Al city club di Augusta abbiamo incontrato Sonny dei Sonny and The Sunsets e parlato della sua musica e delle sue ispirazioni dai film ai fumetti.

“Salve. Sono qui per intervistare la band”

“Sapevano che dovevi venire?”

“Credo di si.”

“Allora saliamo di sopra”

Seguo il ventiqualcosenne barista al piano superiore del City Club Cafè di Augusta, in Bavaria. È tardo pomeriggio. Sono stata spesso qui, a ballare la sera, per vedere un concerto, con gli amici, col mio ragazzo, pomiciando, canticchiando ed esitando fra i suoi angoli. Nella tenue luce diurna tutto, l’edificio, le scale e il locale stesso (in origine uno strip club), appare più bizzarro che di notte. Il bar curvo, i bicchieri, gli alcolici sugli scaffali, lo stereo e il pavimento nero pieno di macchie sembrano nascondersi dai raggi della luce solare. Ho la sensazione che dovrei trovarmi qua ad un altro orario. Questo posto stravagante si confà perfettamente ai Sonny & the Sunsetsla band di San Francisco per la quale sono qui oggi e il cui cantante Sonny sto ancora aspettando. La loro musica è frivola, inusuale, piccante e ispirata da cose antiche come vecchi sapori e vecchia musica. Suonano gioiosi e melanconici allo stesso tempo grazie ai toni surf-floreali in cui si insinua un po’ di folk-pop, come fosse una spezia.

 

Sonny & The Sunsets

 

Mai fedeli ad un unico stile, la sola continuità che si possa riscontrare nella loro musica è una bollicina nella grande vasca del pop psichedelico. E comunque miscelata in ogni modo possibile. Tutte le dodici pubblicazioni apparse dal 2009 hanno il loro specifico sound. Sono tutte storie che parlano di morte, di alieni, dell’incommensurabile, del non evidente o più semplicemente di  tutto ciò che è fantastico e che è sostanzialmente l’amore. Ecco che Sonny arriva dritto da me. Sembra stanco e taciturno. Vorrei sapere cosa ne pensa del posto. “Oh è come una comune” e nel darmi questa risposta appare un po’ irritato e spiazzato. Andiamo di sotto e ci sistemiamo in un tavolino fuori dal locale; mi sento come se fossi una seccatura, ma Sonny si sforza di parlare e arriviamo a discutere del nuovo album. “Talent Night At the Ashram” (pubblicato il 12 febbraio 2015) salta fuori dai tentativi di creare dei corti cinematografici. Che a Sonny non piacevano. Perchè? Glielo chiedo. “Beh sai…gli attori erano pessimi…e…non so. I film non mi stupivano…non c’era magia nel guardarli.” Suggerisco allora che forse lui era il solo a trovarli non accattivanti; a volte siamo molto critici, troppo critici con le cose che facciamo. Arriva un sorriso. “Si, ma le cose sono andate effettivamente come credevo ma non c’era niente di più. Niente.”

  

“Niente” – è l’ultima cosa a cui penseresti quando ascolti il loro ultimo lavoro. Gli abbozzi di film sono diventati canzoni scritte da Sonny. Il risultato è l’album. E’ una raccolta di storie brevi che potrebbero anche lasciarti un po’ irritato. I contorni delle storie, raccontate per lo più con le melodie che con le parole, non sempre possono essere perfettamente capiti. Un synth qui e un basso potente qua stracciano l’atmosfera surf-pop e in un momento tutto suona completamente diverso conducendo il lavoro ad assumere un sound onnivoro.

 

Sonny & The Sunsets

 

La nostra conversazione si interromperà bruscamente ma prima abbiamo parlato dell’andare in tour. Il forse quarantenne cantante mi dice che in realtà non gli piace affatto fare le tourneè e che secondo lui è fuori di testa guidare per centinaia di chilometri solo per cantare le suoi canzoni a qualche sconosciuto. Mi dice di essere creativo solo a casa e che ha un figlio di unidici anni che con riluttanza si lascia alle spalle in America. La casa discografica vorrebbe che girasse di più, ma lui no…mi dice tutte queste cose coi suoi  occhi azzurro-chiaro guardando un punto in lontananza, come se non fosse con me a quel tavolo, ad Augusta, ma altrove, lontano… Poi Sonny balza e si scusa: “Ho sentito il basso, voglio fare il soundcheck adesso. Ci vediamo più tardi.” E se ne va. Sonny ha più volte dimostrato di non essere solo un musicista ma anche un artista creativo in modi differenti. Scrive sceneggiature, gira brevi film e ci sono molti altri lati oscuri da scovare nella sua opera…dopo il concerto è come se la impugnassi una di queste oscurità. Un fumetto.  “La stravagante, bizzarra ma terribilmente vera avventura di Sonny and The Sunsets” è il titolo e tutto ciò che Sonny riesce a scarabocchiarci sopra per me è: Alla (?) storia vera totalmente vera XO Sonny”. Bene. Per l’appunto non è mai successo che, come mostrato nell’ultima pagina, il batterista della band spari a Sonny il quale è ovviamente ancora vivo, per ora.

 

Sonny & The Sunsets

 Sonny & The Sunsets

  

Ad ogni modo il fumetto di certo riflette i pensieri di Sonny. Sulla copertina un bambino implora “Papà non lasciarmi” e quindi la vicenda si snoda fra i problemi dell’industria musicale. Parla di idealismo nel fare musica e delle dinamiche di una band. Inoltre rende evidente cosa pensi Sonny dell’essere in tour. “Lasciateci girare il mondo cantando!!”, sullo sfondo un gruppo di persone nel panico, rincorse da automobili ed elicotteri. I problemi, le passioni e perfino la disperazione che si riscontrano nella musica di Sonny and The Sunsets rendono l’ascolto del loro album imprescindibile.

“Il concerto psichedelico che ho sempre sognato. Non tutti sembrano aver capito la musica, all’inizio io stesso ero davvero scettico, ma poi è stato incredibile. Confusionario, irritante, ambivalente.” mi dice un affascinante spettatore del concerto. Non avrei potuto riassumere meglio.