

Il giorno dopo ci incamminammo in direzione di Caserta per poterne visitare la famosa reggia. L’aria era rovente ma non desistemmo dall’idea: i chilometri che ci separavano dalla meta infatti non erano molti ed armati di bottigliette d’acqua gelata sfidammo la calura estiva. Il punto di partenza del nostro tragitto era Teano, Teanum Sidicinum per gli antichi romani, cittadina dal passato florido, ora celebre solamente per lo storico incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi. Imboccammo quindi la strada che attraversa la limitrofa Sessa Aurunca per poi proseguire verso la nostra destinazione attraverso l’Agro Caleno; percorsi solamente una manciata di chilometri però, non potei fare a meno di notare come, senza soluzione di continuità, colline ricoperte da una folta e lussureggiante vegetazione (perlopiù castagneti), lasciarono improvvisamente il posto ad una vasta pianura, interrotta qua e là da rilievi insignificanti, brulli, inariditi ed ingialliti dal sole cocente. La boscaglia si faceva via via più rada, mentre campi coltivati, sterpaglia e prefabbricati divenivano i nuovi protagonisti del paesaggio circostante. Buona parte dei versanti dei ‘rilievi insignificanti’ inoltre, era stata data in precedenza alle fiamme: “spesso i contadini della zona appiccano questi incendi per potersi accaparrare i fondi per il rimboschimento” chiosò il mio compagno notando sul mio volto una certa perplessità a tale vista. Non ribattei, e dopo un mio commento forse un po’ banale continuammo a conversare altrettanto banalmente.

 

Percorremmo ancora qualche chilometro quando, alla mia sinistra, intravidi di sfuggita un cartello stradale con su scritto ‘Calvi Risorta’.

 

Questo piccolo comune del casertano è divenuto tristemente noto per la recente scoperta di quella che pare essere la più grande discarica abusiva d’Europa, la Terra dei fuochi. Con la sua estensione di 25 ettari ed un volume di 2 milioni di metri cubi, la Terra dei fuochi si trova in un’area industriale abbandonata (ex Pozzi Ginori) dove sono stati intombati rifiuti tossici di ogni tipo. Non è chiaro però chi siano i mandanti di tale scempio: industriali della zona senza scrupoli? Oppure la colpa è ancora una volta della camorra? “La cosa che a me non quadra è come sia stato possibile tutto questo. Come è possibile che una tale quantità di sostanze tossiche sia stata interrata nel corso degli anni senza che nessuno si accorgesse di nulla? Secondo quanto riportato su Il Fatto Quotidiano pare siano stati trovati anche sostanze chimiche provenienti da imprese estere e sicuramente enormi tir contenenti i veleni avranno attraversato indisturbati tutta l’Italia per poi giungere fino a qui. Non prendiamoci per il culo, qualcuno è stato corrotto profumatamente e la commistione tra malaffare e politica è evidente”. L’osservazione del mio compagno mentre continuava imperterrito a spingere sull’acceleratore, per quanto semplicistica, pareva inattaccabile. Un dubbio mi sorse poi spontaneo. La questione rifiuti è stata portata prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica dal libro di Saviano e dagli scandali ‘mmonnezza’ del biennio 2007/2008. Perché fino ad oggi della ‘discarica più grande d’Europa’ nessuno sapeva nulla (molti degli articoli sulle testate nazionali sono datati giugno 2015)? E della scoperta poi dobbiamo ringraziare le forze dell’ordine oppure per ‘qualcuno’ ormai il sito ‘puzzava’ troppo e c’era bisogno di bonificarlo a carico, ovviamente, dello Stato (cioè dei contribuenti)?

 

rifiuti tossici - terra dei fuochi

 

“Guarda alla tua sinistra ora. Il paesino che si intravede dalla strada è Pignataro Maggiore. Qui, oltre alla presenza di potenti clan, anni fa durante una ‘resa dei conti’ persero la vita delle persone innocenti”. Mi voltai nella direzione indicata dal mio amico e riuscii a scorgere alcune casupole ai piedi di un altro ‘rilievo insignificante’. La vegetazione tutt’attorno non era cambiata e anzi, se possibile, si era fatta ancor più scarna, rinsecchita, come se esistesse una correlazione tra il male perpetrato in queste zone ed il paesaggio circostante. I colori del giallo, dell’ocra e del marrone dominavano la scena e qua e là, evidenti segni di abbandono e degrado. Le tracce di un processo di desertificazione industriale dell’area erano infatti evidenti ad ogni curva della strada: numerosi edifici, un tempo ospitanti fiorenti attività, erano ora arsi dal sole e lasciati in balia di edera e sterpaglie. Solo vecchie insegne giacenti sul terreno o ancora affisse in maniera funambolica ne testimoniavano il passato più ridente: “questo era un mobilificio con numerosi dipendenti”, ora ovviamente chiuso, ‘assediato’ da manifesti di candidati politici proprio qui, dove la politica sembra aver ammutinato al suo dovere.

 

Reggia Caserta - terra dei fuochi

 

Giungemmo infine a destinazione. La Reggia di Caserta, capolavoro di Luigi Vanvitelli, si stagliava di fronte a noi maestosa, sovrastando tutta l’area circostante. Passeggiammo per le sue stanze dove era in corso anche una piccola mostra dedicata a Gioacchino Murat, generale al servizio di Napoleone divenuto re di Napoli agli inizi del XIX secolo. La visita continuò poi per i famosi giardini della Reggia che si estendono alle sue spalle per diverse centinaia di metri, intervallati in maniera regolare da immense vasche d’acqua ultimanti con la ‘Grande cascata’ e la fontana di Diana e Atteone. E quasi come a volerle da testimoni, quando ci trovammo di fronte ad esse mi rivolsi al mio accompagnatore chiedendo: “ma qual è la tua impressione a proposito delle generazioni più giovani? Noti delle differenze nel modo di pensare dei tuoi coetanei oppure è ancora tutto immobile?”. “Onestamente? Io non ho notato un gran cambiamento di mentalità fino ad ora”.