Grazie a un cast stellare Adam McKay ci spiega in maniera stravagante tutto quello che ci siamo persi sul crollo del mercato immobiliare esploso nel 2008.

Adam McKay dà prova di grande abilità cinematografica nel portare sul grande schermo La grande scommessa. L’autore di Saturday Night Live ci ha abituati a film demenziali e comici, dove la risata non tarda mai ad affiorare, ma ora ha voluto mettere sotto i nostri occhi qualcosa di più complesso e reale, che negli ultimi anni ha travolto tutti noi e del quale stiamo ancora pagando le conseguenze: la crisi economica.

 

Eppure, lo fa in una maniera del tutto stravagante, a tratti sorprendente e completamente differente da quei registi che prima di lui si sono voluti cimentare nel trattare un tema così delicato, non ultimo il capolavoro di Martin Scorsese che vede come protagonista uno straordinario Leonardo DiCaprio nei panni di un eccentrico “Wolf of Wall Street”.

 

La grande scommessa, liberamente tratto dal libro di Michael Lewis The Big Short: Inside the Doomsday Machine, a differenza dei suoi predecessori tenta di spiegare in maniera davvero puntuale come si sia arrivati alla situazione attuale e per farlo utilizza quello stesso linguaggio usato dalle banche: estremamente specifico, totalmente incomprensibile per i non addetti al settore.

 

Questo potrebbe essere forse un disincentivo alla vista di una pellicola che si propone un così nobile scopo, tuttavia per sopperire a tale problematica e spiegare in maniera pratica quello che da soli gli spettatori farebbero davvero fatica a capire, il regista utilizza un metodo estremamente singolare. In fondo, è bastato mettere in bocca le definizioni degli obsoleti termini dell’alta finanza a una sensuale Margot Robbie immersa nella vasca da bagno o a una fortunata Selena Gomez mentre gioca una rischiosa partita di black jack o ancora a Ryan Gosling che per rendere al meglio la classificazione dei mutui subprime utilizza un efficace paragone con i mattoncini della torre del gioco Jenga.

La grande scommessa - Margo Robbie

 

A volerla dire tutta anche il cast stellare selezionato per la pellicola può intimorire: invece, ancora una volta, queste grandi personalità del cinema hanno dimostrato talento e versatilità calandosi in ruoli inconsueti.

 

A raccontarci come siamo piombati in questa profonda crisi economica ci sono, infatti, delle personalità davvero fuori dagli schemi, a partire dal narratore dell’intera vicenda, Jared Vennet (un Ryan Gosling opportunista e fin troppo abbronzato), dealmaker che fin dagli inizi fiuta il crollo finanziario come un attento segugio. Non da meno l’intensa performance di Steve Carell alias Mark Baum, che insieme ai suoi collaboratori comprende la messa in moto di un meccanismo impossibile da arrestare, per non parlare dell’ineccepibile prova di Christian Bale, questa volta nei panni di un investitore finanziario, ex-neurologo dall’occhio di vetro, che prima di tutti compie la grande scommessa contro l’economia americana.

 

A chiudere il quadro un alquanto maturo, seppur sempre affascinante, Brad Pitt nei panni di Ben Rickert, ex broker stufo di Wall Street e di tutto ciò che il mondo dell’alta finanza comporta, e una Marisa Tomei come sempre emozionante.

 

La grande scommessa si rivela quindi essere una denuncia a posteriori contro il mercato americano, viziato e corrotto, attuata con una buona dose di ironia e, a tratti, di esasperazione che ha il merito di invitare lo spettatore a riflettere sul perché siamo stati tutti travolti da una crisi economica senza precedenti che ha rapidamente coinvolto il sistema mondiale e della quale stiamo ancora pagando le conseguenze, proprio sulla nostra pelle.

Forse all’interno dell’opera filmica di Adam McKay sarà possibile fare un po’ di chiarezza su ciò che molto chiaro ancora non è.