Un uomo ossessivo compulsivo si sveglia alla stessa ora ogni mattina, controlla costantemente e incessantemente ogni cosa.

Il ristorante era quasi vuoto, per fortuna. Solo tre dei venti coperti erano stati riempiti. Meglio così, nessuno avrebbe notato le sue particolari abitudini a tavola. Meglio così, in pochi avrebbero chiacchierato e, se era fortunato, non avrebbe udito che un lontano brusio. Si era seduto infatti al tavolo più isolato; poteva vedere la coppia seduta all’angolo opposto, ma non riusciva a capire di cosa stessero discutendo. Perché sicuramente stavano discutendo: lui stava imbronciato mentre lei, gesticolando vistosamente, gli parlava continuamente. Perfetto, lontani e indaffarati. Non lo avrebbero nemmeno notato.

 

Le tre sveglie avevano strillato contemporaneamente, alle 7.07 del mattino. Un solo, confuso, breve squillo. A nessuna sveglia era concesso suonare più di una volta. Mai. Primo Guerrieri si era alzato di scatto, come accadeva tutte le mattine, ed aveva immediatamente rifatto il letto. Tre volte consecutivamente, come tutte le mattine. Aveva impiegato qualche minuto di troppo ad aprire la porta del bagno, perché la sera precedente aveva avuto un’ospite per cena. Sua madre. Il caffè era venuto perfetto alla prima, ma controllare di aver chiuso il gas gli aveva spietatamente bruciato il tempo extra guadagnato. Ma la sua tabella di marcia era ben calcolata, tutto era stato negli anni ben organizzato. Si era tolto il pigiama blu, lo aveva ripiegato, se lo era rimesso di nuovo e in seguito lo aveva ripiegato per la seconda volta. A quel punto si era potuto vestire: aveva controllato ogni centimetro dei jeans che avrebbe indossato, e la stessa sorte era toccata al maglione di lana verde e alla camicia bianca. I calzini erano più semplici da gestire, bastava sbatterli più volte contro una superficie rigida. Poi aveva lanciato i mocassini marroni contro il muro, uno alla volta: l’impatto avrebbe costretto eventuali insetti ad uscire dal loro nascondiglio. Aveva evitato di darsi qualsiasi prodotto profumato, non era molto sicuro che gli facessero bene. Si era soltanto lavato i denti; senza dentifricio però. Alle 7.56 era uscito di casa, sapeva che pochi minuti dopo sarebbe dovuto rientrare di corsa. Aveva quindi percorso tutti i 36 scalini che lo portavano fino al portone del condominio, davanti al quale si era fermato a riflettere qualche secondo. Non era sicuro di aver chiuso la porta di casa, perciò era tornato su a controllare. Aveva poi ripetuto l’intera operazione un’altra volta. Finalmente, alle 8.08, era in strada.

 

Solitamente evitava i ristoranti per molteplici ragioni, ma quel giorno non aveva avuto scelta. La giornata era cominciata peggio del solito. Si era dovuto assentare da lavoro per due volte. Aveva mentito come al solito, dicendo di aver avuto un’emergenza, ed era corso a casa. Il portone di casa era chiuso, per fortuna. Entrambe le volte. Purtroppo però la sua pausa pranzo si era ridotta e a Primo non restava che un pasto veloce al ristorante dietro l’angolo. Si era seduto sulla sedia che gli era sembrata la più solida e la più pulita. Aveva aperto la sua valigia da lavoro e ne aveva estratto un pacco: al suo interno un bicchiere, una forchetta, un coltello, un piatto piano, un tovagliolo. Li portava sempre con sé, in casi di emergenza. Al cameriere fortunatamente non aveva dovuto spiegare nulla, perché frequentava il ristorante da alcuni anni. Primo era molto nervoso: sapeva che sarebbe stato pressoché impossibile mangiare alla sua solita ora, un orario stabilito da lui, molto importante da rispettare. Guardava l’orologio, che al momento segnava le 13.02. Tra undici minuti esatti avrebbe dovuto iniziare a mangiare, per essere alle 14.14 sul posto di lavoro. Si torturava le dita, nell’attesa. Come un eroe o un principe azzurro, il cameriere era sbucato dietro l’angolo con il suo ordine e aveva servito sorridente il suo tavolo. Primo aveva guardato l’ora: le 13.09. Aveva aspettato circa quattro minuti davanti al cibo fumante, poi aveva iniziato a mangiare. Si sentiva sollevato, la giornata stava decisamente prendendo una piega migliore.

 

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