Un film che sa emozionare grazie alla grandissima performance di Tom Hardy.

Siamo in una macchina, e ci rimarremo per il resto del viaggio.
Ivan Locke (uno straordinario Tom Hardy) è al volante, guida come un ossesso verso una meta inizialmente a noi ignota. Inizialmente, perché durante il viaggio le carte verranno svelate. Locke è un ingegnere, lavora a stretto contatto col cemento, ha una famiglia apparentemente felice, due figli e una moglie che lo aspettano a casa per la partita. Ogni telefonata fatta o ricevuta da Ivan ci svela tasselli della storia: tensione, sentimenti contrastanti e fantasmi che ritornano si ammassano l’uno sopra l’altro chilometro dopo chilometro, costruendo un palazzo di incertezze pronto a crollare. Come il lavoro di Ivan  la più grande colata di cemento della storia – che rischia di andare a puttane perché Ivan non può più aspettare.

 

A Londra c’è un bambino in procinto di nascere, il figlio nato da un errore – come ripeterà più volte il protagonista – durato una sola notte, consumato con un’amante che non ama. Anche il cemento non può aspettare, ci sono milioni in ballo, quindi Locke deve coordinare l’operazione al telefono, non può tirarsi indietro, non quando si tratta di cemento, non quando si tratta della sua vita.
LOCKE - Steven Knight

 

Steven Knight, regista di talento, ma sopratutto sceneggiatore intelligentissimo (La promessa dell’assassino) mette in scena un dramma claustrofobico, che a differenza di Buried  suo predecessore nel genere – oltre che per la sapienza registica si distingue per una storia che sa emozionare, merito della grandissima performance di Tom Hardy, che per 80 minuti ci tiene incollati allo schermo, allacciati alla sua cintura, in attesa di scoprire i tanti perché della storia.

 

Ivan Locke è come in un confessionale, ci svela le sue inquietudini e combatte col fantasma di un padre che lo ha abbandonato, ma lui no, lui ha cercato di ripulire il nome dei Locke, lui sarà presente per il suo nuovo figlio  anche se nato da uno sbaglio – a costo di perdere il lavoro, a costo di perdere la sua vecchia vita, che minuto dopo minuto si incrina e scricchiola come le fondamenta di un palazzo costruito male; ma Ivan, uomo solido come il cemento che tanto adora, continuerà la sua corsa, guardando dritto davanti a sé.