Malgrado l’encomiabile sforzo di J. J. Abrams per realizzare Il risveglio della forza, la forza non si è risvegliata.

Mentre scrivo mi raggiunge la notizia che, Star Wars – Episodio VII: Il risveglio della Forza, a quasi due settimane dall’uscita in sala, ha raggiunto il miliardo di dollari di incassi in tutto il mondo (circa 15 milioni solo in Italia). Segno evidente di quanto fosse enorme l’attesa intorno a questa nuova trilogia, che arriva dieci anni dopo La vendetta dei Sith e trenta dal terzo capitolo della trilogia originale che è il riferimento storico preso in considerazione.

Archiviato il sostanziale fallimento della trilogia prequel – che ci narrava del modo in cui Anakin Skywalker era diventato Darth Vader – la Disney, che nel frattempo ha acquisito la LucasFilm, ha deciso di collocare le nuove vicende trent’anni dopo Il ritorno dello Jedi. E affidare il tutto alle sapienti mani di J. J. Abrams. Ho già avuto modo di condividere la mia posizione a proposito di sequel/prequel/ecc.; in particolare riguardo a Star Wars nutrivo parecchio scetticismo in merito alla scelta di avventurarsi in una nuova trilogia, trent’anni dopo la prima. E, purtroppo, tocca dire che sono stato (fin troppo) facile profeta.

 

L’azzeccata scelta delle location, l’ottima regia di Abrams, e qualche personaggio riuscito – pochi per la verità, giusto il simpatico drone BB-8 e Daisy Ridley nei panni di Rey, la nuova ‘cavalleressa’ Jedi – non bastano a riscattare Il risveglio della forza dall’alone di mediocrità che lo riveste. L’operazione nostalgia, come da molti ribattezzata, non era di per sé disprezzabile, ciò che invece è inaccettabile è confondere nostalgia con pedissequa ripetizione del formato originale; e sacrificare così l’originalità sull’altare di un’omogenea continuità. A conti fatti questo Star Wars altro non è che una copia conforme alla trilogia originale, soprattutto per quanto riguarda l’intreccio narrativo. Una storia debole, che si aggrappa disperatamente agli eroi del passato – tra l’altro bolsi e rugosi – ed al medesimo canovaccio sperando di fare breccia nel cuore degli appassionati.

 

Star Wars Episodio VII Il (mancato) risveglio della Forza

Finn

 

Detta così sembrerebbe un’operazione scorretta, un esercizio di faciloneria cinematografica; in verità J. J. Abrams (insieme allo sceneggiatore Lawrence Kasdan) le prova tutte per aggiornare il mito ai gusti moderni, cercando di tenersi lontano da pericolose derive vintage, ma fallisce proprio laddove aveva scommesso maggiormente, nel tentativo cioè di creare nuovi protagonisti in grado di raccogliere il testimone da quelli vecchi. Beh, con queste premesse la nuova trilogia non nasce certo sotto i migliori auspici; faccio davvero fatica ad immaginare altre cinque ore con quel ‘cicciottello’ di Finn e con quella faccia a ‘sfigatello’ di Kylo Ren – per favore, rimettetegli il copricapo – ma soprattutto tremo al pensiero di dover rivedere il Leader Supremo Snoke ancora non so quante volte.
Non dimentichiamo, infatti, che Il risveglio della forza è il primo di tre capitoli e pertanto il giudizio resta, in un certo senso, sospeso, e se questo primo episodio avrà intercettato il favore degli appassionati della saga lo capiremo forse meglio all’uscita della seconda parte; ciò che può dirsi nel frattempo è che J. J. Abrams e soci stanno annegando a metà del guado colpevoli di aver voluto tenere i piedi in due staffe – vintage e modernità – provando a emanciparsi dalla storia senza voler creare davvero una nuova storia.

 

Malgrado l’encomiabile sforzo di J. J. Abrams per realizzare Il risveglio della forzala forza non si è risvegliata.