David Bowie in questo disco è semplicemente David Bowie

Sono d’accordo con Alberto Piccinini, dal numero di Rolling Stone Italia di questo mese: David Bowie in questo disco è semplicemente David Bowie. Ovvero, aggiungo io, il più grande artista vivente che con forza e incredibile minuziosità, nel giorno dei suoi sessantanove, lancia un disco che riassume, per la mia generazione, ciò che è stato e ciò che continua ad essere il Duca Bianco.

Già, perchè questo “Blackstar” svela tantissime impronte del Bowie che fu: si ascolti la strofa e si legga il testo della title track che non può non ricordarci “Low” e tutto lo stupefacente (e stupefatto) ed alienato periodo berlinese. Oppure si ascolti il sassofono di “Tis A Pity She Was a Whore”, quasi un omaggio a “Young Americans”. Non scordiamoci “Lazarus”, che invece sembra il perfetto seguito all’ultimo oscuro “The Next Day” e al Bowie reznoriano degli anni novanta.

Non mancano gli auto-riferimenti al glorioso periodo glam con “Dollar Days” che in certi frangenti ricorda tanto “Five Years” quanto “Hunky Dory”, sfoggiando un songwriting cristallino. La magistrale produzione del solito Visconti e la partecipazione di musicisti attinenti all’area del jazz fanno il resto, regalandoci sorprese in ogni pezzo. Non è un caso che si facciano paragoni, soprattutto per quanto riguarda il comparto ritmico, con aritsti come Kendrick Lamar e James Murphy, ascoltate con attenzione il beat rnb di “Girl Loves Me” e i kick elettronici sul finale di “I Can’t Give Everything Away”, per capire quanto queste influenze contemporanee non possano essere escluse dal bouquet di riferimenti dell’album.

Blackstar è la conferma della grandezza e della contemporaneità di questo grande maestro che non smette mai di rinnovarsi, con sapienza e cura di ogni dettaglio, ripescando e reinventando ciò che già ha fatto nel passato, creando una sorta di 2.0 periodico di se stesso in continua evoluzione.

Ma ora basta con le parole che possono arrivare solo fino ad un certo punto per poi diventare solo semplice sproloquio e ascoltiamoci l’album e godiamocelo.

 

Ah, solo un’ultima, ultimissima cosa: grazie David, e buon compleanno.