Storia e conseguenze della riedizione del Mein Kampf di Adolf Hitler (con 3500 note a margine).

Il 31 dicembre scadranno i diritti d’autore del Mein Kampf, la bibbia antisemita di Adolf Hitler, nonché prima emanazione e manifesto di quello che fu il periodo nazista. Pubblicato per la prima volta nel 1925, La Mia Battaglia dal 1 gennaio potrà essere ri-pubblicato da chiunque e la Germania sta rispondendo con una certa preoccupazione. Su The Observer si legge che Levi Salomon, ovvero il portavoce del Forum ebraico di Berlino ha dichiarato di essere “totalmente contrario” alla riedizione del Mein Kampf. Rispondendo a chi, nella comunità ebraica londinese, ha dato il proprio consenso alla messa negli scaffali del libro raccomandando una serie di note a margine per “far ben presente il contesto in cui è stato scritto”, Salomon ha risposto: “Si può davvero fare una nota a margine al Diavolo?”.

 

Dal 1946 i diritti d’autore sul libro appartengono al Land bavarese e per tutti questi anni non v’è mai stata alcuna riedizione. È stato un vero e proprio impegno, si legge su un articolo pubblicato su Rivista Studio: “il Land s’impegna a impedire la ristampa dei materiali di propaganda dell’ex partito di regime, in particolar modo il Mein Kampf. Impegno che la Baviera ha finora mantenuto con inflessibilità”. Dall’1 gennaio questa inflessibilità verrà meno e sembra che già a partire dall’ottavo giorno del nuovo anno, quindi l’8 gennaio, sugli scaffali delle librerie tedesche ci sarà una nuova edizione del Mein Kampf, con “ampie note a margine”, rassicurano dall’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco di Baviera.

 

Negli anni sono stati molteplici i tentativi di ripubblicazione, la più recente è quella del 2009, quando la Peter McGee iniziò a distribuire in Germania una raccolta di contenuti risalenti agli anni della dominazione nazista con l’obiettivo di “dare uno sguardo approfondito al panorama mediatico in Germania dal 1933 al 1945”. Una guida per evitare errori già commessi, la forma forse più elementare di apprendimento. Vedendola in questo modo sembrerebbe anche un’iniziativa lodevole. Non solo, eliminare l’aurea del tabù da un contenuto come il Mein Kampf avrebbe potuto contribuire (e da gennaio contribuirà) a diminuire il grado di curiosità intorno a questo documento che in molti venerano proprio in virtù della sua reperibilità, oltre che della sua censura.

 

La Peter McGee non seppe nemmeno avvicinarsi, al Mein Kampf.

 

Da una parte il legittimo tentativo di introduzione ad un libro “pericoloso”, per smettere di definirlo tale, dall’altra la paura, altrettanto legittima, che menti deboli possano essere ancora plasmate dal testo di Hitler.

 

Non solo, c’è di mezzo anche la questione del mito: ci viene in soccorso un altro autore e pensatore del novecento, Sigmund Freud (che abbiamo già trattato con Uber Coca). Nel suo Totem e Tabù, il padre della psicoanalisi spiega come la non consapevolezza e la mancanza di spiegazione delle cose, tenda a sviluppare intorno a queste (che siano un cimitero, un fulmine, o appunto un libro) l’aura del mito. Il pensare animistico (tipico degli allora chiamati ‘nevrotici’, oltre che degli uomini primitivi) conduce ad una considerazione magica e extra-terrena di un oggetto. La conoscenza può far tornare tutti con i piedi per terra, evitando divinizzazioni e simili. In un’intervista al New York Times, Kellerhof, storico tedesco, ha dichiarato che il problema principale del Mein Kampf è che “tutti ne conosocono il titolo e non il contenuto. Il mito è che questo sia vietato, come se il popolo tedesco non possa fidarsi di un libro”. Dunque, nel cercare di eliminare ogni traccia del pensiero nazista e hitleriano, nel tentativo di estirpare ogni possibile forma del mito del nazismo, si è contribuito a crearlo. Per dirla con le parole di Freud, riuscirà un’edizione scientifica del Mein Kampf a far cessare il pensiero animistico intorno a questo testo?

 

Ma fino ad oggi sarebbe stato davvero difficile ritrovarsi con una copia del Mein Kampf? Probabilmente no. La storia di questo testo, al di là del contenuto e dell’autore, ci racconta anche della difficoltà che le autorità possono incontrare nel tentativo di fermarne la diffusione. La legge tedesca infatti ne vietava, o meglio ne vieta fino al 31 dicembre, la diffusione, e non il possesso. Nel 1999 il governo tedesco intervenne per vietare la diffusione del libro su un canale che ancora non aveva preso in considerazione: internet. Con l’avvento di Amazon aumentò, e non poco, la possibilità di acquistare una copia, tanto che, si legge su Repubblica (18 novembre 1999), le vendite del libro di Hitler erano schizzate al secondo tra i libri disponibili nel portale, allora agli inizi. Ogni buco era stato tappato? Macché! L’azione di Amazon era stata puramente dimostrativa, e non risolveva il problema in sé. Sarebbe stato infatti sufficiente accedere al sito americano o inglese per poter ordinare una copia moderna del libro. Costo? 14 dollari.

 

A proposito di Amazon. Digitando Mein Kampf e cliccando su una copia disponibile dello stesso, il sito ci dice che insieme al libro di Hitler in molti comprano anche Il Manifesto del Partito comunista, di Marx. Sono insomma opere che vengono associate agli stessi consumatori, persone che, si presume, la pensino in maniera diametralmente opposta rispetto ad uno dei due libri che tengono in mano. Oppure, semplicemente, vogliono conoscere i libri più influenti dello scorso secolo.

 

Tra pochi giorni dunque il Mein Kampf tornerà a circolare in Germania in maniera massiva, stavolta però sotto la guida dell’Istituto di Storia Bavarese. Inizialmente il Land aveva concesso il proprio patrocinio, oltre che un finanziamento, per la ripubblicazione del libro di Hitler, ma è poi tornato sui suoi passi, in seguito anche ad alcune condanne e proteste provenienti dagli ambienti ebraici.

Le note a margine, secondo le ultime notizie, saranno circa 3500, e soltanto il 2016 saprà dirci se saranno efficaci e sufficienti ad evitare che il verbo hitleriano possa influenzare più di quanto abbia fatto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, senza che vi fossero nuove copie del Mein Kampf a portata di vetrina.

 

Chissà che un giorno il Mein Kampf, spiegato, e perché no, illustrato, non possa fare il suo ritorno anche nelle scuole tedesche. Se è vero che conoscere aiuta ad evitare di ripercorrere certe strade, l’idea potrebbe non essere così male.