I 5 film d'autore che per una ragione o per l’altra si portavano dietro aspettative molto elevate. Aspettative che sono state del tutto (o in gran parte) disattese. 

Cadute di alta quota, ovvero quando i film d’autore ci deludono.

 

5) This Must Be The Place (2011), Paolo Sorrentino

Forse perché veniva dal suo film se non più bello sicuramente più riuscito (Il Divo), forse perché era al debutto negli States, forse perché il protagonista era Sean Penn, qualunque sia la ragione principale il primo film americano di Paolo Sorrentino, protagonista degli oscar con La grande bellezza, era molto atteso ma non ha mantenuto le promesse e si è rivelato un esercizio di stile fine a se stesso. Impeccabile dal punto di vista tecnico, il film si distingue soprattutto per una scarsità di mordente ed una insulsaggine davvero inaspettate. Come il protagonista, ci lasciamo trascinare svogliatamente fino alla fine del film, completamente distaccati dagli eventi della narrazione. La noia più totale.

 

Shutter Island

4) Shutter Island (2010), Martin Scorsese

Martin Scorsese è senza dubbio uno dei registi più importanti della storia del cinema. Se consideriamo che veniva dal successo di The Departed, capolavoro che gli valse finalmente l’ambita statuetta come Best Director, è evidente come le aspettative su un film come Shutter Island fossero giustamente elevate. Partendo dal Best Seller di Dennis Lehane, e giovandosi della performance del suo nuovo attore feticcio Leonardo DiCaprio, Scorsese annacqua in due ore abbondanti una vicenda dal potenziale enorme. C’erano i presupposti per un altro capolavoro, ed invece il regista americano si accontenta pigramente di confezionare un prodotto tanto perfetto esteticamente quanto freddo emotivamente. Il risultato è un film che non coinvolge, non turba; insomma, finita la visione, la sensazione è di una grande occasione perduta.

 

alice in wonderland

3) Alice In Wonderland (2010), Tim Burton

Eppure il connubio Tim Burton – Lewis Carroll sembrava davvero promettere bene. Il talento visionario del regista californiano che incontra il romanzo fantastico dello scrittore britannico. Johnny Depp libero di sprigionare il suo talento istrionico nelle vesti del Cappellaio Matto. Era lecito attendersi un film frizzante, divertente. Il risultato è invece clamorosamente al di sotto delle aspettative; stanco, svogliato, senza un briciolo di verve, il film di Burton non riesce a restituire in immagini la realtà pittoresca ed anticonvenzionale del romanzo di Carroll. Il mondo fantastico di Willy Wonka era veramente di un altro spessore.

 

biutiful

2) Biutiful (2010), Alejandro González Iñarritu

Doveva essere il definitivo salto di qualità per Alejandro González Iñarritu, regista del bellissimo Babel, anche considerando che era il primo film dopo la storica rottura con il fidato sceneggiatore Guillermo Arriaga; ed invece Biutiful si risolve in due ore e mezzo di insostenibile ‘via crucis’, dove il protagonista (Javier Bardem, lui sì bravissimo), quasi un moderno Giobbe, si trova costretto ad affrontare drammi su drammi. In questo caso, l’eccesso non giova al regista messicano che supera spesso il labile confine tra dramma e melodramma, rendendo l’evolversi della vicenda gratuitamente straziante. E pensare che l’Academy lo incluse nella cinquina per gli Oscar al film straniero…

 

One-on-One

1) One On One (2014), Kim Ki-duk

L’Oscar alla più grande delusione autoriale spetta di diritto a Kim Ki-duk. Il grande autore coreano, che tanto ci ha deliziati con opere quali Ferro 3, Bad Guy, The Coast Guard, L’Isola, è da diversi anni che sembra aver smarrito la sua grande capacità di astrazione poetica che faceva da contraltare alla durezza delle immagini. Già Pietà (2012) ci aveva convinti solo in parte. One On One è invece un totale buco nell’acqua; una caduta nel trash davvero incomprensibile, una sceneggiatura verbosa ed eccessiva (talvolta addirittura superficiale) che fa il paio con interpretazioni poco (o nulla) convincenti. Violenza e vendetta servono un film di maniera che non pensavamo potesse appartenere a Kim che ha dimenticato le potenzialità del silenzio per abbracciare la denuncia esplicita. Fin troppo esplicita.